Conoscenza e innovazione, competitività, sostenibilità ambientale e sviluppo del territorio. La Regione si muove in sintonia rispetto ai pilastri del Psr, Piano di sviluppo rurale 2014-2020 con un investimento complessivo di 1 miliardo e 13 milioni di euro in ambito agricolo. Una capacità di erogare i contributi che conferisce all’Emilia-Romagna un primato in ambito nazionale.
Dagli inizi della programmazione a oggi i pagamenti erogati in termini di spesa pubblica hanno portato a un totale di contributi pari a 648,12 milioni, mentre dall’inizio dell’anno sono stati liquidati 71,1 milioni di euro. In Regione a beneficiare dei fondi previsti dal Psr sono soprattutto i territori montani, con fondi per oltre 386 milioni di euro e un’incidenza del 38% delle risorse concesse.
“E’ un risultato di grande valore– commenta l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi– tanto più perché ottenuto in un momento molto difficile come quello dell’emergenza coronavirus e del lockdown. Si conferma la capacità amministrativa della nostra Regione di saper distribuire risorse al comparto agricolo, dalle singole imprese alle organizzazioni, dagli agriturismi alle piccole realtà del biologico locale. Un mondo che costituisce un’importante ricchezza economica, sociale e ambientale per tutto il nostro territorio e che va preservato e tutelato”.
“Continueremo nell’opera di distribuzione tramite bandi sulle singole misure del Piano di sviluppo rurale- conclude Mammi-, perché investire e stimolare la competitività del nostro settore agroalimentare incide in maniera vitale e positiva sull’economia rurale della nostra regione”.
Il Piano di sviluppo Rurale
Approvato dalla commissione europea, il Psr definisce la strategia regionale per lo sviluppo del sistema agroalimentare, investe fondi che provengono da Ue, Stato e Regione (pari all’ 86,3% delle risorse disponibili) e che interessano oltre 23mila beneficiari, di cui oltre 2800 giovani e 4500 donne.
Il programma inoltre riconosce i contributi comunitari solo ai paesi che sono in grado di impegnarli e l’Emilia-Romagna, al 5 giugno scorso e con sei mesi di anticipo rispetto a quanto previsto dalle norme comunitarie, aveva già raggiunto il valore target necessario a evitare il disimpegno dei fondi non utilizzati, facendo così notare una capacità di erogazione di risorse comunitarie tra le migliori in Italia.
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