Confagricoltura Bologna: “Stop alla giungla delle regole, così si bloccano sviluppo e valorizzazione del territorio”
Stop alla “giungla urbanistica” tra Comuni e Città Metropolitana di Bologna che blocca la piena valorizzazione degli immobili rurali, non consentendo agli agricoltori di mettere a disposizione della comunità un patrimonio edilizio storico che può contribuire allo sviluppo a consumo zero di territorio.
È questa la forte richiesta avanzata da Confagricoltura Bologna nell’ambito del convegno “Ecosistemi agricoli e Piano Territoriale Metropolitano: letture critiche” tenutosi martedì 26 aprile, a Bologna nell’Aula Magna della Facoltà di Agraria in Viale Giuseppe Fanin. Tante le associazioni che hanno aderito all’iniziativa: Confedilizia Bologna, Copagri, Terra Viva Emilia-Romagna, CIA Imola, l’Ordine degli Agronomi e Forestali della Provincia di Bologna, l’Ordine dei Periti Agrari di Bologna e AITE (Associazione indipendente Ingegneri, Architetti, Dottori Agronomi, Geometri, Periti Industriali, Periti Agrari e Geologi)
“Ribadiamo fortemente la necessità di revisionare totalmente il Piano Territoriale Metropolitano (PTM), soprattutto per quanto concerne la tutela e la valorizzazione del patrimonio edilizio rurale” ha spiegato Marco Casali, vice direttore di Confagricoltura Bologna.
“Patrimoni edilizi di proprietà degli agricoltori, come ad esempio le case coloniche, che devono essere riconosciuti e valorizzati, e non lasciati in un pericoloso stato di degrado e di abbandono perché bloccati dai vincoli urbanistici. Anzi – aggiunge Casali -“l’agricoltore deve pagare le tasse su questi immobili senza nemmeno poterli utilizzare. Insomma: le Amministrazioni pubbliche ne impediscono la valorizzazione con interventi edilizi, ma al contempo vogliono riscuotere. È necessario quindi un rapido cambiamento del Piano Territoriale Metropolitano”.
La modifica del Piano Territoriale Metropolitano (PTM) dovrà portare poi, in futuro, anche ad una uniformità attuativa attraverso l’adozione al livello Comunale di Piani Urbanistici Generali che abbiano appunto regole comuni. Ma per fare questo “è necessario prima eliminare i molteplici tratti del PTM che possono essere soggetti a interpretazioni diverse” – spiega Casali – “e in secondo vigilare sui PUG comunali affinché questa uniformità sia assicurata poi nei regolamenti operativi. Un lavoro non certo semplice ma necessario se vogliamo dotarci di strumenti che possano funzionare da qui fino al 2050”.
Daniele Mattioli
Ufficio Stampa Confagricoltura Bolognac