La sanità metropolitana di Bologna oltre l’emergenza: pronto il piano di riorganizzazione

Dopo aver affrontato i mesi più duri dell’emergenza sanitaria, grazie a un lavoro di squadra regionale che ha visto tutto il territorio, da Piacenza a Rimini, impegnato in una collaborazione reciproca e continua, si ridisegna l’attività sanitaria dell’area metropolitana di Bologna. L’epidemia Covid-19, infatti, ha inevitabilmente inciso sull’assetto delle strutture ospedaliere, a partire dalla riconversione dei posti letto riservati ai pazienti ricoverati e dalla conseguente necessità di riorganizzarne la distribuzione.

Si parte proprio dalla riorganizzazione temporanea dei posti letto e dalla valorizzazione delle migliori risorse di tutte le strutture metropolitane, che permetteranno di mantenere l’elevato livello di qualità del sistema sanitario bolognese. Il piano prevede importanti investimenti che richiederanno, oltre agli 86 milioni di euro già stanziati, ulteriori 180 milioni nei prossimi 5 anni.

Un piano costruito insieme da Regione, Comune, Conferenza territoriale sociale e sanitaria metropolitana, Policlinico Sant’Orsola, Azienda Usl di Bologna e di Imola, Istituto Ortopedico Rizzoli, e condiviso con le organizzazioni sindacali.

A fare il punto sul futuro della sanità metropolitana dopo l’emergenza sanitaria, sono stati questa mattina in videoconferenza stampa dalla Regione l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini, e il presidente della Conferenza territoriale sociale e sanitaria metropolitana, Giuliano Barigazzi. Collegati da remoto i quattro direttori generali dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna, dell’Azienda Usl di Bologna, dell’Irccs Istituto Ortopedico Rizzoli e dell’Azienda Usl di Imola: Chiara Gibertoni, Paolo Bordon, Anselmo Campagna e Andrea Rossi.

Forte integrazione tra le Aziende, riorganizzazione e ristrutturazioni le linee d’azione condivise che, da maggio ad oggi, hanno consentito il recupero di oltre 250 posti letto negli ospedali pubblici, portando così il numero di posti per i quali si ipotizza una ricollocazione al di fuori della rete a 88 per il Policlinico Sant’Orsola, 25 per l’Istituto Ortopedico Rizzoli e 30 per l’Azienda Usl di Bologna.

Il trasferimento complessivo, dunque, riguarderà solo 143 posti e sarà temporaneo, limitato a 24-36 mesi, il tempo necessario per portare a termine i primi lavori strutturali previsti dal piano. Un numero che si è molto ridimensionato, grazie alle azioni intraprese in accordo con la Regione e la Conferenza territoriale sociale e sanitaria di Bologna, rispetto alla perdita di oltre 400 posti – tra Sant’Orsola, Azienda Usl e Rizzoli – stimata dalle Aziende con una prima, immediata analisi svolta nella fase finale del picco epidemico Covid-19.

Molte le azioni già messe in campo per risolvere le criticità, dalla riorganizzazione dell’attività clinica al recupero o riconversione di ambienti non utilizzati, e altrettante quelle previste per fronteggiare l’immediato futuro.

Policlinico Sant’Orsola  

Al Sant’Orsola è stata riorganizzata l’attività clinica, migliorato l’utilizzo di posti letto, ristrutturati settori/stanze occupate da altre destinazioni o non utilizzate, riconvertendole in degenza; è stato potenziato l’organico per avviare l’attività in aree attualmente non attive; sono state ricollocate, nella prospettiva di una appropriatezza e qualificazione del percorso di cura, attività sanitarie in altri ospedali della rete pubblica.

É stata anche avviata una collaborazione con la Fondazione Policlinico Sant’Orsola, che prevede la realizzazione di un progetto di accoglienza per i pazienti provenienti non da Bologna, in particolare se in attesa di esito del tampone per rilevare la presenza di Coronavirus, in strutture extra ospedaliere.
I posti letto più urgenti ancora da ricollocare sono quelli delle Unità Operative di Chirurgia orale e maxillo facciale, Chirurgia plastica, Otorinolaringoiatria e audiologia per cui si sta programmando il trasferimento dell’attività presso l’Ospedale Bellaria. Inoltre, per i posti letto di Ortopedia,in particolare per attività traumatologica, sarà necessario identificare un luogo da affittare mediante interpello rivolto a strutture autorizzate e accreditate.
Una situazione transitoria, riassorbita non appena saranno ultimati i lavori al via in questi giorni nelle ali A e B del Padiglione 5 (tempo stimato di circa 24-36 mesi), che consentiranno un recupero di 120 posti letto.

Azienda Usl Bologna 

Per quanto riguarda l’Azienda sanitaria di Bologna, è previstolo sviluppo del progetto di ambito urologico, denominato “stone center”, presso l’Ospedale di San Giovanni in Persiceto, con l’apertura di 6 posti letto dell’Azienda ospedaliero universitaria e l’identificazione della piattaforma operatoria del medesimo ospedale come principale sede metropolitana per la risposta alla patologia litiasica, con conseguente incremento di sedute operatorie dedicate.

E ancora: lo sviluppo organizzativo dell’attività di chirurgia generale a medio-bassa complessità con riarticolazione dell’offerta sulle sedi di San Giovanni in Persiceto, ove verrà garantita la risposta ai cittadini residenti nel territorio della Pianura Ovest, e Bazzano, identificata come principale piattaforma logistica del programma di medio-bassa complessità chirurgica del dipartimento chirurgico aziendale.
Sempre all’ospedale di Bazzano saranno potenziati i posti letto delle cure intermedie, un’attività inizialmente pianificata per gli inizi del 2020 e che viene confermata sebbene, in conseguenza della pandemia, sia necessaria una ripianificazione temporale correlata agli interventi strutturali da avviare sullo stabilimento di Bazzano.

Si punterà anche sulla sempre maggiore caratterizzazione dell’Ospedale Maggiore per l’attività chirurgica ad alta complessità, con focus sulla patologia oncologica e in emergenza/urgenza. Ospedale Maggiore dove è inoltre previsto l’ampliamento della dotazione di letti semintensivi e intensivi nell’ambito del progetto Hub regionale terapie intensive.

E ancora,  l’Ausl sta provvedendo a ricollocare per un periodo di circa due anni mediante l’affitto logistico di spazi in strutture accreditate e autorizzate da individuarsi previo interpello (mantenendo per sé la dotazione di personale), i posti letto di cure intermedie e di post acuti attualmente collocati presso l’ospedale Bellaria, in modo tale da rendere disponibili circa 30 posti letto destinati ad accogliere l’attività chirurgica di maxillo facciale, chirurgia plastica e otorinolaringoiatrica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria. In questo modo viene a realizzarsi una piattaforma unica per la risposta alle patologie del distretto testa-collo al servizio dei cittadini dell’area bolognese.

Istituto Ortopedico Rizzoli

Rispetto ad una ipotesi iniziale di riduzione della dotazione di 115 posti letto, una analisi interna più approfondita ha permesso di limitare di oltre la metà tale riduzione, portandola a 53 posti letto. Due gli obiettivi su cui è necessario lavorare: da un lato realizzare, con specifici investimenti, un programma di ammodernamento tecnologico ed ampliamento strutturale dell’Istituto, dall’altro ricollocare presso piattaforme esterne alla rete degli ospedali pubblici un volume di attività pari ad almeno 25 posti letto.

Si lavora anche sul progetto di Rete Ortopedica Metropolitana. Questo nuovo assetto consentirà di sviluppare protocolli per la ripartizione dei pazienti traumatologici tra le strutture ospedaliere presenti sul territorio, con il forte coinvolgimento dell’Azienda Usl di Imola che si farà carico di una quota di traumatologia anche per territori limitrofi, come Ozzano, San Lazzaro, Budrio e Molinella; un piano da cui si attendono miglioramenti sia in termini maggiore tempestività del trattamento, sia della prossimità alla residenza del paziente. La realizzazione della Rete Traumatologica Metropolitana prevede: l’acquisizione da parte dello IOR di 25 posti letto presso l’ospedale Maggiore in quanto Trauma Center e da assegnare a equipe afferenti all’Istituto, consentendo così al Rizzoli di potenziare e concentrare le attività in elezione e gli interventi più complessi; l’istituzione di un coordinamento dei nodi “chirurgici” e delle interfacce con la rete dell’emergenza -in ingresso- e la rete riabilitativa e della post acuzie -in uscita-, al fine di governare l’intero processo per prevenire la congestione dei centri traumatologici metropolitani di riferimento.

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