Bologna non è una città per famiglie e tanto meno per bambini. I dati sulle tendenze demografiche del primo semestre 2022 dimostrano ancora una volta come la totale assenza di politiche di supporto alla famiglia si stia riflettendo nel continuo calo della natalità cittadina. Come evidenzia lo studio dell’Ufficio di Statistica del Comune, nel primo semestre 2022 i nuovi nati sono stati poco più di 1.300 e sono in calo rispetto allo scorso anno ed i minori con meno di 14 anni sono meno della metà degli ultrasessantacinquenni. E le famiglie? Per oltre il 53% sono rappresentate da famiglie “unipersonali”. Questi dati, che fanno il paio con il quadro emerso a giugno scorso dall’ultima indagine del Sole 24 Ore sulla qualità della vita per fasce di età, certificano come a Bologna l’Amministrazione non dia alcun peso alla famiglia e alle sue necessità, e ciò si riflette nell’assenza di strategie, politiche e programmi a supporto della creazione di nuovi nuclei e nella carenza di servizi che supportino le famiglie già esistenti. Come su altri fronti, i proclami della Giunta non sono mancati: a maggio scorso la Consigliera delegata Ceretti aveva annunciato il lancio di un “Osservatorio sulle relazioni famigliari”, sul quale attendiamo ancora notizie e che, comunque, rappresenterebbe uno strumento inutile: i dati sul calo della natalità sono già ampiamente disponibili ed evidenti, è ora di agire con decisione per invertire tale trend e non continuare ad “osservare” il fenomeno. Il calo della natalità a Bologna non è inarrestabile, è frutto di precise scelte politiche e amministrative che non puntano alla risoluzione degli ostacoli che maggiormente pesano sulla scelta di creare o meno una famiglia (fattori economici e fiscali, esigenze abitative e di conciliazione vita-lavoro, welfare). D’altra parte cosa spettarsi da un primo cittadino che, nel commentare le necessità di risparmio del Comune in vista dell’aumento dei costi per materie prime ed energia, ha fatto notare come “nove milioni in più per dare da mangiare ai nostri figli nelle scuole e tenere aperti i servizi sono davvero tanti soldi” e come la scelta sarà tra “pagare la luce o garantire l’educazione per i bambini disabili a scuola”? Perché il Sindaco non ha scelto altri esempi? Le voci di costo su cui risparmiare sarebbero tante. Queste frasi si commentano da sole e mettono in luce come, per Lepore, i servizi dedicati ai nostri bambini rappresentino più un peso che un investimento.
Manuela Zuntini
Consigliere Comunale FDI