Rappresenta la seconda causa di morte a livello mondiale e la terza nei Paesi dove è maggiore lo sviluppo economico, dopo le malattie cardiovascolari e i tumori. È l’ictus cerebrale, di cui oggi, venerdì 29 ottobre, ricorre la Giornata mondiale.
Sul territorio regionale, nel corso degli ultimi due anni si è assistito a un aumento delle chiamate al 118 per sospetto ictus (dalle 10.227 del 2019 alle 11.173 del 2020), e contemporaneamente a un calo di pazienti ricoverati con ictus sistemico acuto (6.853 nel 2019, 6.113 nell’anno successivo).
Per quanto riguarda le terapie effettuate nella fase acuta dell’assistenza, sono rimaste stabili nel caso della trombolisi endovenosa, il trattamento farmacologico che consente di dissolvere un trombo o un embolo (18%). Sono aumentati invece i ricorsi alla trombectomia meccanica (dal 9 al 10%), ossia l’intervento con un catetere inserito nell’arteria femorale all’inguine e fatto scivolare su fino al punto dove c’è il trombo, l’occlusione del vaso sanguigno, nella testa, in modo da rimuoverlo.
L’ictus: cos’è, come si verifica
Quando il cervello, in seguito alla chiusura o alla rottura di un’arteria, non riceve più sangue (ischemia) o viene inondato da sangue “stravasato” da un’arteria rotta (emorragia) si verifica l’ictus cerebrale. Ci sono quindi due tipi di ictus: ischemico (dovuto alla chiusura di un’arteria cerebrale) o emorragico (causato dalla rottura di un’arteria cerebrale). Fattori di rischio per l’ictus sono la pressione alta, alcune cardiopatie, il diabete, il sovrappeso, elevati livelli di colesterolo, il fumo e l’abuso di alcol. In altri termini, è lo stile di vita che aumenta in maniera consistente l’insorgenza della patologia.
Frequenza, trattamento, mortalità
L’ictus è più frequente dopo i 55 anni, e la sua prevalenza raddoppia successivamente a ogni decade: nel 75% dei casi si verifica nelle persone con più di 65 anni, ma colpisce, sia pure in misura minore, anche i giovani. La mortalità dopo un ictus ischemico, a 30 giorni dal fatto, oscilla nei vari studi a livello mondiale tra il 10 e il 25%. A un anno dall’evento acuto, un terzo circa dei soggetti sopravvissuti a un ictus, indipendentemente dal fatto che sia ischemico o emorragico, presenta un grado di disabilità elevato.
Cosa fa la Regione: tempestività della presa in carico
Da anni la Regione Emilia-Romagna è impegnata nell’assistenza alle persone con ictus cerebrale, e nella definizione della rete dei servizi socio-sanitari per garantire la tempestività della presa in carico attraverso la gestione delle varie fasi: emergenza-urgenza, acuta e post-acuta. Nel 2015 è stata confermata l’organizzazione dell’assistenza secondo il modello Hub & Spoke (reti cliniche integrate) per le discipline/attività di rilievo regionale, fra cui la rete delle neuroscienze e dell’assistenza all’ictus. Attualmente sul territorio sono 12 le Stroke Unit (SU) che erogano la trombolisi endovenosa; di queste 5 sono considerate anche di secondo livello: AOU Parma, AOU Modena, IRCCS Istituto delle Scienze Neurologiche della AUSL di Bologna, AOU Ferrara e Ospedale Bufalini di Cesena della AUSL della Romagna.
I dati dei ricoveri per ictus ischemico acuto per Ausl
Considerando il territorio di ogni singola Azienda sanitaria, per Piacenza si è passati dai 476 ricoveri del 2019 ai 472 del 2020; a Parma dai 738 ai 583; a Reggio Emilia, dai 698 ai 595; a Modena, dai 1.147 ai 1.097; a Bologna, dai 1.527 ai 1.358; a Ferrara, dai 631 ai 561; infine, per l’Ausl della Romagna, si è passati dai 1.636 ricoveri del 2019 ai 1.447 del 2020.
I dati sull’assistenza in Regione (2020)
Per quanto riguarda le modalità di arrivo dei pazienti ai Pronto Soccorsi, per il 78% dei casi è avvenuta attraverso il ricorso al 118 e per il 22% con i propri mezzi. Per i pazienti che hanno utilizzato il 118 la percentuale di centralizzazione primaria è stata dell’83%, cioè il 118 li ha trasportati direttamente a un Pronto Soccorso con una Stroke Unit autorizzata alla trombolisi endovenosa.
Per i 6.113 pazienti con ictus ischemico acuto ricoverati, il 59% è transitato da una Stroke Unit mentre la parte restante è stata ricoverata presso altri reparti (Medicina Interna, Geriatria). Il 18% (1.126) dei pazienti con ictus ha effettuato la trombolisi endovenosa mentre il 10% (633) la trombectomia meccanica. La riabilitazione ospedaliera è stata fatta in fase acuta nel 18% (972) dei pazienti con ictus; il 13% (705) ha effettuato la riabilitazione intensiva nei reparti di Medicina Riabilitativa e il 18% (977) è stato ricoverato presso i reparti di Lungodegenza post-acuzie e riabilitazione estensiva. Nella fase di assistenza territoriale il 14% dei pazienti ha usufruito dell’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) e il 7% è stato assistito nelle strutture residenziali per anziani.
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