I cittadini si riattivano per il clima, ma l’Emilia Romagna rimane ferma su infrastrutture pensate nel passato. Si sviluppi un dibattito per la programmazione del gettito autostradale per il trasporto pubblico e non per altro cemento.
L’Emergenza Climatica non può permettere alla politica di fare scelte incoerenti: rapporti dell’IPCC ci ricordano che rimane poco più di un decennio per evitare il raggiungimento di condizioni irreversibili del cambio clima e le attuali decisioni sullo sviluppo della rete di infrastrutture saranno fortemente determinanti.
Invece, nel momento in cui i drammi della Crisi Climatica stanno segnando le cronache mondiali – dagli incendi in Siberia e Amazzonia, all’uragano alle Bahamas – mettendo in ginocchio anche il settore agroalimentare, rimarrà indelebile in Emilia-Romagna l’impronta di scelte politiche in continuità col passato.
Le autostrade e i vari collegamenti accessori continuano ad essere al centro delle priorità politiche e di investimento in tutta la regione ed in particolare in Emilia: la Cispadana e i suoi collegamenti tra Ferrara e Parma, la bretella Campogalliano Sassuolo a Modena, il Passante Nord di Bologna, e il cantiere TI-BRE in realizzazione a Parma. Proprio il Piano Regionale dei Trasporti (PRIT) di Bonaccini, in fase di approvazione, ruota prima di tutto attorno a queste priorità.
La decisione della Regione Emilia-Romagna di mettere sul piatto dell’autostrada Cispadana altri 100 milioni di euro rafforza la corsa del territorio verso la mobilità su gomma, a favore dei grandi gruppi coinvolti nelle opere.
Proprio ieri il neo Ministro De Micheli ha sciaguratamente firmato il progetto definitivo della bretella tra Modena e Sassuolo pensata ben 40 anni fa senza considerare che già nei primi anni 2000, sullo steso tracciato è stata completata una superstrada a due corsie per senso di marcia.
Il plauso di Confindustria Ceramica, dopo mesi di pressione, secondo Legambiente pone definitivamente l’organizzazione di categoria tra le realtà insensibili all’Emergenza Climatica della nostra regione.
Inoltre, durante il dibattito sul Decreto “Sbloccacantieri” alcuni parlamentari parmensi hanno presentato un ordine del giorno per un’autostrada che scavalchi il Po.
“Nonostante la battaglia contro gli effetti dei Cambiamenti Climatici, la realizzazione di nuove autostrade è dalla parte sbagliata della storia rispetto ai contenuti della settimana di azioni per il clima, che vede al centro le mobilitazioni globali ed il protagonismo delle giovani generazioni. Sarebbe un segnale di vero cambiamento e di ascolto quello di forze politiche volenterose di riaprire il dibattito sulle infrastrutture modificandone gli attuali esiti” – sollecita Legambiente.
Legambiente segnala, inoltre, un ulteriore tema in contraddizione con la programmazione legata agli investimenti nemici del clima: “nei rapporti con le Società Autostradali la politica locale ha scelto di utilizzarle come “salvadanaio” per incentivare il traffico su gomma, diversamente da Enti di altri territori che hanno reindirizzato le risorse delle Società concessionarie verso il ferro”, denuncia Legambiente.
«Per fare qualche esempio esiste un “fondo ferrovia” richiesto dalle province di Trento e Bolzano in cui convergono fondi della A22, quando invece in Emilia-Romagna, la società interessata è impegnata nei progetti di due autostrade»
Secondo l’associazione, in Emilia-Romagna le scelte hanno orientato gli investimenti dei concessionari su ulteriore asfalto. Tra gli esempi riscontrabili sul territorio regionale:
• il ramo di TI-BRE nel parmense (funzionalmente inutile) la cui realizzazione è stata vincolata ad un sensibile aumento dei pedaggi sulla A 15, già una delle tratte più costose del Paese, in cui oltretutto l’opzione ferroviaria continua a non essere competitiva. L’operazione è però stata funzionale alla proroga della concessione senza gara ad Autocisa per ulteriori 30 anni;
• il coinvolgimento di Autobrennero per la realizzazione della bretella Campogalliano Sassuolo;
• l’utilizzo dei fondi di Autostrade per l’Italia, per il Passante di Mezzo di Bologna ad esclusivo uso della mobilità su gomma e garantendo anche un risparmio alla stessa Autostrade; 1200 milioni al nodo bolognese di cui se ne utilizzerà probabilmente meno della metà solo per il potenziamento stradale;
• nella società Autostrada Regionale Cispadana (ARC) che dovrebbe realizzare tale opera, la quota di maggioranza è detenuta da Autobrennero.
«Per quanto dobbiamo continuare con un’idea distorta di sviluppo non più al passo con l’attuale contesto ambientale, sociale ed economico? Quali sono le priorità che si vogliono dare nella Settimana Globale di Azioni per il Clima? La politica ed il mondo economico si prendano le responsabilità del peso delle loro scelte che graveranno sulle future generazioni», conclude Legambiente.