Le interviste di CBN: Franca Scagliarini
Per l’intervista CBN di dicembre abbiamo incontrato Franca Scagliarini, una donna tra tante che si è saputa straordinariamente distinguere nel lavoro. Lei, persicetana, madre, manager d’azienda, la cui vita è racchiusa in un libro “La voglia di sognare ancora”, ha quest’anno ricevuto il Premio Fondazione Marisa Belisario “La Mela d’Oro”: un riconoscimento nazionale che viene attribuito alle donne che si sono distinte per valore nei più diversi campi di attività.
Partiamo dal libro “La voglia di sognare ancora”, appena pubblicato con Maurizio Garuti: cosa racconta e cosa l’ha spinta a scriverlo?
Il libro ha avuto una gestazione particolare. Tutto è partito da un accadimento molto importante nella mia vita, il lutto di mio padre, avvenuto un anno fa, che mi ha lasciata profondamente scossa e nel vuoto che si è creato intorno alla sua figura, ho come sentito necessario l’impulso di recuperare e annotare tutta una serie di ricordi, testimonianze e aneddoti che riconducessero a lui, alla sua esistenza. Ne è scaturita una serie cospicua di appunti che, unitamente a ciò che già sapevo e possedevo di lui, hanno ulteriormente contribuito a rendere più chiaro il suo ruolo nella mia famiglia e quanto le sue scelte abbiano poi influito sulle mie. Da qui l’idea di farne un libro.
Partendo dalla figura di suo padre il libro intreccia le vite e i destini di entrambi. È dunque la famiglia il perno centrale intorno a cui tutte le vicende ruotano?
Esattamente. La famiglia per me è come un grande albero che, a partire dalle radici, si sviluppa nel fusto, cresce e via via si dirama in rami e foglie. Di conseguenza, è inevitabile, esiste un collegamento molto forte tra le sue parti e, anche se nella quotidianità non ce ne accorgiamo, insieme ai nonni, genitori, figli, zii e nipoti, siamo tutti parte di un flusso continuo che è la vita nel suo procedere. La narrazione del libro procede, tra presente e passato, a delineare la storia di una famiglia che diventa rappresentativa del periodo storico e dei luoghi in cui si colloca. Uno spaccato di vita nel quale, immagino, in molti si potranno riconoscere.
Nel libro si giunge a parlare anche del suo lavoro, altro pilastro importante della sua vita. Ce ne parla?
Il mio primo impiego è stato presso uno studio di un commercialista, poi, successivamente, ho lavorato per oltre vent’anni in una Cooperativa di piccoli trasportatori, per poi approdare ad un’azienda internazionale di trasporti e logistica con sede nel modenese: la Transmec. In questa realtà lavorativa, divenuta presto la mia seconda patria, mi sono fortemente messa in gioco, ed è così che, negli anni, sono arrivata ad avere sempre maggiori responsabilità. Come a rispondere ad una “missione” di famiglia mi sono ritrovata, anche io come mio padre, a lavorare con le persone. Sono stati anni di dedizione e di affezione al lavoro che mi hanno portato a compiere un intenso percorso di crescita, grazie al quale è stato possibile valorizzare significativamente la presenza femminile in azienda. Questa la sfida che il Premio Marisa Bellisario ha inteso premiare.
Il Premio Marisa Bellisario, la “Mela d’Oro”, è stato dunque un riconoscimento per le capacità manageriali che ha saputo mettere a frutto. Quali considerazioni potremmo trarre, dalla sua esperienza, sul ruolo delle donne nel mondo del lavoro?
Il Premio, del tutto inaspettato, è stato per me come ricevere la laurea che, ai tempi, non ho potuto perseguire. Certamente ne sono orgogliosa e continuerò a impegnarmi per trovare soluzioni che contribuiscano a migliorare alcuni aspetti legati al lavoro: la selezione, la flessibilità per favorire i tempi casa-lavoro, la formazione, il welfare. In generale molte donne, come me, devono conciliare nella vita quotidiana gli impegni della famiglia, della casa e del lavoro. E ciò presuppone un certo tipo di pianificazione, capacità organizzativa e attitudine al problem solving, che vengono spesso sottovalutati. Ad esempio, per esperienza, ho riscontrato che in azienda una maggiore presenza femminile contribuisca ad accelerare i processi gestionali.
Oltre al lavoro si dedica ad altri importanti progetti, quali?
Un progetto che sto continuando a portare avanti è quello legato al Welfare aziendale, che si è andato recentemente arricchendosi di un percorso di prevenzione volto a far acquisire maggiore conoscenza sui fattori di rischio responsabili dell’insorgenza delle principali malattie oncologiche. Oltre a ciò, le vicissitudini della vita mi hanno portato ad abbracciare la meditazione come esperienza sulla consapevolezza del proprio sé e del nostro vivere insieme agli altri: percorso anche questo al quale devo molto e sono molto legata. Inoltre, ci tengo a riferire, ho deciso di devolvere il ricavato dei diritti d’autore legati al libro ai bambini orfani della Tashi Boarding School di Katmandu (Nepal). Senza contare che avrei anche “in cantiere” un’idea da sviluppare sui servizi assistenziali per anziani, e che la mia famiglia continua ad avere un ruolo centrale nel mio agire: sono infatti anche moglie, madre e nonna.
Laura Palopoli