Le interviste di CBN: Luca Chendi
Esistono diversi modi per esprimere se stessi e seguire la propria vocazione: Luca Chendi – venticinquenne persicetano – ha trovato prima conforto, e poi slancio, nella poesia. E proprio per approfondire quale spazio occupi oggi la poesia, nel mondo dei giovani, ci siamo rivolti ad un giovane poeta tra i più promettenti nel panorama italiano.
Com’è nata la tua passione per la poesia?
Forse per libertà, credo, in quella sensazione di spalancamento assoluta tra la fine delle scuole superiori e il futuro. È iniziato tutto nella fretta di dover decidere se e quali libri rivendere dopo la fine della scuola. Quando ho aperto quello di letteratura ho iniziato a leggere tutte le poesie dal ’900 in avanti, quelle in pratica che non vengono mai incluse nei progetti didattici. Per fortuna lo feci. Quel libro ce l’ho ancora.
Ho iniziato a scrivere prima, per esigenza, e per esigenza ho continuato. La scoperta, se così si può definire, è avvenuta in due momenti: il primo con la lettura di una poesia di Mario Luzi, tratta da Nel magma. Forse per la rottura con i canoni dell’epoca, forse per il suo scrivere inquieto ma quelle parole così umane e reali mi hanno colpito da subito. Il secondo, invece, è avvenuto un anno più tardi alla presentazione de Incontri e agguati di Milo De Angelis, uno dei più grandi poeti viventi nel panorama internazionale. Il suo districarsi nei silenzi dell’esistenza mi ha aiutato a capire la vera portata della poesia e il potenziale che questa ha come mezzo di confronto con se stessi.
Recentemente sei risultato finalista in due differenti concorsi, ci racconti queste esperienze?
Sì, è stato bello quanto inaspettato. Ad essere sincero credevo molto nelle mie poesie e, alla fine, ci hanno creduto anche altri. Devo fare però una premessa. Spesso intorno al mondo dei concorsi letterari c’è una un’area di perplessità dovuta alla portata autoreferenziale o amicale che molte organizzazioni purtroppo hanno. Come in ogni cosa ci sono delle eccezioni. “Poeti Oggi” e “Vita alla vita” sono concorsi nazionali importanti che prestano molta attenzione sia alla diffusione di buona poesia sia al confronto con gli autori stessi. “Vita alla vita”, in particolare, è dedicato al target di giovani artisti under 30 e collabora con la prestigiosa rivista letteraria Atelier, per dare ulteriore visibilità agli autori più meritevoli.
Quali sono i temi che hai più a cuore e come stai vivendo questo periodo d’emergenza?
È un periodo maledettamente nuovo per tutti. Io in un certo senso ho la fortuna di riuscirmi ad adattare facilmente all’isolamento a cui purtroppo siamo costretti. Non nego che ho usato molto la poesia come sfogo creativo ma anche come ricerca esistenziale. Ho lavorato su me stesso, sulle cose essenziali e su quelle superflue. Per fortuna a novembre ho iniziato a lavorare e questo ha ribilanciato le mie priorità, ma non la poesia. L’approccio che ho avuto con questo genere letterario è stato relazionale. C’è sempre un modo per conoscere e farsi conoscere ma il contatto diretto con personalità di spicco del panorama poetico italiano ha sempre un valore superiore. Noi viviamo ed esistiamo nelle relazioni e dalle esperienze generiamo ricordi. È di questo che parlo nelle mie poesie. Credo molto nei silenzi dove l’esistenza si presenta sempre più nuda.
Quale consiglio ti sentiresti di dare a chi volesse approcciarsi alla poesia?
Consiglierei di partecipare ai workshop e agli incontri realizzati in particolare dalle piccole e medie case editrici. Penso tra tutte a Crocetti, Interno Poesia, Perrone, Utopia, Aragno, CartaCanta, Interlinea, Marcos y Marcos, Itaca, Ensemble. Così facendo queste permettono di rendere reale il volto di molti poeti contemporanei e allo stesso tempo creano un contesto di confronto basato sulla riflessione e sulla socialità. La poesia è molto più vicina di quanto si pensi.
Che progetti hai per il futuro?
Non sono scaramantico ma mi piacerebbe parlarne dopo l’ufficialità. Ci sono più progetti in ballo, uno in particolare sta prendendo forma più degli altri. Ringrazio chi ha creduto in me e chi continua anche ora a farlo. Soprattutto, però, devo ringraziare chi, poetessa o poeta già affermato che sia, si è reso disponibile e mi ha sostenuto, consigliato e indicato la giusta direzione. Tra gli altri De Angelis, Magrelli, Pusterla, Bertoni, Quintavalla, Grutt, Bregoli, Bresciani, Alperoli, Secco, Bini.
Se qualcuno fosse interessato, ho da poco aperto anche una nuova pagina di poesie (@lucachendi_) su Instagram dove pubblico sia frasi brevi sia inediti. Credo che la rete abbia infinite possibilità e che un artista le possa usare come vetrina del proprio lavoro, ma anche del proprio essere. Soprattutto poi per un genere letterario che ha un pubblico di “nicchia” come può essere quello della poesia. Vi aspetto su Instagram!
Laura Palopoli