Gli ultimi 250 documenti secretati sono usciti dai cassetti: sono quelli che avrebbero potuto o dovuto documentare l’ipotesi della cosiddetta pista palestinese dietro alla strage di Bologna del 2 agosto 1980. “Invece, non c’è niente. Doveva esserci la verità completa sulla cosiddetta pista palestinese, ma- ripete Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei parenti delle vittime dell’attentato- non c’è niente” che avvalori o provi che dietro allo scoppio che fece 85 morti e 200 feriti ci sia una ‘verità’ alternativa a quella della strage di matrice fascista riconosciuta da tutte le sentenze emesse finora. Ovvero, la teoria che fa riferimento al cosiddetto Lodo Moro (in base al quale era possibile il passaggio in Italia di armi ed esplosivi palestinesi, per fermare il terrorismo di quegli anni), per cui l’esplosione della bomba alla stazione di Bologna fu la ritorsione dei seguaci di Abu Anzeh Saleh. Un pista già archiviata dalla magistratura, ma non dal dibattito politico proprio per via dell’esistenza di carte secretate. E che spesso è riemersa in questi ultimi due anni, sia nei processi a Bologna sia con iniziative parlamentari.
“Io avevo già letto quelle carte, ma adesso hanno desecretato tutto e quello che è ‘uscito’ è del 1981, quindi…”. Quindi, ribadisce Bolognesi che martedì scorso ha partecipato alla riunione del comitato che attua le direttive dei premier Renzi e Draghi per la desecretazione dei documenti su stragi e attentati, “quelli che ogni anno, alla vigilia del 2 agosto, fanno ‘maretta’ dicendo che la verità non viene fuori perché quei documenti restano segreti, o parlano della 86esima vittima… Ecco, loro ora se li possono andare a leggere. Ma secondo me l’hanno già fatto, perché quest’anno, su questa questione, non sto sentendo quasi più nessuno che ne parla”. In altre parole, anche chi attendeva questo ‘versamento’ di carte, il nome tecnico della procedura di desecretazione, avrebbe già avuto modo, secondo Bolognesi, di accertarsi che non ci sono riscontri sulla pista palestinese. “Se li vadano a vedere, non troveranno niente”, insiste -parlando alla ‘Dire’- il presidente dell’associazione parenti vittime soddisfatto della conferma delle sue aspettative su questo versante della storia del 2 agosto. “Il re è nudo, non c’è niente” in quei faldoni “che avvalori la pista palestinese, una delle varianti delle piste internazionali dietro al 2 agosto”, sempre osteggiate dai parenti. “Anche su questo abbiamo avuto ragione”. Ora parte di quelle carte andrà all’Archivio di Stato e l’altra alla Procura generale di Bologna.
Agenzia DIRE