Da quasi un anno, a San Giovanni in Persiceto, esiste il Museo della Macchina a Vapore: frutto dell’ingegno e dell’instancabile dedizione di Franco Risi scomparso nel maggio 2020. Il museo si compone di un’ampia collezione di macchine a vapore e strumenti da esse azionati (restaurate e funzionanti) e fornisce una testimonianza concreta di quanto “custodire il passato sia di fondamentale importanza: per comprendere il presente e progettare meglio il futuro”.
Parliamo delle origini del Museo della Macchina a Vapore.
Il tutto ha avuto origine dalla passione di Franco Risi per la meccanica e, in modo particolare, per le macchine a vapore. Franco nacque nel 1934, anni difficili per via delle Guerre, in cui però la meccanica rappresentava un elemento di forte innovazione. In quel periodo le macchine avevano iniziato a sostituire il lavoro dell’uomo e degli animali ed erano pertanto mezzi all’avanguardia. Franco affascinato dal funzionamento di queste macchine, già all’età di 13-14 anni, decide di costruire (e vi riuscì) un primo modellino funzionante di una locomobile con trebbia fissa e pressapaglia (piccolo aneddoto: per realizzare la caldaia della macchina utilizzò un bossolo di cannone, recuperato nei campi). Una forte passione la sua, che però crescendo ha dovuto abbandonare quando iniziò a lavorare (a quei tempi si cominciava a lavorare molto presto). Con il passare degli anni, insieme ad altri soci, fondò un’officina meccanica per riparare attrezzature agricole, e di seguito diede vita ad un’altra azienda che realizzava macchine per costruzioni e movimento a terra. Negli anni ’80, in età matura, Franco si riappropriò della sua originaria passione che lo spinse a comprare una macchina a vapore dismessa e a ricostruirla pezzo dopo pezzo fino a renderla nuovamente funzionante. Iniziò così a prendere forma una collezione di mezzi, unica in Italia, sia dal punto qualitativo (sono tutte macchine complete e funzionanti) che quantitativo (si tratta di oltre 32 pezzi, con diverse caratteristiche e dimensioni). Questo percorso denota quanto Franco avesse un’ innata capacità manuale tipica di chi “ama darsi da fare” e una forte curiosità che lo ha sempre spinto a voler imparare e a mettere in pratica ciò che sapeva.
Dalla collezione personale di macchine a vapore di Franco Risi come si è giunti a realizzare l’attuale Museo?
In un arco temporale di circa 40 anni Franco è riuscito a collezionare diversi mezzi agricoli a vapore comprandoli sia in Italia che all’estero, e si era adoperato con estrema dedizione per restaurarli e sistemarli, in modo che tutti fossero perfettamente funzionanti, facendoli tornare al loro originario splendore. Negli anni erano stati collocati in un ampio capannone dove – di fatto – aveva ricreato una zona adibita alle relative riparazioni e manutenzioni. E con l’avanzare dell’età aveva iniziato a preoccuparsi che tutti gli sforzi compiuti potessero andare dispersi. Così si giunse all’idea di avviare una serie di lavori per ristrutturare il Museo a beneficio dell’intera comunità. E così è stato. Poi è arrivata l’emergenza Covid-19, che ha reso tutto più difficoltoso, e cosa ben peggiore qualche mese dopo anche la sua scomparsa. I lavori per rinnovare lo stabile e renderlo idoneo al nuovo utilizzo – nonostante le innumerevoli difficoltà – sono comunque iniziati a settembre 2020 e hanno consentito di portare a termine il progetto a metà del 2021. Il 3 luglio 2021 il Museo della Macchina a Vapore ha visto così la sua cerimonia inaugurale che si è svolta alla presenza delle autorità locali, di tutti coloro che hanno preso parte ai lavori e dei vecchi e nuovi appassionati.
Com’è stato organizzato il Museo, così come appare in via definitiva?
L’esposizione è costituita principalmente da locomobili fisse, trattori e locomobili stradali a vapore, ma anche da macchine operatrici e trattori di inizio secolo scorso; mezzi che venivano impiegati prevalentemente nel settore della meccanizzazione agricola come la trebbiatura del grano e l’aratura dei terreni. Il Museo, com’è oggi, è frutto di un lavoro a più mani. Oltre al contributo dell’intera famiglia di Franco Risi, la realizzazione è stata possibile grazie al sostegno del Comune, la collaborazione dell’architetto Mario Lamber per la parte progettuale e strutturale, e di Agen.Ter per la definizione del percorso espositivo e culturale. Nessun dettaglio è stato trascurato al fine di poter creare per i visitatori un suggestivo viaggio nel passato, arricchito dall’uso di moderne tecnologie per rendere l’esperienza maggiormente interattiva.
Che valore ha questa importante opera per il territorio?
Il Museo è nato con l’idea di preservare la collezione creata da Franco Risi e di renderla fruibile dal maggior numero possibile di persone, consegnando alla comunità un importante patrimonio storico-culturale. Aggiungo che l’esposizione, attraverso i mezzi custoditi, testimonia quanto la “meccanica” sia stata importante non solo per il passato, ma anche per il futuro. In ultimo, specifico che al momento la sede è temporaneamente adibita come Hub Vaccinale Covid-19, quindi impegnata al servizio della comunità locale (fino a marzo 2022). Questo come ulteriore segno concreto di vicinanza sinergica con il Comune di Persiceto.
Cosa si immagina per il futuro del Museo?
Per il futuro (pandemia permettendo) continueremo a prevedere aperture ed eventi per far conoscere la realtà museale ad un pubblico via via sempre più ampio, auspicando di andare oltre ai confini locali e della nostra Regione. E di attrarre pertanto non solo i visitatori locali, le scuole e gli appassionati dell’argomento, ma anche turisti a livello internazionale nell’ottica di una crescente valorizzazione dell’ingegno, del patrimonio e del territorio italiano.
Un sentito ringraziamento al Sig. Mirco Risi, per la gentile collaborazione.
Laura Palopoli