“Decamerock” al Teatro Bibiena di Sant’Agata
Mercoledì 12 febbraio, ore 21
Teatro Bibena, via 2 agosto 1980
Sant’Agata Bolognese
Massimo Cotto in “Poesia e civiltà”
Con Mauro Ermanno Giovanardi, Chiara Buratti e Francesco Santalucia.
Se sapessimo a che ora è la fine del mondo, se sapessimo con assoluta precisione che quella che sta per venire è l’ultima notte, probabilmente ci dedicheremmo a fare l’amore, a mangiare, bere e stringerci più forte. Che bello sarebbe però se avessimo la forza e il coraggio di sederci davanti a un camino per sentire qualcuno raccontare delle storie semplici come la vita e profonde come il giorno che non verrà.
Il nuovo spettacolo di Massimo Cotto, dopo Chelsea Hotel, Rock Bazar e Col tempo sai, oltre che essere un piccolo omaggio a L’ultimo giorno di sole dell’amico Giorgio Faletti, è ambientato in un’ultima ipotetica notte dove c’è un uomo che racconta, una donna che parla e canta, persone che suonano e il mondo che ascolta. Sono storie rock, perché quello è il suo mondo, ma dove per rock si intende un’attitudine più che un suono. Sono dieci storie di amore e morte, potere e bellezza. Storie che attraversano come una lancia la letteratura e la musica, la poesia, lo sport e la quotidianità, di persone famose o sconosciute, accomunate dall’essere al centro di avventure incredibili, che nemmeno a raccontarle sembrano vere.
Massimo Cotto, giornalista e voce di Virgin Radio, racconta come si raccontava una volta: nei fienili dopo la vendemmia, nelle camere dei bambini mentre fuori piove e tutto è freddo, prima di dormire. Favole, a volte spaventose, altre volte struggenti. Accanto a lui Chiara Buratti e Mauro Ermanno Giovanardi. Perché a volte, le parole non bastano e c’è bisogno di musica per scaldare i cuori.
E alla fine, a volte, accade il miracolo: la parola regala un’altra notte e poi un’altra ancora, fino alla decima notte in cui tutto inesorabilmente, si ferma. Questo è il Decamerock, uno spettacolo che può durare un tempo sfalsato, da una a dieci sere. Con un narrattore, una cantattrice e infiniti giri attorno alla parola, senza mai perdersi, anzi, ritrovando sempre la strada del raccontare.