“Manteniamo il suolo vivo, proteggiamo la biodiversità del suolo”, è questo il motto di quest’anno della Giornata Mondiale del Suolo promossa dalla FAO. Un messaggio per ricordare il ruolo vitale del terreno, una risorsa non rinnovabile, purtroppo in continua erosione anche in Emilia Romagna.
Proprio in questa giornata, 5 dicembre, Legambiente lancia l’allarme sull’assalto al territorio portato da parte di strutture commerciali e poli logistici.
Sono proprio questi due settori tra le principali cause di consumo di territorio in Regione, come attesta il dossier “Logistica e Commerciale Nemici del Suolo” (LINK) presentato oggi dal livello regionale dell’associazione.
Un elenco di progetti in atto – ben lontano dall’essere completo – che restituisce comunque un quadro preoccupante di come nuovi supermercati, centri commerciali e poli di smistamento merci stiano erodendo ulteriormente la campagna, trasformando le periferie urbane, alimentando il traffico veicolare ed influendo anche sui tessuti economici del commercio locale.
Il dossier conferma inoltre che l’opzione di riutilizzare capannoni vuoti ed aree dismesse rimane quasi sempre inapplicata.
Gli impatti ambientali tuttavia non si limitano al suolo: colpiscono anche gravemente la qualità dell’aria . Si tratta infatti di poli attrattori di mobilità, spesso slegati dall’asse del trasporto pubblico. Soprattutto la logistica continua ad essere consentita anche lontana dalle linee ferroviarie, rendendo impossibile l’opzione su rotaia, con implicazioni dirette sulle emissioni di CO2, e l’inquinamento atmosferico. Una contraddizione enorme in Pianura Padana, una delle aree più inquinate d’Europa, e soprattutto nel momento in cui l’Italia è stata recentemente condannata dalla Corte UE per la violazione della direttiva sulla qualità dell’aria.
Un esempio negativo su tutti è rappresentato dal caso del nuovo polo logistico bolognese del comune di Malalbergo: 500.000 mq di suolo consumato raggiungibili solo via gomma approvati recentemente dalla città Metropolitana di Bologna. Una scelta che costerà la perdita delle ultime risaie residue della provincia.
Ma gli esempi citati nel dossier toccano tutto il territorio regionale: dalle enormi aree della logistica di Piacenza, al supermercato di Cattolica che utilizza l’ultima area verde del quartiere. Dagli ulteriori 150.000 mq per lo stoccaggio di piastrelle a Sassuolo , al nuovo deposito per la logistica Amazon a Parma appena entrato in funzione. Ancora nuovi centri commerciali Conad anche a Reggio Emilia e Ravenna e gli agli ampliamenti logistici previsti attorno all’aeroporto di Parma e di Bologna.
Quasi tutte situazioni territoriali dove in realtà abbonderebbero gli spazi inutilizzati.
«Purtroppo per un’ampia parte della nostra classe amministrativa locale – commenta Legambiente – il sacrificio di campagna a favore del cemento rimane un’ottima opportunità. Ma enormi sono anche le responsabilità dei privati che non si fanno carico di scelte urbanistiche sostenibili o , peggio, si muovono in ottica speculativa, mettendo in concorrenza i comuni”.
Dunque Legambiente chiede uno stop a commercio e logistica su aree vergini. Secondo l’Associazione servirebbe una regia di area vasta (almeno regionale) per disinnescare questa competizione territoriale negativa e strumenti urbanistici che garantiscano davvero la priorità al recupero edilizio e a ridurre gli impatti della mobilità.
Relativamente a questo, Legambiente propone che una parte importante delle risorse Next Generation UE vadano ad un percorso di rigenerazione urbana e di supporto agli interventi di bonifica delle aree dismesse.
Restano poi sullo sfondo considerazioni sociali e del modello economico perseguito.
Sono ormai diffuse i dubbi sulla reale qualità del lavoro prodotto dalla logistica e sulla capacità di creare valore aggiunto di questo settore. Sono sempre più frequenti manifestazioni e scioperi dei lavoratori e delle lavoratrici in capo a grandi colossi come Amazon.
Sempre sul piano socio economico la proliferazione dei centri commerciali – unita all’e-commerce – sta da tempo mettendo in ginocchio i negozi di vicinato, presidio di vitalità dei centri urbani.
Bisognerebbe dunque riflettere su un modello economico e di consumo che, sebbene possa creare posti di lavoro e rispondere ad esigenze vitali durante la pandemia, alla fine presenta il conto con impatti ambientali incommensurabili e notevoli ricadute sociali.
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Ufficio Stampa – Legambiente Emilia Romagna