Cinque anni fa, a Rio 2016, il più giovane della spedizione italiana era un atleta della scherma. Aveva 17 anni, arrivava da San Giovanni in Persiceto, a due passi da Bologna, ed era un concentrato di energie. Quel ragazzo è Emanuele Lambertini, talento della scherma azzurra, che tornerà protagonista anche ai Giochi Paralimpici di Tokyo. Fioretto e spada le due armi con le quali metterà in mostra le sue doti e il suo lavoro, frutto degli allenamenti con Magda Melandri alla Zinella Scherma.
“Ho già partecipato ai Giochi Paralimpici di Rio – racconta – ma ogni edizione ha un’emozione a sé. Ultimamente non abbiamo potuto disputato tante gare quanto avremmo voluto, ma ci siamo comunque allenati al massimo simulando la competizione che ci attende in Giappone”.
Lo spirito è quello giusto per arrivare pronto all’appuntamento a cinque cerchi. Emanuele oggi ha 22 anni, ma ha la maturità e l’esperienza di un uomo navigato, di chi ne ha già viste tante nella vita, ma ha sempre cercato di trovare un senso e un motivo per essere felici. Senza chiedersi come sarebbe andata se, ma semplicemente accettando e accogliendo tutto il buono che ci poteva essere. Proprio il suo carattere, così aperto alla vita e alle sue esperienze, infinitamente ottimista e sognatore, lo ha sempre portato a vedere oltre, con l’ambizione e la voglia di migliorarsi e di migliorare il suo futuro.
Per questo fa parte del progetto Dual Career, nato con l’obiettivo di permettere agli atleti di coniugare la loro carriera agonistica di alto livello e gli studi. Emanuele è iscritto infatti all’Università di Bologna nella facoltà Ingegneria dell’automazione perché sogna di perfezionare la sua protesi e di studiare le nuove tecnologie in quest’ambito per rendere più semplice anche la vita di chi ne avrà bisogno come lui.
Emanuele è un ragazzo appassionato, tanto per la scherma, quanto per il pianoforte che suona da anni e che accompagna le sue giornate. Anche a Tokyo sarà il più piccolo dell’Italscherma, ma stavolta non vuole più solo partecipare, ma essere protagonista vivendo un’altra esperienza indimenticabile con i suoi compagni. “Sono entrato in questa squadra quando avevo solo 14 anni – spiega – e oggi per me rappresenta una grande famiglia che mi ha fatto crescere. Siamo molto uniti e anche questo ci permette di essere più forti”.
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