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30 dicembre 2020
“La situazione dell’Unione terre d’acqua è drammatica. Non potremmo usare altri termini per descriverla. Dopo mesi e mesi di discussione e anche dopo l’arrivo del Commissario prefettizio ad oggi, l’Unione non ha ancora un bilancio 2020 approvato e la scadenza ultima per farlo è il 31 dicembre. L’avvio di un nuovo anno senza l’approvazione del bilancio dell’anno precedente per l’Unione terre d’acqua comporterà per i dipendenti la mancata erogazione del salario accessorio, relativo all’anno 2020 per le prestazioni già rese, mentre dal prossimo gennaio ci sarà il serio rischio che non verranno pagate nemmeno tutte le indennità contrattuali nonché lo stesso stipendio. Le conseguenze negative non ricadranno solo sul personale dell’Unione, che ha comunque garantito con professionalità ed efficienza la propria prestazione lavorativa sul territorio dei 6 comuni, e nonostante le difficoltà in un 2020 già di per sé pieno di nuove problematiche per la situazione emergenziale nazionale”. Così in una nota congiunta Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, Sulpl, Diccapp Silpol e Rsu Unione terre d’acqua di Bologna.
“Questi lavoratori e queste lavoratrici hanno portato avanti l’Ente senza mai indugiare, anche davanti alle scelte politiche dei sindaci dei 6 comuni, che comunque produrranno ripercussioni anche su tutti i cittadini! Infatti, senza un bilancio approvato l’Ente non potrà liquidare nulla, non ci sarà la possibilità di pagare i fornitori di prodotti e servizi, non ci sarà la possibilità di rinnovare le licenze dei software. Insomma, non ci sarà la possibilità di pagare tutte quelle spese che quotidianamente una pubblica amministrazione deve sostenere per poter funzionare. Se non fosse abbastanza chiaro, il risultato per i cittadini di queste discussioni tra sindaci sarà il blocco totale dei servizi che i comuni hanno conferito all’Unione. Le lavoratrici e i lavoratori dell’Unione terre d’acqua rivendicano il diritto di essere regolarmente pagati per il lavoro svolto durante tutto l’anno che si sta concludendo, e il diritto di essere considerati al pari dei loro colleghi dipendenti dei Comuni, ai quali sono stati garantiti quegli istituti che, ora, ai dipendenti dell’Unione vengono ingiustamente negati. Nessun salario accessorio, nessuna valorizzazione di carriera e soprattutto nessuna chiara e netta prospettiva di governo del proprio Ente. Per tali motivi, se a breve non ci saranno risposte, i dipendenti dell’Unione potrebbero pretendere di tornare in carico ai comuni, per evitare che venga loro negata l’uniformità di trattamento con gli altri dipendenti dei sei Comuni”, continuano i sindacati.
Martedì 22 dicembre, sindacati e Rsu hanno incontrato in Prefettura l’amministrazione dell’Unione, rappresentata dal sindaco di Crevalcore, nella vana speranza di ottenere risposte certe e risolutive per il pagamento degli emolumenti spettanti ai lavoratori, per l’assunzione di responsabilità di questa situazione emergenziale in cui le parti politiche hanno lasciato cadere l’Ente, e per il futuro di questa Unione che appare sempre più in bilico, ma che ancora esiste. “Purtroppo, per quanto si sia visto lo sforzo dei tecnici per cercare di arginare questo infausto scenario, ad oggi certezze non ve ne sono, e la questione è tutta in mano alla giunta dell’Unione alla quale ci rivolgiamo nuovamente perché trovi in fretta una soluzione efficace e decisiva, affinché l’Unione possa saldare i suoi conti e ricominciare a lavorare a pieno regime, nell’interesse dei lavoratori e di tutti i cittadini. Abbiamo chiesto nuovamente alla Prefettura di farsi carico di una situazione che non ha precedenti in Italia per trovare soluzioni che non si possono più rinviare”, concludono le varie sigle.
dal sito www.collettiva.it