Negli ultimi giorni, sono usciti diversi articoli riguardanti la bozza del nuovo “Patto per il Lavoro e per il Clima 2030”, e in qualità di partito di coalizione ci teniamo a suggerire alcune aggiunte per far si che il documento possa diventare specchio di quanto promesso ai cittadini in campagna elettorale.
Il documento che abbiamo letto esprime principi validi e condivisibili ma contiene, a nostro avviso, delle carenze e affronta in modo debole il rapporto tra quelli che dovrebbero essere i due pilastri di tale patto: il clima e il lavoro.
All’interno del documento, il mondo del lavoro e la tutela del clima sono trattati come argomenti separati che la Regione si impegna a far coesistere, limitandosi a perseguire gli stessi modelli del passato e provando a limitare l’impatto della crescita economica sull’ambiente.
Tuttavia, non ritroviamo all’interno del documento alcun riferimento al potenziamento della legge sul consumo di suolo, che sarebbe dovuta essere estesa anche alle opere pubbliche e alle opere di interesse economico e strategico, come promesso in campagna elettorale. Legge che, invece, quest’estate è stata rimandata a gennaio 2022. Non vi è riferimento ad eventuali modifiche ai piani di estensione ed allargamento di autostrade e superstrade previste nei prossimi anni in Emilia-Romagna, dal Passante di Mezzo, all’allargamento di A13 e A14, la creazione della bretella di Sassuolo-Campogalliano oppure per la Cispadana. Nuove strade ed allargamenti che prevedono l’abbattimento di centinaia di ettari boschivi, che non saranno compensati se non con il riferimento alla irrisoria piantumazione di 4,5 milioni di alberi a contrasto del cambiamento climatico, che comparata ai 1.100 milioni esistenti (lo 0,4%) che già aumentano spontaneamente dello 0,6% all’anno risulta totalmente irrilevante per la nostra regione.
Manca poi ogni riferimento alla realizzazione del Servizio Ferroviario Metropolitano di Bologna e nel documento viene conservata la dicitura “sostituzione di mezzi pubblici con quelli più ecologici”, che ha portato la Regione appena un mese ad acquistare 1600 mezzi diesel e metano non ecologici e che non risultano strumentali al raggiungimento dell’obiettivo di 100% energia da fonti rinnovabili entro il 2035.
Bene l’accenno all’investimento sugli interporti, che però contrasta con il DUP del Comune di Bologna, che prevede la vendita della società Interporto di Bologna, che infatti non viene menzionato nel patto, a differenza dell’area del porto di Ravenna.
Viene più volte citato nel documento l’obiettivo della neutralità energetica al 2050 e la volontà di arrivare a zero consumo di combustibili fossili entro il 2035 come proposto da Volt e da tutta la coalizione durante la campagna elettorale. A tal proposito non segue però nessuna proposta concreta che possa trovare soluzione ad esempio alla necessaria conversione e tutela dei lavoratori delle aziende regionali che lavorano nel campo dei combustibili fossili.
Ad ogni modo, non tutto è perduto! Crediamo profondamente nella visione progressista ed ambientalista della nostra regione.E allora, basta patti basati su visioni generiche. Noi siamo a disposizione per costruire insieme una vera Emilia-Romagna verde.
Parliamo
di temi, parliamo di concretezza e iniziamo il 2021 sull’onda del
progresso, dell’ambiente e dell’innovazione. Trasformiamo una bozza
generale e lacunosa, in un patto vero e concreto, per il bene dei
cittadini della nostra regione.
Ufficio Stampa Volt Bologna