Arci, Emilia-Romagna a congresso: al centro pace, povertà, sostenibilità
Pace, povertà, sostenibilità ambientale. Il presidente dell’Arci dell’Emilia-Romagna, Massimo Maisto, mette questi tre temi principali sul tavolo del congresso regionale che si terrà sabato a Bagnacavallo. Un appuntamento che “vorrebbe essere, e credo che lo sarà, un congresso di rilancio”, sottolinea Maisto nel corso di un’intervista alla ‘Dire’.
Maisto si proporrà per la riconferma e probabilmente, spiega il diretto interessato, la sua sarà una candidatura unica in “ticket” con l’attuale vicepresidente, Anna Lisa Lamazzi, numero uno dell’Arci di Modena. “Io sono rientrato in Arci due anni fa, quindi non ho fatto neanche un intero mandato e chiaramente ho fatto due anni in emergenza”, ricorda Maisto, mentre questo vuol essere un congresso di ripartenza e la priorità va alle tematiche “esterne”, prima che a quelle riguardanti la vita associativa: “Perché l’Arci non è un centro servizi o un centro consulenza, noi siamo un’associazione culturale con valori ben precisi quindi vogliamo sostenere il nostro radicamento per portare avanti I nostri valori”. E dunque, “chiaramente il primo tema su cui lavoreremo è quello della pace: siamo tutti agghiacciati dalle notizie di questi giorni”, sottolinea il presidente. “Il secondo tema che tocchiamo con mano è la povertà”, continua Maisto, “in una società in cui le differenze stanno aumentando”: a guardare I ristoranti affollati “c’è ancora una buona capacità di spesa, ma stanno aumentando le persone che stanno peggio”. Come Arci, in particolare, “quello su cui ci piacerebbe essere utili è la povertà educativa, che noi vediamo- spiega Maisto- un po’ perché organizziamo i doposcuola, un po’ perché siamo anche nei quartieri periferici e nei piccoli centri, quindi abbiamo visto quello che si legge sui giornali: classi in cui uno studente o una studentessa è scomparsa perché in Dad non riusciva a starci, il ritorno di divisioni tra chi ha la possibilità di avere una famiglia che segue e riesce a sostenere e chi non ce l’ha”. Su questo versante, quindi, “stiamo rilanciando. Quest’anno abbiamo fatto dei campi estivi e vorremmo lavorare davvero tanto”, segnala il presidente.
A questi due temi, poi, Maisto affianca “una cornice su cui anche noi ci dobbiamo mettere in discussione, che è quella della sostenibilità. Tutti dobbiamo fare di più, anche noi”: da operatore culturale, “credo che anche il mondo della cultura non stia facendo abbastanza. Troppo spesso si dice: ‘Siccome organizzo una bella cosa, magari non mi curo dell’impatto’. Eh no, oggi la sostenibilità vale per tutti, per la fabbrica inquinante, chiaramente, ma vale anche per chi organizza un concerto o un’attività”. Su questo “abbiamo tanto da fare e da imparare, quindi con umiltà ci metteremo a studiare ma vogliamo già mettere in campo delle azioni nel più breve tempo possibile”, conclude il presidente.
“Tra soci Emilia-Romagna voti a destra? Sì, siamo specchio realtà”
Risalita tessere e circoli, “ma ancora aspettiamo ristori 2020”
“Ci sono state tv che si sono divertite ad andare nei nostri circoli per intervistare le persone che erano lì e si dichiaravano di destra, che avevano votato Fdi o la Lega, come se fosse uno scandalo. Ma noi lo sappiamo benissimo: io dico che nei circoli Arci c’è la vita vera”. Così il presidente dell’Arci dell’Emilia-Romagna, Massimo Maisto, intervistato dall’agenzia ‘Dire’ a pochi giorni dal congresso regionale dell’associazione in programma sabato a Bagnacavallo.
“Manteniamo la nostra identità e i nostri valori”, sottolinea Maisto, ma poi i gruppi dirigenti “parlano con tutti”: anzi, avere chi ha idee diverse “può essere un modo per dialogare e per capire perché magari molte persone votavano in un modo e hanno cambiato idea e per capire quali sono le difficoltà di far passare determinati valori. Non avremmo 250.000 soci se non fossimo lo specchio dell’intera società. Quindi ci vuole umiltà, ascolto e partecipazione, che è la cosa più difficile per tutte e tutti perché si è persa molto l’abitudine”. Ma qual è lo stato di salute con cui l’Arci emiliano-romagnola si presenta all’appuntamento con il congresso? “Abbiamo superato gli anni terribili della pandemia, anche se sappiamo che non è finita- risponde il presidente- quindi troviamo un’Arci che comunque si è ripresa sia dal punto di vista del radicamento che delle attività e del tesseramento”. Certo, oggi “siamo molto preoccupati, come tutto il Paese e tutta l’Europa, per il tema delle bollette che può mettere a grosso rischio la sopravvivenza soprattutto dei piccoli circoli in provincia”, aggiunge Maisto. Però, sottolinea il presidente, “consegniamo al congresso un’Arci Emilia-Romagna che continua ad essere il regionale più forte a livello nazionale: più di 800 circoli, li abbiamo recuperati quasi tutti e abbiamo recuperato buona parte dei soci. Ma soprattutto quello che mi interessa di più sono riprese alla grande le attività, dai festival musicali alle arene estive, dalle attività dei paesi alle carte fino al biliardo, perchè poi il bello dell’Arci è essere molto diversificata dal punto di vista generazionale e degli interessi. Quindi i gruppi dirigenti sono riusciti a rilanciare”.
Parlando di numeri, “noi abbiamo un tesseramento storico intorno ai 250.000 soci e quest’anno siamo già tornati sopra ai 200.000, non siamo tornati ancora al pieno tesseramento- spiega Maisto- ma, per capirci, nell’anno della pandemia eravamo sotto I 100.000, non per disinteresse nei confronti dell’associazione ma perché erano chiusi gli spazi e quindi non c’erano il contatto con i cittadini, le attività e il tesseramento”. Quindi “non siamo tornati al 100% ma direi che siamo molto soddisfatti- rimarca Maisto- e soprattutto, ci tengo a ribadirlo, siamo al 95% di affiliazioni, cioè di circoli che sono ancora aperti, sopra gli 800: questo per certi versi conta anche di più del tesseramento, perché poi sono i circoli che incontrano i soci e le socie e che propongono le attività, quindi l’aver confermato la gran parte dei circoli ci fa ben sperare per il futuro”. Sembra alle spalle, dunque, l’allarme chiusura per molti spazi Arci che era risuonato nelle fasi più dure della pandemia. “Siamo riusciti a contenere, però come presidente dell’Arci regionale devo dire che ci sono riusciti soprattutto i gruppi dirigenti dei piccoli paesini e dei piccoli centri, va dato soprattutto a loro il merito di aver tenuto duro e resistito. Noi naturalmente abbiamo fatto la nostra parte, con la battaglia per i giusti ristori, in regione è stato fatto un lavoro importante e il terzo settore è stato sostenuto in maniera significativa”, riconosce Maisto.
A livello nazionale, invece, questo ha funzionato “in maniera altalenante, purtroppo stiamo ancora aspettando- denuncia Maisto- dei ristori del 2020 e questa è una cosa incredibile: parliamo di ristori nell’ordine di 3.000 o 4.000 euro, non di grandi cifre, ma adesso che arrivano le bollette farebbero la differenza”. Nel frattempo, ribadisce il presidente, “voglio dare il merito ai nostri comitati territoriali, che sono rimasti aperti e che hanno sempre intercettato e sostenuto le difficoltà dei circoli, ma soprattutto a chi ogni giorno va ad aprire e chiudere”. Poi bisogna chiarire che circa 400 di questi circoli “hanno una sede fissa con attività e somministrazione e un’altra metà invece sono associazioni culturali, quindi può esserci il circolo del cinema o degli scacchisti, abbiamo chi organizza un festival degli aquiloni e l’associazione che organizza le giornate della laicità a Reggio Emilia. Abbiamo un mix- conclude Maisto- ed è chiaro che le associazioni culturali in senso stretto hanno sofferto un po’ meno, perché magari non hanno fatto le attività, mentre chi aveva la sede ha bisogno dei ristori perché comunque l’affitto, un po’ di bollette e di costi ci sono stati anche nei giorni di chiusura”.
Energia: non alziamo prezzi, ma rischiamo chiusure
Gli enti locali aiutino circoli tramite affitti e tariffe
Superata la fase critica della pandemia, ora a minacciare i circoli Arci ci sono le maxi-bollette e dall’Emilia-Romagna arriva un appello per le istituzioni: ma “non chiediamo sostegni all’Arci o alle associazioni, sono sostegni alla comunità. Perché, soprattutto nei piccoli centri, se chiude il circolo dell’Arci o di altre associazioni o la parrocchia o il punto di riferimento, non c’è più niente. Non chiediamo soldi per l’Arci, ma di mantenere dei presidi di comunità”, dichiara il presidente regionale Massimo Maisto, intervistato dalla ‘Dire’ in vista del congresso che l’Arci Emilia-Romagna celebrerà sabato a Bagnacavallo.
A livello nazionale, “chiediamo che il prossimo Governo mantenga quello che è passato in uno degli ultimi Consigli dei ministri, cioè il 25% di sconto e comunque altri sconti per il terzo settore sulle tariffe. Ancora una volta- sottolinea Maisto- eravamo stati dimenticati. Giustamente era stato fatto per le famiglie e le imprese, abbiamo segnalato il problema e proprio in scadenza il Governo, cosa che abbiamo apprezzato, ha fatto questo provvedimento”. Allo stesso tempo, “chiediamo a livello locale e regionale di attivare percorsi simili. Ci sono tanti strumenti- suggerisce il presidente- perché ci sono circoli che pagano affitti in luoghi pubblici, c’è il tema della Tari, c’è il tema dei costi delle tariffe. Quindi anche indirettamente, come per la pandemia, possono arrivare dei sostegni”. Intanto, “noi stiamo iniziando a studiare, ma non è semplice, il tema delle comunità energetiche. La legge regionale ha aperto degli scenari- continua Maisto- che però vanno ancora approfonditi. Noi abbiamo tante sedi e non è semplice, perché in molti casi non sono nostre e sono pubbliche, in alcuni casi magari i grossi circoli hanno già il fotovoltaico”. Nel frattempo, per ridurre i consumi, i circoli “hanno già iniziato ad aprire meno, che è un risparmio energetico, però a volte- segnala Maisto- magari vuol dire che gli anziani, che dal punto di vista economico erano solo un costo ma che stavano in un posto dalla mattina alla sera e non solo in casa, lo trovano chiuso”.
Il pericolo segnalato da Maisto “è che vengano ridotte le attività più sociali. Se uno deve incassare, rischia di mantenere le attività a pagamento e togliere quelle gratuite, noi non lo stiamo facendo e non lo vogliamo fare, sennò perderemmo l’identità dell’Arci, però il rischio è che si chiuda, nel non
voler fare così”. Contestualmente, poi, il caro bollette potrebbe spingere anche i frequentatori a risparmiare proprio su attività come quelle dell’Arci. “Abbiamo la certezza che succederà, perché
se le famiglie devono pagare le bollette- ragiona Maisto- da qualche parte dovranno tagliare ed è più facile che lo facciano sul cineforum o sulla serata in un circolo”. Di conseguenza, la galassia Arci sta cercando di “non inseguire la spirale dell’inflazione- afferma Maisto- quindi non abbiamo previsto un aumento del costo del tesseramento, che è già qualcosa, mentre I circoli tendenzialmente continuano a tenere le tariffe e i prezzi invariati, però sono soluzioni tampone” e “sappiamo bene, avendo un radicamento popolare, che se non si trovano soluzioni siamo tra quelli che ne pagheranno le conseguenze”. Per ora “abbiamo fatto esattamente il contrario”, conclude Maisto, ricordando le tagliatelle distribuite gratuitamente dell’Arci San Lazzaro: “Bisognava dare un segnale di socialità e chiamare le persone”, ma è chiaro che “sulla lunga durata il controllo dei costi è fondamentale”.
Ucraina: pacifismo in crisi, ora superare differenze
Il rischio nucleare è agghiacciante, noi l’avevamo detto
“Verrebbe facile dire: noi l’avevamo detto, cioè avevamo detto che andava trovata una soluzione diversa rispetto alla totale contrapposizione, pur riconoscendo che c’era stato un invasore, cioè la Russia, però il rischio che vediamo adesso di una guerra atomica è una cosa agghiacciante”.
Lo afferma il presidente dell’Arci Emilia-Romagna, Massimo Maisto, sottolineando che proprio il tema della pace sarà uno di quelli al centro del congresso regionale dell’associazione che si svolgerà sabato a Bagnacavallo.
“Parteciperemo alle varie manifestazioni nazionali che sono state indette, ci saremo e siamo tra i promotori. Siamo e saremo tra quelle e quelli che continueranno a dire che lo scontro frontale non paga mai, anche quando questo, com’è successo qualche mese fa, comporta il sentirsi dire che fai il servizio del nemico o che sei un vigliacco”, aggiunge Maisto, intervistato dalla ‘Dire’. Le istanze pacifiste, però, finora non hanno portato a mobilitazioni molto ampie: anche il presidente della Cei e arcivescovo di Bologna, Matteo Zuppi, ha rilevato che “non c’è una risposta così forte, collettiva e consapevole” di fronte al rischio di escalation nucleare. “Assolutamente sì e la crisi di partecipazione riguarda anche noi”, afferma Maisto, al di là dei numeri che testimoniano la tenuta dell’Arci in termini di soci e circoli. “Abbiamo toccato con mano il calo della partecipazione ma, ancora prima, della convinzione- sottolinea il presidente regionale- perché in realtà sono state poche le grandi manifestazioni ed è mancato un po’ anche lo slancio”. In passato “siamo stati protagonisti delle grandi manifestazioni degli anni ’80 e chi mi ha preceduto faceva la carovane della pace quando Sarajevo era sotto le bombe, non quando la guerra era finita. E invece qua abbiamo visto una fatica enorme pur in una società, come ci dicono i sondaggi- continua Maisto- che è tendenzialmente per la pace”.
Quindi esiste “un problema che tocca tutti noi. Adesso stiamo cercando di tenere insieme tanti soggetti, perché a volte- mette in risalto Maisto- il problema è quello: chi è un po’ più pacifista, chi un po’ meno, chi è pacifista così e chi lo è colà. Invece l’idea è quella di cercare di essere tutti insieme e di superare le legittime differenze, quindi cerchiamo di riuscire a far ripartire un grande movimento pacifista”. Però, ribadisce il numero uno dell’Arci Emilia-Romagna, “non ci nascondiamo dietro a un dito: la crisi della rappresentanza riguarda tutti, cioè solo persone o associazioni presuntuose pensano di essere fuori da una dinamica che tocca la società italiana”.
«Agenzia DIRE»