Le interviste di CBN: Pierluigi Veronesi
Questo mese il focus dell’intervista di CBN riguarda le grandi passioni. Come la passione innata per i motori e le vetture da competizione che ha reso il persicetano Pierluigi Veronesi, classe ’88, un pilota professionista. Nonostante la giovane età Pierluigi ha già le idee molto chiare e, con la dovuta determinazione che lo contraddistingue, ha già intrapreso progetti di vita importanti. Oltre ad essere pilota automobilistico nelle gare del circuito NASCAR Whelen Euro Series, è anche test-driver per Automobili Lamborghini e impegnato in uno specifico progetto sociale denominato “Sbomber”, nato per fornire sostegno ai bambini malati e alle rispettive famiglie.
Lo abbiamo incontrato proprio in questo periodo in cui è andato concludendosi il campionato europeo NASCAR 2019 dove Pierluigi, nella finale di Zolder in Belgio, è riuscito a posizionarsi tra i primi dieci. Il pilota Veronesi ha dunque terminato la sua seconda stagione al 7º posto su 41 piloti, un ottimo risultato che certamente sarà incoraggiante per il futuro, se si considera che solo l’anno scorso ha fatto il suo esordio in questo tipo di competizione (arrivando a classificarsi al 12º posto).
Partiamo dall’inizio, com’è nata la tua passione per i motori e le auto da corsa?
Già da bambino ero affascinato dalla velocità e nutrivo un interesse particolare per le auto in generale. All’età di 8 anni mio padre, assecondando questa mia passione, mi ha regalato il primo go kart. E, quasi senza rendermene conto, da lì è partita la mia avventura: ho iniziato a destreggiarmi tra i motori, a correre veloce e a gareggiare. A dodici anni sono entrato nel mondo delle competizioni e nel 2004 ho raggiunto il podio (classificato al secondo posto) al Campionato Italiano Kart Cat.100 ICA UISP.
Da questa prima esperienza con i Go Kart, com’è proseguita la tua ascesa verso il mondo automobilistico?
Nel 2006, leggendo un annuncio sul settimanale Autosprint, ho partecipato ad un Concorso Piloti “Rampa di Lancio”, vincendolo, e sono approdato all’automobilismo ottenendo al mio esordio pole position e vittoria sul tracciato di Varano di Melegari in Formula Gloria. Tre anni dopo mi sono “laureato” Campione Italiano Formula 2000, gareggiando con una Dallara F.3 motorizzata Opel. Sempre nel 2009 il settimanale Autosprint mi ha conferito il premio “Casco d’Oro” giovani. Ho continuato a gareggiare e impegnarmi duramente fintanto che nel 2015 mi sono posizionato Vice Campione di Formula 2 I.T. e ho avuto l’onore di essere stato premiato da Giancarlo Minardi, come vincitore assoluto del “Memorial Luciano Conti dell’Automobile Club Bologna”.
Tanti successi che, passo dopo passo, ti hanno permesso di crescere ulteriormente a livello professionale e come pilota, ci racconti il tuo percorso?
Sicuramente tutte queste gare e competizioni cui ho partecipato hanno irrobustito la mia passione, permettendomi di acquisire sempre maggiori competenze tecniche e abilità. Inoltre in questi anni, precisamente nel 2010, ho iniziato a lavorare presso Automobili Lamborghini come test-driver in ambito ricerca e sviluppo, che significa che mi occupo di collaudare prototipi di vetture. È un lavoro molto stimolante che mi dà la possibilità, oltre che di rimanere nell’ambito motori, anche di misurarmi con nuove tecnologie e innovazioni. Ovviamente porto avanti il mio lavoro in parallelo al mio essere pilota professionista e, in quest’ultimo ambito, nel 2017, ho partecipato – su invito del CEO della NASCAR Whelen Euro Series Jerome Galpin – ad un test collettivo di selezione piloti (Drivers Recruitment Program) volto alla ricerca di giovani piloti di talento, dove ho realizzato un ottimo tempo che mi ha permesso di approdare per la prima volta al Campionato Europeo NASCAR. [Ndr. Si tratta di uno dei più importanti campionati automobilistici riconosciuti a livello internazionale, organizzato e gestito dalla “National Association for Stock Car Auto Racing” (NASCAR) di matrice Statunitense che, da qualche anno a questa parte, si è affacciato sui circuiti europei.]
Il tuo approdo nel mondo NASCAR cosa ha rappresentato per te e il tuo percorso come pilota professionista?
Nel 2018 sono riuscito, con grande soddisfazione, a terminare il Campionato NASCAR Europeo, posizionandomi a ridosso della top-ten, ovvero al 12° posto. Parlo di grande soddisfazione perché in questo tipo di competizioni non c’è molta meritocrazia, i piloti, infatti, per gareggiare oltre al talento devono farsi carico di pagare ingenti somme e quindi trovare diverse sponsorizzazioni: in queste condizioni non è affatto facile affermarsi. Di positivo, invece, ho riscontrato che nella Serie NASCAR, dove la visibilità mediatica è altissima, c’è ancora un rapporto molto umano con il pubblico che ha possibilità di interagire con i piloti fino a pochi minuti dalla partenza delle gare… Io stesso organizzo spesso, con i miei gruppi di sostenitori, giri ai box e momenti in pista. Inoltre le vetture, guidate in gara, sono auto dalla guida poco sofisticata “stile pilota Formula 1 anni ’80”, dove è d’obbligo la tecnica del “punta-tacco”, dato che sono vetture non dotate di particolari strumentazioni o meccanismi tecnologici e volante, cruscotto e pedali sono molto spartani. Il che rende tutto più autentico (come approccio) e più avvincente. Sono legato al numero 27, che è il numero con il quale ho vinto il Campionato nel 2009, ed anche perché associo il numero a due piloti a me molto cari: Gilles Villeneuve per la sua grinta e passione, ed Ayrton Senna sia per essere stato campione indiscusso, ma soprattutto per il suo lato umano.
Parliamo ora del tuo progetto sociale “Sbomber”, che da qualche anno ti vede impegnato in diverse attività collaterali, di cosa si tratta?
Quest’anno ho avviato un progetto chiamato “Sbomber” (che deriva dal nomignolo che simpaticamente i miei amici mi hanno affibbiato), con l’Associazione “Bimbo Tu”, Onlus che già conoscevo e con la quale invece collaboro da qualche anno. Proprio in virtù del loro operare con dedizione e trasparenza, ho deciso di impegnarmi maggiormente in questo ambito insieme a loro. In particolare Bimbo Tu è una Onlus che si occupa di aiutare i bambini malati che sono ricoverati all’Ospedale Bellaria, e le rispettive famiglie, in particolare sostiene la ricerca ai tumori e alle malattie del sistema nervoso centrale. Nasce quindi la figura di Sbomber che è colui che affronta con il sorriso i problemi di ogni giorno ed è sempre in prima fila per aiutare gli altri. Importante è quindi dire che chiunque può diventare uno Sbomber… Per questo ho creato una community, che spero presto possa divenire una grande famiglia, dove tutti possono, acquistando un gadget legato al progetto, fare parte di questa comunità impegnata ad aiutare chi ha più bisogno. In pratica a chi acquista un prodotto della linea Sbomber (magliette, cappellini, portachiavi, disponibili anche in e-commerce), il cui ricavato delle vendite è devoluto a questa associazione bolognese, chiedo di scattarsi una foto e condividerla utilizzando l’hastag #SBOMBERFAMILY sui canali social, in questo modo la foto va automaticamente nella gallery del sito in modo da rendere questa community sempre più attenta e numerosa. Al motto di “Acquista, Scatta e Condividi” tutti possono essere uno Sbomber!
Riferimenti:
www.sbomber.com
www.pierluigiveronesi.it
Laura Palopoli