Se il processo di appello a Paolo Bellini, condannato in primo grado per concorso nella strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna, “passasse liscio ci stupiremmo. Sarà una gara estremamente dura”. C’è il rischio di un ‘film già visto’. “In passato i processi avevano questo andamento: grandi condanne in primo grado, poi tutti assolti in secondo grado e in cassazione. Non vorrei che, per il processo Bellini, l’appello fosse già cominciato mediaticamente per arrivare a questi risultati”. Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei parenti delle vittime della strage alla stazione di Bologna, inquadra così quello che definisce il “pericolo maggiore che viene dopo il processo” che il 6 aprile scorso ha condannato Bellini. E così, dal palco della Festa dell’Unità di Bologna seguito dalla Dire, ieri sera, lancia un appello: “L’invito che faccio a voi e a chi sta attorno alla nostra associazione è di essere vigili perchè il pericolo che sia archiviata” la portata delle verità emerse nelle aule di Tribunale, e “portato all’assoluzione questo personaggio”, secondo Bolognesi c’è. Ovvero, che “vada perso tutto il lavoro che abbiamo fatto e quello che abbiamo scoperto”. Dunque, occorre una “vigilanza attenta dei cittadini per far vedere ai futuri giudici che i familiari non sono soli a chiedere giustizia, ma questa è una richiesta di tutta la città e di tutto il paese”.
Il ragionamento di Bolognesi riparte dall’episodio del magistrato di sorveglianza che “inopinatamente” ha autorizzato Bellini a rilasciare un’intervista di 12 ore “in cui si è sfogato e ne ha dette di tutti i colori contro i giudici, Bologna e il fatto non si dovesse fare il processo a Bologna”. Un’episodio di “giustizia un po’ strana” e da “meditare” ma che per Bolognesi è soprattutto un campanello d’allarme. Il processo a Bellini ha portato una “Corte” a dire che la strage è stata “ideata dai vertici della P2, che senza i vertici dei servizi segreti gli stragisti non avrebbero avuto la possiblità di fare assolutamente nulla, e che è stata eseguita da terroristi fascisti. La Corte è arrivata a un punto fondamentale”. Ma anche quest’anno alla vigilia del 2 agosto sono tornate fuori le piste alternative e poi è arrivata l’intervista a Bellini. “Il magistrato ha detto che lei non la ha autorizzata, che ha acconsentito a una ricerca storica. Ma una ricerca storica con Bellini… Andremmo a raccontarci barzellette. Capirei se fossimo dopo il giudizio di Cassazione”, ma che succeda ora, per Bolognesi è il ‘segnale’ di un “tentativo di arrivare a fare in modo che il processo di appello si faccia fuori dai Tribunali e l’opinione pubblica sia portata a determinati obidettivi. Questo non è accettabile”.
Per questo, è stato chiesto al Csm di intervenire sulla vicenda “e vogliamo vedere se non succede niente o se succece qualcosa. Il problema è che fai denuncia e non sai più niente. I risultati forse li sapremo tra qualche anno, speriamo prima”, auspica Bolognesi sempre con il pensiero al processo di appello. Dopo la proposta di unificare il secondo grado su Gilberto Cavallini e Bellini (“Altra storia che metteva un cumulo di carte per non arrivare mai alla fine”), il caso dell’intervista fa dormire sonni pochissimo tranquilli ai parenti delle vittime del 2 agosto: “Ha ritirato fuori la pista palestinesi, la 86esima vittima, e tutto quel bagaglio incredibile smentito dai giudici, dai fatti e dai documenti”. E tutto, rimarca Bolognesi, per la “voglia di difendere in maniera totale la voglia la Loggia massonica P2.
Agenzia DIRE