Legacoop Bologna propone un nuovo patto con il Comune: 1.000 nuovi alloggi a canone calmierato
Sono 3.531 (di cui 2.919 nel comune di Bologna) gli alloggi ad oggi dati in locazione permanente ai soci e alle socie delle cooperative di abitanti a proprietà indivisa, Dozza e Risanamento, ad un canone mensile medio per 80 metri quadri di 409 euro, il 60% in meno rispetto ai canoni medi di mercato, che si attestano a 1.004 euro per 80 mq (Fonte: media tra dati ?/mq su Bologna di Nomisma, Ricerca UIL e Immobiliare.it). Le socie e soci iscritti alle cooperative sono 18.625.
Sono alcuni dati contenuti nella ricerca “cooaBita – indagine cooperativa sull’abitare a Bologna”, presentata oggi alla presenza della vicesindaca con delega all’abitare del Comune di Bologna, Emily Clancy, dell’assessore all’urbanistica del Comune di Bologna, Raffaele Laudani e del direttore della Struttura per la Progettazione Agenzia del Demanio, Filippo Salucci.
A Bologna si trovano gli insediamenti storici delle cooperative di abitanti, nelle zone oggi centrali di Porto-Andrea Costa, Bolognina e Cirenaica. Altri insediamenti successivi hanno seguito lo sviluppo urbano della città nelle zone Barca, Pescarola, Pilastro, Savena e Corticella. Sovrapponendo le mappe sulle diverse fragilità (economica, sociale e demografica) alla posizione degli alloggi, la ricerca fa emergere ancora con maggiore evidenza la funzione sociale e mutualistica della cooperazione, che dà una risposta dove vi sono situazioni di maggiore vulnerabilità. Per quanto riguarda le nuove aree di sviluppo di Edilizia Residenziale Sociale (ERS), individuate dal Comune di Bologna, nelle preferenze delle socie e dei soci delle cooperative di abitanti in cerca di casa al primo posto c’è l’area del Ravone, poi l’ex caserma Stamoto e infine il Lazzaretto.
Questo il profilo del socio che sta cercando casa: il 55% ha un’età compresa tra 46 e 65 anni ma è alta la fascia compresa tra i 26 i 35 anni, il 34% sul totale. La maggioranza è composta da nuclei familiari da 2 a 4 persone che cercano bilocali o trilocali tra i 50 e gli 80 metri quadri.
Il turnover degli appartamenti – a situazione di sviluppo bloccata – è di circa 120 alloggi/anno; il 66% dei soci in lista di attesa sta cercando casa da almeno 3 anni.
Per quanto riguarda il reddito: il 53% è compreso nella fascia tra 15.000 e 25.000 euro, un ulteriore 23% sta tra i 26.000 e 40.000 euro\anno, con una disponibilità di pagamento di un canone di circa 500 euro al mese.
Dall’indagine emerge che il 35% dei soci e delle socie delle cooperative sono interessati a dare vita a Comunità Energetiche. Infine, risultano particolarmente graditi spazi verdi condominiali, salette e luoghi di aggregazione sociale e culturale e spazi di co-working.
“L’effetto calmieramento dei prezzi della cooperazione di abitanti è evidente ed è il modo di rispondere ad un bisogno economico e sociale diventato emergenza a Bologna. La variante al Piano Urbanistico Generale proposta dal Comune di Bologna va nella giusta direzione perché ha l’obiettivo di creare un meccanismo virtuoso tra crescita dell’edilizia libera e sviluppo di nuova Edilizia Residenziale Sociale senza consumo di suolo, come prevede la normativa – sottolinea Rita Ghedini, presidente di Legacoop Bologna – Al Comune abbiamo avanzato proposte per una ulteriore valorizzazione dell’ERS: la prima è quella di riconoscere una premialità maggiore al costruttore che sviluppa ERS insieme alla cooperazione di abitanti, incentivando una ERS permanente rispetto a quella vendibile dopo venti anni. La seconda è relativa alla creazione di un nuovo partenariato pubblico-privato per rilanciare l’opzione cooperativa dell’abitare nelle aree di rigenerazione urbana individuate dal Comune (Ravone, Stamoto, Lazzaretto). Solo con un sostegno pubblico a più livelli (nazionale, regionale e locale) e uno sviluppo del mercato immobiliare è possibile un effetto leva per poter realizzare, in 10 anni, fino a 1.000 alloggi di nuova ERS in locazione permanente“.
“La crisi abitativa che stiamo vivendo e che interessa anche la classe media – sottolinea Rossana Zaccaria, presidente di Legacoop Abitanti – ci obbliga a ripensare un nuovo modello di offerta di case che, sostenuto anche da risorse pubbliche, vede la cooperazione di abitanti come un soggetto attivo e propositivo. Il modello che si sta delineando a Bologna è molto interessante e rappresenta senza dubbio una buona pratica che si integra con la nostra proposta fatta al Governo nazionale: attivare un Piano pluriennale per la realizzazione complessiva di 50mila alloggi di edilizia residenziale sociale, da assegnare a canoni ridotti rispetto a quelli di mercato. Come cooperazione ci candidiamo a realizzarne il 10% (5.000 alloggi), in una logica di partenariato e di co-progettazione pubblico-privato che consentirebbe allo Stato di risparmiare complessivamente 277 milioni di euro, liberando risorse per l’edilizia residenziale pubblica destinata alle persone più disagiate”.
La ricerca si conclude illustrando alcune esperienze europee di cooperative di abitanti. Il complesso abitativo e commerciale Kalkbreite di Zurigo, che rappresenta un modello economico innovativo nel qual le attività commerciali (B&B, bar, ristoranti, negozi, supermercati e cinema) offrono lavoro e gli utili generati vengono reinvestiti all’interno del complesso, nella gestione degli alloggi e nei servizi di prossimità, asilo nido e attività culturali. A Barcellona la cooperativa La Borda è un esempio di spazi e servizi in condivisione tra gli abitanti come lavanderia, cucina, sala da pranzo – spazio multiuso, spazio coworking, area dedicata alla salute e assistenza, parcheggio biciclette e deposito comune così come Coop Housing, a Berlino, propone un mix di modelli abitativi articolato in 3 blocchi con la metà di appartamenti standard di 54 mq componibili, un quarto di co-housing con appartamenti da 4 a 20 abitanti e poi spazi comuni e commerciali aperti anche al quartiere per attività sociali, culturali.
Silvestro Ramunno – Homina.it