Nuove risorse e interventi per contrastare disuguaglianze, fenomeno del ritiro sociale, povertà educativa di adolescenti e preadolescenti, in aumentoin seguito alla pandemia da Coronavirus, e misure rivolte alle persone senza fissa dimora.
Un sostegno concreto nel post emergenza sanitaria arriva dalla Regione Emilia-Romagna, che ha stanziato ulteriori 6,3 milioni di euro con un atto approvato nell’ultima seduta di Giunta: risorse proprie, che integrano la dotazione del Fondo sociale regionale 2020 portandola complessivamente ad oltre 55 milioni di euro. Contributi che serviranno a dare risposta ad esigenze concrete, come il pagamento delle utenze domestiche, buoni spesa, percorsi individualizzati contro l’abbandono scolastico e di supporto ai giovani cosiddetti Hikikomori, unfenomeno di ritiro sociale che l’emergenza sanitaria ha acuito.
Risorse e interventi illustrati questa mattina alla stampa, in videoconferenza da Viale Aldo Moro, dalla vicepresidente della Regione con delega al Welfare, Elly Schlein.
Gli interventi finanziati
I 6,3 milioni di euro stanziati dalla Regione sono destinati a Comuni e Unioni di Comuni per rafforzare gli interventi e i servizi sociali del territorio, in base alle esigenze e alle priorità definite e programmate tramite i Piani di zona a livello distrettuale.
Di questi, 4 milioni sono finalizzati a supportare le persone in situazioni di fragilità e precarietà impreviste, come forme di indebitamento e perdita di posti di lavoro che in alcuni casi hanno aggravato condizioni critiche preesistenti. Le azioni previste potranno riguardare il pagamento delle utenze,l’erogazione di buoni spesa o contributi economici per supportare chi si trova in situazioni di difficoltà ma non rientra nelle diverse misure di sostegno al reddito previste a livello nazionale.
Inoltre, grazie alla concertazione con l’Assemblea legislativa, 1 milione e 500mila euro sarà destinato a un nuovo programma finalizzato a contrastare la povertà minorile, educativa, relazionale di preadolescenti e adolescenti in condizione di fragilità, che maggiormente abbiano risentito dell’isolamento sociale e della distanza fisica di questi mesi; e al cosiddetto “ritiro sociale” (meglio noto come fenomeno degli Hikikomori: giovani, anche giovanissimi, che decidono di rinchiudersi nella propria abitazione senza aver contatti diretti con il mondo esterno). In particolare, potranno essere finanziati interventi di sostegno socioeducativo o alle attività scolastiche e formative, attraverso il potenziamento della rete che comprende servizi sociali territoriali, servizi di Neuropsichiatria per l’infanzia e l’adolescenza, servizi sanitari, educativi, Spazi giovani, Centri per le famiglie, mondo della Scuola e della Formazione professionale, organizzazioni del Terzo settore.
Tra le azioni realizzabili, la diffusione e il potenziamento di spazi/sportelli di ascolto nelle scuole; laboratori per piccoli gruppi e percorsi individualizzati per i ragazzi a rischio di abbandono scolastico; forme di supporto socioeducativo con l’ausilio di educatori per interventi domiciliari;percorsi di integrazione scolastica di ragazze e ragazzi con disabilità, percorsi di sperimentazione di scuole aperte alla comunità.
Infine, i restanti 800 mila euro saranno destinati al rafforzamento dei servizi per le persone senza fissa dimora. In questo caso, i fondi andranno esclusivamente ai distretti che comprendono un Comune con più di 50 mila abitanti, dove il fenomeno della grave emarginazione adulta e senza dimora è più diffuso, per garantire la prevenzione del contagio da Coronavirus eliminando o riducendo la presenza in “strada” di queste persone specialmente in vista dei mesi invernali. Tra le azioni previste, l’aumento dei posti di accoglienza sulle 24 ore, la sperimentazionedi percorsi abitativi in autonomia quali l’housing first (piccoli appartamenti indipendenti); una maggiore diffusione dei servizi di assistenza in strada (unità di strada sociali per i senza dimora) e di risposta ai bisogni sanitari e primari (mense, docce); attività di orientamento e accompagnamento ai servizi (sanitari, del lavoro…) nell’ambito di progetti per l’autonomia socio-lavorativa.
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