Legalità, 10 immobili confiscati alla ‘ndrangheta vanno a cittadini senza lavoro causa Covid
Dieci immobili confiscati alla ‘ndrangheta, nell’ambito del processo Aemilia, che tornano al servizio della collettività e del bene comune. Questa mattina (29 luglio ndr) sono stati consegnati dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati al Comune di Sorbolo Mezzani, in provincia di Parma, nell’ambito del progetto “Spazi per ricominciare”.
Un passaggio avvenuto nella sala civica di Sorbolo presenti, insieme al sindaco Nicola Cesari, il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, il procuratore capo di Parma, Alfonso D’Avino, e il direttore dell’Agenzia nazionale, Bruno Frattasi.
Cinque appartamenti e le relative autorimesse potranno ora essere assegnati dal Comune a cittadini del territorio che si trovino in condizioni di difficoltà per aver perso il lavoro a seguito della crisi economica determinatasi con l’emergenza Covid-19, secondo i criteri che saranno definiti con un apposito bando.
L’iniziativa di Sorbolo si inserisce nell’ambito del progetto “Spazi per ricominciare”, che vede l’assegnazione temporanea degli immobili al Comune di Sorbolo Mezzani da parte della “Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata” (Anbsc).
I beni confiscati in Emilia-Romagna
A oggi, il totale dei beni immobili definitivamente confiscati in Emilia-Romagna risulta essere di 107 (a cui potrebbero aggiungersene altri 45 in confisca non ancora definitiva, per totale di 152). Di questi, 83 risultano ancora in gestione all’Agenzia Nazionale per i beni sequestrati e confiscati, 69 invece quelli già destinati alle istituzioni statali o locali.
Finora sono stati sottoscritti dalla Regione 27 Accordi di Programma riferiti a 17 beni immobili confiscati (che rappresentano circa il 70% di quelli destinati complessivamente ai Comuni), con un contributo regionale di circa 2 milioni di euro.
Gli interventi finanziati hanno riguardato il recupero per finalità sociali di beni immobili confiscati nei Comuni di: Ferrara; Forlì; Ravenna; Pianoro (Bo); Gaggio Montano (Bo), Formigine (Mo); Maranello (Mo); Comacchio (Fe); Pieve di Cento (Fe); Berceto (Pr); Salsomaggiore Terme (Pr); Calendasco (Pc) e Cervia (Ra).
Nel 2020 ulteriori progetti volti al recupero di beni immobili confiscati per finalità sociali riguarderanno comuni dell’Emilia e della Romagna.
Le politiche di valorizzazione degli immobili sostenute dalla Regione hanno privilegiato in particolare due tipologie di finalità sociali: l’inclusione di persone che vivono condizioni di esclusione e marginalità (cittadini in situazioni di povertà, persone senza fissa dimora, vittime di violenza, etc.) e la realizzazione di spazi pubblici per rendere servizi ai cittadini (servizi per l’infanzia, per i giovani, per gli anziani, per l’istruzione, la cultura, lo sport, ecc.).
Alcuni esempi
A Cervia e Comacchio, due alloggi confiscati alla criminalità organizzata sono oggi utilizzati come casa rifugio per donne vittime di violenza.
A Pieve di Cento, un edificio è stato trasformato dall’Unione Reno Galliera, con il supporto della Regione, in una struttura di accoglienza temporanea di nuclei familiari con minori ed in emergenza abitativa e in una nuova sede della Polizia Municipale.
Ancora, a Berceto una villa confiscata è stata trasformata in piscina, centro idroterapico, palestra e biblioteca comunale. Questi progetti di recupero sono stati riconosciuti come best practice dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (UNODC).
Con l’Università di Bologna viene inoltre garantito l’aggiornamento della mappatura georeferenziata dei beni immobili confiscati in Emilia-Romagna, divisi per provincia, sul sito: https://www.mappalaconfisca.com/.
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