L’Emilia-Romagna si prepara per la vaccinazione dei lavoratori direttamente in azienda. Un tassello per accelerare la campagna vaccinale in corso ma anche un contributo importante per preparare le riaperture delle attività produttive e la ripartenza in sicurezza dell’intero sistema economico.
È questo quanto emerso dal tavolo regionale del Patto per il Lavoro e per il Clima riunito oggi, in videoconferenza, per fare il punto sul “Protocollo nazionale per la realizzazione dei piani aziendali finalizzati all’attivazione di punti straordinari di vaccinazione anti Sars-CoV-2/Covid-19 nei luoghi di lavoro”, siglato a Roma dal Governo e dalle Parti sociali e in attesa della definizione dei tempi di avvio.
L’appuntamento è stato convocato dall’assessore regionale allo Sviluppo economico e Lavoro, Vincenzo Colla, assieme all’assessore regionale alla Salute, Raffaele Donini, che ha anche fatto un ampio aggiornamento sulla campagna di vaccinazione in corso in Emilia-Romagna.
Un primo incontro con categorie economiche e sindacati per iniziare a declinare sul territorio emiliano-romagnolo l’accordo nazionale, in attesa che il Governo sciolga aspetti applicativi dell’accordo e che arrivi il documento dell’Inail su procedure e su operatività di come realizzare la profilassi nei luoghi di lavoro. Ora dovrà partire, prima del prossimo incontro previsto per metà aprile, una mappatura dei territori e delle aziende.
Sintesi Protocollo Governo-Parti sociali
Le imprese che aderiranno dovranno inviare all’Azienda sanitaria di riferimento il loro piano, indicando il numero di vaccini richiesti per i lavoratori disponibili a ricevere la somministrazione del vaccino, così da consentire all’Azienda sanitaria la programmazione delle distribuzioni. La gestione dei costi sui luoghi di lavoro è “interamente a carico del datore, compresi i costi per la somministrazione”, mentre “la fornitura dei vaccini, dei dispositivi per la somministrazione, aghi e siringhe, e la messa a disposizione degli strumenti formativi previsti, è a carico dei Servizi sanitari regionali territorialmente competenti”.
Sarà su base volontaria l’adesione alla somministrazione da parte dei lavoratori: questo nel “pieno rispetto della scelta rimessa esclusivamente al singolo lavoratore, delle disposizioni in materia di tutela della riservatezza, della sicurezza delle informazioni raccolte ed evitando, anche ogni forma di discriminazione”. Le imprese più piccole potranno accordarsi con quelle più grandi o appoggiarsi alle strutture dell’Inail.
Inoltre, se la vaccinazione cadrà durante l’orario di lavoro, il tempo necessario per la somministrazione sarà equiparato a tutti gli effetti a quell’orario mentre conteranno come malattia i giorni successivi, necessari a smaltire eventuali effetti avversi.
Saranno operatori sanitari, preparati attraverso una piattaforma dell’Istituto superiore di sanità, a effettuare materialmente l’iniezione: il medico competente, invece, si occuperà del triage preventivo sullo stato di salute. Dovranno essere idonei anche i locali dove somministrare il vaccino, con le zone necessarie in caso di reazione avversa.
Le aziende che non dispongono di spazi adeguati potranno ricorrere “a strutture sanitarie private e concludere una specifica convenzione con strutture in possesso dei requisiti per la vaccinazione, con oneri a proprio carico, ad esclusione della fornitura dei vaccini che viene assicurata dai Servizi sanitari regionali”. Se l’azienda non ha il medico competente potrà avvalersi delle strutture sanitarie dell’Inail. In questo caso, trattandosi di iniziativa vaccinale pubblica, gli oneri resteranno a carico dell’Inail.
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