Assunto il Piano Territoriale Metropolitano: per la prima volta in Italia gli oneri urbanistici andranno anche alla Città metropolitana
Con l’assunzione della proposta di Piano Territoriale Metropolitano, firmata il 15 luglio dal sindaco metropolitano Virginio Merola, la Città metropolitana si appresta a completare il percorso di formazione del nuovo strumento di pianificazione metropolitana, una delle più significative innovazioni della nuova legge urbanistica regionale, che sostituirà il vecchio piano provinciale (PTCP).
Fino al 20 ottobre verranno raccolte osservazioni e considerazioni di enti territoriali, portatori di interesse, cittadini e associazioni, relative alla proposta di Piano (che verrà anche presentato in un’iniziativa pubblica).
Il Piano adottato, modificato a seguito delle osservazioni, proposte e contributi, verrà poi trasmesso il prossimo febbraio al Comitato Urbanistico Regionale (CUR) per l’espressione del parere di competenza per arrivare poi all’approvazione definitiva a marzo 2021.
Nella proposta di Piano sono contenuti elementi che rappresentano una svolta importante. Per la prima volta a livello nazionale infatti gli oneri di urbanizzazione non rimarranno solo alle amministrazioni comunali: il 50% degli oneri urbanistici di tutti i Comuni, e in particolare dei Comuni dove saranno permesse le nuove urbanizzazioni (sia per insediamenti di imprese che residenziali), andranno nel nuovo fondo perequativo metropolitano. Un “tesoretto”, stimato in almeno 10 milioni di euro all’anno, con il quale si finanzieranno interventi di rigenerazione urbana e ambientale, di sviluppo turistico e economico, di infrastrutture per la mobilità sostenibile. Tutto a sostegno dei Comuni più fragili sotto il profilo demografico e dei servizi e meno “attrattivi” per le imprese, cioè quelli di montagna e della pianura più periferica.
“Il PTM – è il commento del sindaco metropolitano Virginio Merola – apre una nuova stagione nella quale per la prima volta in Italia le risorse che derivano dall’urbanistica andranno anche verso i territori più deboli. Si tratta di una scelta importantissima che farà discutere, ma noi siamo un organismo federato di Comuni e quindi confido che sarà condivisa. Perché un Comune da solo non ha nessuna possibilità e un sindaco capace è quello che sa uscire dai confini del proprio comune. Quella assunta oggi è una scelta, equa e sostenibile, con la quale affermiamo che il capoluogo senza la sua area metropolitana non sarebbe un’isola felice, che l’Appennino e i territori più periferici non sono le “cenerentole” ma il serbatoio di aria, acqua, suolo e ambiente per il resto della città metropolitana e che per questo devono essere ricompensati in termini di accessibilità, servizi, investimenti, lotta al dissesto, opportunità di lavoro.
Ancora una volta – continua Merola – la Città metropolitana di Bologna fa da apripista a livello nazionale creando uno strumento del tutto innovativo grazie al quale si potranno realizzare importanti interventi non più legati a fondi nazionali erogati una tantum. Una nuova stagione orientata a garantire che ogni trasformazione edilizia e urbanistica sia sostenibile sotto il profilo economico, sociale e ambientale. Ora si apre la fase delle osservazioni che, come per tutti i cambiamenti importanti, sono convinto sarà ricca ed interessante.”
“Si avvia – aggiunge il Consigliere metropolitano con delega alla Pianificazione Marco Monesi – una fase di discussione aperta a tutti per dare un ulteriore contributo al Piano in vista della sua adozione definitiva.
Il PTM è un altro tassello fondamentale, dopo il Piano strategico metropolitano, la Carta di Bologna e il PUMS, che in questi anni hanno dato alla Città metropolitana un ruolo sempre più significativo. Piani che stanno disegnando il futuro del nostro territorio ma che sono stati affiancati da investimenti molto importanti che hanno visto come protagonista sempre la Città metropolitana: penso ai 40 milioni del Bando Periferie ai 110 milioni del Patto per Bologna metropolitana e in ultimo ai fondi che ci sono stati assegnati per la Bicipolitana.
Cosa dice il PTM? Che abbiamo bisogno di crescere e svilupparci ma in modo sostenibile e soprattutto introduce un concetto rivoluzionario: la redistribuzione delle risorse che derivano dai nuovi insediamenti andranno non solo ai comuni nei quali avvengono ma anche agli altri che non hanno le stesse caratteristiche di attrattività ma che ugualmente offrono un contributo importante al nostro sistema metropolitano. Con il Ptm diamo sostanza al concetto di assetto federale della Città metropolitana”.
Il PTM si pone come uno strumento alleato della ripartenza per due motivi.
- Fonda le basi del futuro metropolitano sulla salute delle persone attraverso la preservazione delle risorse ambientali principali: suolo, aria, acqua.
- Definisce strategie per l’attrazione di investimenti economici e produttivi, collocati in modo sostenibile sotto il profilo della mobilità e delle risorse ambientali.
La proposta di Piano ribadisce e rafforza i contenuti già presenti nel documento degli obiettivi strategici approvato dal Consiglio metropolitano a febbraio 2020, ponendosi come uno strumento chiamato a governare il territorio e a garantire la tutela dei servizi ecosistemici, promuovere la rigenerazione urbana, contrarre il consumo di suolo e ridistribuire le risorse su tutto il territorio metropolitano, a salvaguardia delle specificità locali e a contrasto delle fragilità.
La consultazione e il percorso partecipativo
L’assunzione della proposta del PTM sottoscritta dal sindaco metropolitano Merola è stato preceduto da una fase di consultazione del territorio, in collaborazione con la Fondazione Innovazione, con approfondite interviste ai 55 sindaci e a quasi 250 Consiglieri comunali e con la raccolta dei contributi degli Enti e soggetti competenti in materia ambientale.
Temi centrali emersi dal confronto sono: la richiesta di assicurare maggiore sicurezza territoriale e sostenibilità ambientale, la necessità di un Piano equo da costruire a partire dal riconoscimento delle peculiarità dei singoli territori e tale da generare un miglioramento della condizione complessiva della vita urbana e metropolitana, agendo in particolare sulla rigenerazione e riqualificazione del patrimonio metropolitano e delle aree rurali.
Le cinque sfide multi-obiettivo
Grazie al percorso di partecipazione è stato possibile affinare gli obiettivi strategici della fase di avvio declinandoli in cinque sfide multi-obiettivo:
- Tutelare il suolo: contrastare la dispersione urbana e il consumo di suolo, per difendere la produzione agricola e per salvaguardare gli ecosistemi naturali, il piano dice stop all’uso improprio di terreno fertile per usi che contrastano l’agricoltura.
- Garantire sicurezza: mettere in sicurezza il territorio e le persone contro gli effetti della crisi climatica. Esondazioni, terremoti e frane sono eventi da prevenire con una pianificazione attenta in modo da evitare le emergenze degli ultimi anni.
- Assicurare inclusione e vivibilità: contrastare le fragilità sociali, economiche e demografiche, innescando e orientando processi di rigenerazione del territorio urbanizzato, qualificando i servizi di welfare con particolare attenzione ai territori fragili. Per questo proposito il PTM assume la mobilità sostenibile e il ruolo dei centri abitati come criteri fondanti per l’ammissibilità dei nuovi insediamenti residenziali, dell’insediamento di funzioni ad alta attrattività, del potenziamento degli ambiti produttivi sovracomunali, della realizzazione di nuove dotazioni metropolitane.
- Attrarre investimenti sostenibili: promuovere l’attrattività e l’accessibilità, rafforzando e qualificando in chiave sostenibile reti e nodi metropolitani. Sono stati individuati 32 ambiti produttivi di rilievo sovracomunale (di cui 4 grandi HUB metropolitani: Martignone, Castel San Pietro, Altedo, Imola) nei quali concentrare politiche per l’attrazione di nuovi investimenti per il lavoro e l’impresa.
- Appennino, via Emilia e pianura: un solo territorio: qui c’è forse la vera nuova anima del PTM. Per la prima volta nel territorio nazionale, si è voluto costruire uno strumento finanziario che non lasci indietro nessun Comune e nessun cittadino. Se infatti è vero che per la sostenibilità ambientale e le regole del mercato globale non è più possibile costruire ovunque, deve essere altrettanto vero che le risorse che derivano dall’urbanistica devono andare anche verso i territori più deboli: la montagna e la pianura più periferica.
I documenti integrali della proposta di Piano sono consultabili su www.ptmbologna.it
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