Autonomia differenziata, si riparta dall’Emilia-Romagna. “Il Governo prenda il nostro progetto come base per una proposta che coinvolga tutte le Regioni. Lo diciamo senza arroganza, ma nella convinzione di aver avanzato un’idea che non divide il Paese – a partire dal sistema scolastico che, lo ribadisco, è e deve restare nazionale – ma che, al contrario, consenta a tutti di crescere e fare un passo avanti”.
Il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, si rivolge al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, di fronte ai continui stop imposti al percorso avviato ormai tempo fa. “Il progetto di autonomia dell’Emilia-Romagna non può rimanere vittima del braccio di ferro tra le due forze di maggioranza. Né può essere assimilato a quello avanzato da altre Regioni. Dire no alla nostra proposta come fosse un tutt’uno con le altre- sottolinea- è inaccettabile. Noi rivendichiamo la specificità del nostro progetto, il suo equilibrio e la sua riproducibilità per l’intero sistema delle Regioni”.
Esemplare il caso della scuola: “Da mesi assistiamo a una discussione totalmente decontestualizzata. Da un lato- spiega- c’è chi invoca la regionalizzazione del sistema scolastico, dall’altro chi ci spiega che viviamo nel migliore dei mondi possibili. L’Emilia-Romagna non chiede in alcun modo una scuola regionale. Per noi la scuola è e deve continuare a essere un sistema nazionale, che vive dell’autonomia riconosciuta agli istituti e del libero insegnamento dei docenti. Vogliamo però migliorare le cose, far crescere la qualità del sistema scolastico nazionale, a beneficio di chi vi studia, di chi vi lavora, delle famiglie. Il valore imprescindibile di un sistema di istruzione nazionale non si è esaurito nel tempo, ma trova oggi, casomai, una ragione in più nella complessità sociale che viviamo. Ed è proprio per questo che l’Emilia-Romagna non chiede di poter reclutare autonomamente gli insegnanti, né chiede di remunerarli con un contratto regionale. Non chiediamo neppure il trasferimento dell’Ufficio scolastico regionale: non una sola unità di personale, nel nostro progetto, dovrà transitare dallo Stato alla Regione”.
Viceversa, l’Emilia-Romagna chiede poche cose essenziali: “La prima è di poter programmare gli organici degli insegnanti d’intesa con l’Ufficio scolastico regionale, perché riteniamo di conoscere meglio dello Stato gli andamenti demografici e i fabbisogni del nostro territorio. Chiediamo poi di poter organizzare un più forte sistema integrato di istruzione e formazione professionale– prosegue Bonaccini-, con risorse certe e stabili nel tempo, oltre ad avere gli strumenti per potenziare l’offerta di istruzione tecnica, cruciale per un sistema manifatturiero avanzato come il nostro”. Infine, “chiediamo di poter gestire in autonomia, insieme a Comuni e Province, l’edilizia scolastica”.
“Dovrebbe essere chiaro a tutti che il nostro progetto non incrina in alcun modo il sistema nazionale d’istruzione, né interferisce minimamente con lo status, la contrattualizzazione e la remunerazione degli insegnanti. Vogliamo evitare, ad esempio, che ogni anno a settembre molti ragazzi debbano iniziare l’anno scolastico senza aver da subito i propri insegnanti. Vogliamo fare di più e meglio sulla messa in sicurezza e l’ammodernamento degli edifici scolastici, così come abbiamo fatto in una circostanza seppur drammatica come la ricostruzione delle scuole dopo il sisma del 2012, quando qui non venne perso un solo giorno di lezione”.
“E’ questo il nostro progetto, che regge benissimo di fronte alle legittime preoccupazioni espresse da più parti sulle altre proposte di autonomia differenziata. Il Governo ci risponda quindi sulle nostre proposte e non su quelle di altri. Un progetto, il nostro, fin dall’inizio condiviso con tutte le parti sociali, che ha in sé le soluzioni sulle questioni rivelatesi più divisive nel dibattito nazionale. Il Governo- chiude Bonaccini– ne faccia dunque la base di partenza per un processo di autonomia e responsabilizzazione che coinvolga tutte le Regioni”.
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