Reddito di cittadinanza, la proposta di Confagricoltura: “Per chi ha perso il sussidio e può lavorare, c’è spazio nel nostro settore”
“Il settore agricolo può offrire un’opportunità di lavoro a quelle persone occupabili che, a seguito degli ultimi provvedimenti del Governo, sono rimaste sprovviste del Reddito di cittadinanza. Nonostante le calamità di quest’anno come alluvioni, gelate e grandine che hanno duramente colpito numerosi comparti a partire da quello ortofrutticolo, le aziende agricole sono alla ricerca di manodopera, anche qualificata, per svolgere le mansioni necessarie alle fasi di raccolta”.
Così Guglielmo Garagnani, presidente di Confagricoltura Bologna, interviene a seguito della riforma del Reddito di cittadinanza avviata dal Governo, che porterà all’abrogazione del sussidio alla fine del 2023 quando verrà sostituito dall’Assegno di Inclusione. I percettori del Reddito di cittadinanza nel territorio della Città Metropolitana di Bologna nel mese di giugno sono stati 5.465 nuclei famigliari per un totale di 9.544 persone (dati dell’Osservatorio Reddito e Pensione di Cittadinanza dell’Inps). Si tratta di numeri importanti, inevitabilmente già calati tra revoche e nuclei decaduti.
“Questo significa che molte persone occupabili al momento possono essere nella necessità di avere un lavoro e il settore agricolo può offrire loro numerose possibilità, a partire da un’occupazione stagionale legata alle campagna di raccolta, prima tra tutte la vendemmia ormai alle porte” osserva Garagnani. Tuttavia, la manodopera richiesta in agricoltura richiede sempre più competenze e qualifiche per svolgere le più svariate mansioni, in particolare a seguito delle innovazioni tecnologiche introdotte nei campi. “Per questo – continua Garagnani – è altresì importante per le nostre aziende agricole investire nella formazione dei lavoratori, ai quali vogliamo fornire tutti gli strumenti necessari per sviluppare un’agricoltura moderna. Questo percorso è da svolgere insieme alle Istituzioni, alle quali chiediamo meno assistenzialismo e più impegno nelle politiche attive del lavoro. Ecco, in un contesto storico come questo – conclude Garagnani – è necessaria un’azione di sistema tra Istituzioni e mondo agricolo per avviare percorsi di formazione e inserimento al lavoro per quelle persone occupabili rimaste senza Reddito di cittadinanza oppure che hanno bisogno di maggiori qualifiche e competenze per rispondere alle richieste delle imprese”.