La Regione fa ricorso contro la norma del Governo sulla riorganizzazione della rete scolastica
La Giunta regionale formalizza la costituzione in giudizio davanti alla Consulta contro le parti della Legge statale di Bilancio sulla riorganizzazione della rete scolastica, nelle quali si alza a 900 studenti la soglia minima per poter avere una autonomia scolastica con un proprio dirigente, col rischio, di fatto, di accorpamenti e riduzione del numero delle autonomie, e quindi delle scuole gestite dalle stesse, in particolare nelle aree interne, periferiche e nei comuni montani.
(Tecnicamente, il ricorso riguarda l’articolo 1, comma 557, e l’articolo 1, commi 558-561, della Legge 197 del 29 dicembre 2022 “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025”).
Sostanzialmente, la Regione solleva una questione di legittimità costituzionale perché ritiene che le norme del provvedimento deciso dal Governo siano lesive delle competenze regionali in materia di dimensionamento della rete scolastica. Oltre che dei principi di leale collaborazione e sussidiarietà e di rispetto delle procedure di coordinamento Stato-Regioni in materia di scuola.
Altro elemento che induce la Regione a ricorrere al giudizio della Corte è la valutazione secondo cui non possa essere un obiettivo dello Stato la riduzione del numero delle istituzioni scolastiche, perché questo è in contrasto con i principi di ragionevolezza e di buon andamento dell’amministrazione, così come sono indicati dalla Costituzione.
Quali le conseguenze? Secondo quanto previsto dal Governo, in Emilia-Romagna il taglio previsto sarà di 15 posizioni di dirigenti scolastici e direttori dei Servizi generali e amministrativi in tre anni. E questo comporterà la necessità di riorganizzare la rete scolastica, accorpando istituzioni scolastiche che già hanno una media di più 1.000 studenti per autonomia scolastica, con punte di quasi 1.200 studenti di media nelle scuole superiori di II grado.
Cosa prevede la riforma del Governo
La riforma, approvata con la Legge di Bilancio dello Stato 2023, decorre dall’anno scolastico 2024/25 e individua i criteri per l’assegnazione dei Dirigenti Scolastici e dei Direttori dei Servizi Generali e Amministrativi (DSGA), tenendo conto della popolazione scolastica regionale.
In particolare, consente allo Stato di stabilire unilateralmente i criteri per il dimensionamento della rete scolastica, in caso di mancato accordo in Conferenza Unificata entro il termine stabilito, sulla base di parametri rigidi che violano – secondo la Regione – la competenza regionale in materia di istruzione e la leale collaborazione.
L’attuale soglia, prevista con la Legge di Bilancio dello Stato 2022 per gli anni scolastici 2022-2023 e 2023-2024 prevede, per avere un proprio Dirigente e DSGA, il numero minimo di 600 studenti e di 400 nelle piccole isole e nei comuni montani abbassato però come nell’anno scolastico 2021-2022 a 500 e 300.
Con la legge di Bilancio approvata a dicembre 2022 si innalza il coefficiente ad un minimo di 900, non superiore a 1.000, per avere un proprio Dirigente e DSGA.
Il dimensionamento scolastico va attuato entro il 30 novembre di ogni anno, data entro cui gli Enti locali devono comunicare l’entità della rete degli istituti.
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