Falzone, che aveva immediatamente incontrato le parti sindacali, la Usb in particolare, chiesto l’attivazione di un tavolo di salvaguardia e poi ricevuto alcuni rappresentanti dell’azienda per un colloquio informale, ha annunciato ai tanti lavoratori presenti di voler tenere la guardia alta, e se possibile alzare l’asticella: “Bisogna coinvolgere tutto il territorio, oltre ad aprire immediatamente il tavolo istituzionale. Ho incontrato i rappresentanti della società, e ho capito che c’è tanta confusione e l’assenza di un concreto piano industriale. Le crisi possono accadere, ma la mancanza di un piano industriale espone a conseguenze negative: quindi interverremo, ho detto loro, come Amministrazione Comunale, perché da un lato c’è un impatto sociale per le famiglie del territorio, dall’altro una ricaduta di sviluppo su questo sito. La mia preoccupazione, insomma, sta nei numeri, certo, di questo annunciato licenziamento collettivo, ma anche nel futuro di questa azienda. Non vogliamo la chiusura né la delocalizzazione della produzione da Calderara, per l’indotto e per i cittadini del Comune che rappresento”. Di qui le azioni immediate: “Mi è stato assicurato dall’azienda che non c’è intenzione di chiudere, ma bisogna resistere, e per questo utilizzare anche, da subito, gli strumenti istituzionali. Non si possono usare i lavoratori come semplici numeri. Battiamoci per il diritto al lavoro”.
Ufficio stampa Comune Calderara