In Emilia-Romagna i minori che finiscono, seppure per brevi periodi, all’interno degli Istituti penitenziari al seguito dei genitori, sono pochissimi e limitati a quelle situazioni familiari in cui non vi sono altre alternative. Ma la situazione detentiva, sia pure attenuata dalla sezione nido della Casa Circondariale di Bologna, rimane incompatibile con il corretto sviluppo psico-fisico di un minore e con i diritti sanciti da ogni documento internazionale.
Per questo motivo, e grazie ad un finanziamento di 135.000 euro messo a disposizione dal ministero della Giustizia, la Giunta regionale ha approvato il progetto di rilievo regionale del Comune di Bologna che prevede la sperimentazione, almeno fino al 31 dicembre 2023, di un servizio a favore di madri detenute con minori al seguito (ed eccezionalmente, qualora si verifichi la casistica, di padri) e di donne in stato di gravidanza.
L’intervento valorizza i servizi che il Comune, in collaborazione con ASP, è in grado di mettere a disposizione. Tra questi, la Centrale Operativa Telefonica del Pronto intervento sociale, che avrà funzione di punto unico di accesso, e l’attivazione di strutture di accoglienza, riconosciute dalla Regione, in grado anche di garantire l’osservazione delle dinamiche relazionali del nucleo accolto.
Per rendere possibili questi percorsi di accoglienza, vista la molteplicità di soggetti coinvolti, è stato messo a punto un protocollo operativo, che verrà a breve sottoscritto – oltre che dalla Regione, dal Comune e da ASP Bologna – anche dal Tribunale di Sorveglianza, dalla Corte d’Appello, dal Provveditorato dell’Amministrazione Penitenziaria Emilia-Romagna e Marche e dall’Ufficio Interdistrettuale Esecuzione Penale Esterna Emilia-Romagna e Marche.
Inoltre nei prossimi mesi, si vedrà l’approvazione di una programmazione triennale di interventi per il reinserimento nella società e nel mondo del lavoro, del valore di circa 6 milioni di euro, di cui il 70% a carico di Cassa delle Ammende e il restante 30% quale cofinanziamento regionale.
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