“La riduzione dell’impatto ambientale attraverso innanzitutto l’efficientamento energetico e il ricorso alle fonti rinnovabili è uno degli obiettivi che l’Associazione Dimore Storiche intende perseguire per migliorare la conservazione di strutture che rappresentano un patrimonio per la collettività. Non a caso le Dimore sono edifici con elevati costi energetici e bassa efficienza. In attesa dell’attuazione da parte del Governo dell’approvazione della delega fiscale – molto importante per aiutare a sostenere gli elevati costi altrimenti difficilmente affrontabili dai soli proprietari – è altresì fondamentale che anche la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio possa venirci incontro, prevedendo un regolamento che consenta di intervenire in maniera diretta e più agevole sui nostri beni, fatta salva la tutela del patrimonio architettonico, artistico e culturale”.
È questo il pensiero di Beatrice Fontaine, presidente dell’Associazione Dimore Storiche Emilia Romagna, in occasione dell’Assemblea Annuale dei Soci Regionale che si è tenuta a Palazzo Scaruffi a Reggio Emilia nella mattinata di sabato 11 novembre.
“Proprio in virtù di queste richieste, abbiamo apprezzato molto l’intervento quest’oggi dell’Architetto Emanuela Rossi della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Parma e Piacenza che ci ha fornito alcuni spunti su come poter intervenire e ci ha spiegato come dal Ministero della Cultura stiano arrivando importanti aperture su questo tema” spiega Fontaine.
Nello specifico è stato spiegato come nonostante le difficoltà nel portare le energie rinnovabili all’interno delle Dimore Storiche, è possibile farlo, intervenendo, ad esempio, in quegli ambienti degli edifici non interessati o solo parzialmente interessati dai vincoli. Per quanto riguarda ad esempio i pannelli fotovoltaici é stato consigliato di posizionarli ove possibile in posti adeguati che non impattino dal punto di vista paesaggistico.
“Al momento adeguare questi spazi alle necessità della transizione energetica presenta infatti lunghe e complesse procedure autorizzatorie, oltre a costi spesso difficilmente sostenibili per i proprietari privati, che ne scoraggiano l’attuazione. In futuro bisognerà poi cambiare prospettiva e porsi il problema di come produrre energia a basso costo e pulita, anche perché efficientare gli immobili vuol dire stravolgere (tanto o poco) la loro architettura. È un grande peccato questa situazione – continua la presidente di ADSI Emilia Romagna – soprattutto considerando il ruolo che le Dimore Storiche ricoprono a livello socio-economico e culturale per l’intera regione. Favoriscono infatti diverse filiere: quella artigiana, in particolare del restauro, quella del turismo con ricadute positive su ristorazione e attività ricettive, senza dimenticare il settore eventi e convegni. Si tratta di luoghi che possono fare la differenza per mantenere vivi i territori, soprattutto quelli più periferici. Proprio per questo motivo – conclude Beatrice Fontaine – continuiamo a impegnarci insieme alle Istituzioni affinché le Dimore Storiche possano rientrare come protagoniste sempre più all’interno dell’offerta culturale dei nostri territori”.
Associazione Dimore Storiche dell’Emilia Romagna