Crevalcore: il 25 Aprile nelle parole del Sindaco Broglia
Il mio intervento alla cerimonia del 25 Aprile.
Una delle frasi più avvilenti che si sente in questi giorni è la risposta di coloro che alla domanda “Lei oggi festeggia il venticinque aprile?”, dicono “No guardi ho altro da fare!”.
Allora il mio pensiero corre a tutti quelli che sono morti, che hanno sacrificato la loro vita, perché non è a noi che costoro fanno un torto ma è a loro, ai soldati, ai civili, ai partigiani, a quelli che per fortuna non dissero allora, “ho altro da fare”.
E suvvia, non ci si renda ridicoli dicendo che il venticinque aprile è una festa di parte, perché è esattamente così, ma non come si vuol far credere, di una parte politica, no, di tutta la parte democratica e repubblicana del nostro Paese. Cioè la parte in cui tutti, ma proprio tutti dovremmo riconoscerci e stare. E mi sia concesso:
dire che il 25 aprile si va in Sicilia perché oggi il male da sconfiggere si chiama mafia, fa torto non a noi, ma a Giovanni Falcone, a Paolo Borsellino e a tutti coloro che sono morti per mano mafiosa ma che oggi, se fossero ancora vivi, sarebbero stati sicuramente in qualche piazza a festeggiare il 25 aprile, senza venir meno al loro dovere.
Loro sì andrebbero maggiormente rispettati.
Ieri un gruppo di persone ha esposto uno striscione a Milano, e più precisamente a Piazzale Loreto, con scritto “onore a Benito Mussolini”. Qualcuno ha detto, quasi come a derubricare quanto successo, vabbé era un gruppo di ultras della Lazio. No, che tifassero Lazio era ed è un dettaglio.
No, chiamiamoli con il loro nome. Quelli erano e sono fascisti. Non i fascisti in divisa delle foto in bianco e nero della marcia su Roma, non quelli della repubblica di Salò. No, i fascisti di oggi, quelli che cantano l’inno convinti che essere dei patrioti significhi essere superiori, quelli che fanno buuu se un giocatore di colore ha solo l’ardire di fare un fallo o un gesto di disappunto. Quelli che difendono il branco fino alla morte. Quelli che troppo spesso tolleriamo, quelli che si riconoscono nel …prima gli Italiani. Che è uno slogan che a pensarci bene non vuol dire proprio nulla.
Perché ogni volta che uno dice prima qualcuno o qualcosa vuol dire automaticamente che hai già stabilito che c’è qualcun altro che viene dopo. E questo non va bene.
Se qualcuno cercava un senso all’essere qua questa mattina, ecco il senso è questo qua. Non siamo qua per nostalgia, non siamo qua perché apparteniamo ad una parte politica. Siamo qua per fare riecheggiare le parole di Primo Levi, che dicevano “meditate che tutto questo è stato”, come per dire che un giorno potrebbe tornare.
Era domenica 22 Aprile 1945 quando nel pomeriggio le truppe alleate liberarono Crevalcore dai tedeschi e dai fascisti. Entrarono da porta Bologna in una piazza stracolma di persone che sorridevano, che piangevano, che si abbracciavano, che si mescolavano e si confondevano, tra americani, inglesi, polacchi, partigiani. La guerra è finita. La guerra è finita. Questo era lo slogan. In quella piazza però non c’erano tutti, non c’erano i morti, ma soprattutto non c’erano i deportati nei campi di concentramento. Quelli che avevano avuto il torto di essere ebrei, di essere omosessuali, di essere comunisti, di essere partigiani, di disertare, oppure di disobbedire all’ordine di aderire alla repubblica di Salò. E tra di loro c’era la persona a cui noi oggi dedichiamo questo Venticinque Aprile: Adelmo Franceschini.
Adelmo è stato la voce narrante per migliaia di ragazze e ragazzi di ciò che furono quegli anni, delle torture e degli stermini dentro e fuori dei lager nazisti. Adelmo è stato tutto quello che ahimè, i nostri figli e i nostri nipoti ancora non trovano nei libri di scuola.
Perché solo questo sarà il vero segno che siamo usciti completamente da quella barbarie, scriverla sui libri di storia del nostro Paese. Perché come canta qualcuno, la Storia dà torto e dà ragione perché la storia siamo noi, nessuno si senta escluso.
Grazie Adelmo per tutto ciò che hai fatto, per la grande lezione di storia che ci hai consegnato. Grazie a tutti voi che siete qua. Vi chiedo di dare molto valore a questa piccola cartolina che abbiamo realizzato in memoria di Adelmo, di non riporla in fondo all’ultimo cassetto, ma di considerare il fatto che ogni tanto, nel riguardarla. possiate andare fieri di essere dalla parte giusta.
dal profilo Fb di Claudio Broglia, sindaco di Crevalcore