Coronavirus, la Regione Emilia-Romagna dice no ai test fai da te
No ai test fai-da-te, per scongiurare il rischio di
risultati non idonei, dando false certezze e innescando potenziali
comportamenti a rischio se effettuati su privati cittadini al di fuori
del percorso di screening regionale. Sì, invece, a campagne di screening
da parte delle imprese e alla somministrazione di test ai propri
dipendenti purché nel pieno rispetto dei criteri e delle modalità
indicate dalla Giunta regionale. In questo caso, si potrà ricorrere alla
collaborazione con laboratori privati, che dovranno però essere
autorizzati dalla Regione, anche in previsione della possibile
estensione della campagna di screening ad altre categorie, dalle forze
dell’ordine alle Polizia locali, e fasce di popolazione, a partire da
quelle nelle aree maggiormente colpite come Piacenza, Rimini e Medicina, dopo quella già avviata e in corso sugli operatori sociosanitari.
Con
la delibera approvata oggi, la Regione implementa il percorso di
screening avviato, per ampliare e garantire la tracciabilità dei test
eseguiti, a partire da quelli sierologici rapidi. Saranno le stesse
Aziende ed Enti del Servizio sanitario regionale a definire come
somministrare e distribuire il test sierologico rapido.
Altro punto messo in chiaro: i
test sierologici rapidi non potranno essere effettuati su privati
cittadini, né commercializzati per autodiagnosi, al di fuori del
percorso di screening regionale. E’ infatti ben noto come sul
mercato sia presente una molteplicità di questi test, non tutti
affidabili e compatibili con il percorso tracciato. La Regione mette
così un chiaro stop al fai da te, per non vanificare la campagna
regionale e per non rischiare che una non idonea validazione dei test,
l’incompletezza dei percorsi diagnostici realizzati o la mancata
informazione sul significato dei risultati contribuiscano a creare nei
cittadini false aspettative e comportamenti potenzialmente a rischio.
“La
sicurezza sanitaria dei cittadini è al primo posto e viene prima di
tutto- sottolinea l’assessore alle Politiche per la salute, Raffaele Donini-.
Il nostro obiettivo è ampliare la platea dei test, che costituiscono
uno strumento importante nella lotta contro il Coronavirus, anche ad
altre categorie. Ma proprio per questo sarà il nostro Servizio sanitario
ad effettuarli, nel pieno rispetto dei criteri e delle modalità
stabiliti, per garantire, appunto, sicurezza, efficacia e informazioni
tecniche adeguate. Chiederemo una mano anche ai laboratori privati e ben
vengano accordi tra questi e le imprese che hanno ripreso la propria
attività o, eventualmente, potranno farlo in una fase successiva. E’
anche ragionevole discutere del fatto che proprio la partecipazione al
percorso di screening regionale possa essere parte delle condizioni di
sicurezza per la riapertura sicura. Ma il percorso su cui tutti siamo
impegnati per gestire e uscire da quest’emergenza dev’essere effettuato
nel rigore assoluto. A partire proprio dai test, uno strumento che
abbiamo fortemente voluto proprio per garantire la sicurezza dei
cittadini, a partire da chi è più a rischio, come il personale
sociosanitario, perché impegnato in prima linea nella lotta al virus”.
Il
programma regionale di screening potrà allargarsi alle popolazioni
delle aree dove si sono registrate le più elevate incidenze di contagio,
a partire da Piacenza, Rimini e Medicina (Bo). Questo sulla base delle
valutazioni emerse dal monitoraggio dei risultati dello screening
stesso.
Possibili test sierologici dai datori di lavoro, ma serve l’autorizzazione regionale
Il percorso indicato dalla Giunta apre ad altre strade. E’ esplicitamente previsto che anche le imprese possano partecipare alla campagna di screening con test ai propri dipendenti laddove gli esami abbiano caratteristiche analoghe a quelle del programma regionale a livello di completezza, ripetitività per i soggetti risultati negativi all’esame sierologico rapido, affidabilità dei test utilizzati sia per l’esame sierologico rapido, che per quello standard e tampone orofaringeo; inoltre i datori di lavoro dovranno garantire la completa informazione ai dipendenti sul significato dei risultati dei test tramite medici competenti. Queste proposte da parte dei datori di lavoro dovranno essere autorizzate dalla Direzione generale Cura della Persona Salute e Welfare della Regione.
Anche per questo, la delibera prevede una deroga al divieto di somministrazione di test su privati cittadini al di fuori del percorso regionale: i laboratori potranno infatti presentare un’istanza per essere autorizzati a svolgere test sierologici nell’ambito di percorsi attivati da datori di lavoro. La richiesta andrà indirizzata sempre alla Direzione generale Cura della persona Salute e Welfare, e dovrà essere completa degli elementi necessari per consentire di valutare caratteristiche dei test eseguiti e rispetto dei principi delle modalità di somministrazione, in condizioni tali da non costituire occasione o rischio di contagio.
Con la delibera si chiarisce che il percorso di screening regionale potrà subire aggiornamenti in base alla valutazione dei risultati ottenuti, di nuove evidenze scientifiche – anche relative alle diverse tecnologie –, di nuovi orientamenti nazionali e modifiche normative.
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