XXV Aprile anzolese: il Sindaco Veronesi risponde alla lista “Civicamente Uniti”
Gentilissimo Direttore,
la ringrazio per l’opportunità di replica che mi concede e che colgo di buon grado. Dapprima una premessa e subito dopo la replica.
La premessa.
L’ipocrisia non ha limiti, ma in campagna elettorale, purtroppo, assume toni “scientifici”. Accade così che la lista civicamente uniti, che ad Anzola ha imbarcato al proprio interno sostanzialmente tutto il centro destra, dagli ex berlusconiani di Gabriele Gallerani, alla Lega, Fratelli d’Italia, passando per il M5S, non solo ha avuto il “coraggio” di scrivere, nel documento di presentazione ufficiale del candidato sindaco Paolo Balboni (cito testualmente), che “questo paese, e questi cittadini, sono figli della Resistenza e dei valori che ha generato – valori di libertà che appartengono a tutti in quanto siamo figli di questa storia e ne siamo orgogliosi” (allego documento che chiedo espressamente di pubblicare), ma i loro esponenti – candidato sindaco in testa – si sono presentati alle celebrazioni del XXV aprile dove non erano mai, dico mai, venuti in decine di anni passati (e lo dichiara uno che partecipa alla cerimonia del XXV aprile, ad Anzola, da 27 anni). Peraltro, ovviamente, mai torneranno negli anni a venire. Le campagne elettorali, però, si sa, fanno miracoli, così, addirittura, anche i leghisti e gli ex berlusconiani sono diventati partigiani e forse li vedremo anche a Sabbiuno, dove sempre in 27 anni non li ho mai visti, oppure alla cerimonia del 5 dicembre (quando ricordiamo il rastrellamento di Anzola), dove, manco a dirlo, non si sono mai fatti vedere. Ma non basta: dichiarano di ispirarsi ai valori della resistenza, ma hanno candidato a sindaco una persona che sostiene che “dopotutto il fascismo ha fatto anche riforme sociali e bonificato l’agro pontino” (allego documento che chiedo espressamente di pubblicare) e candidato a capolista, come da manuale Cencelli, il nipote di un gerarca fascista, su cui il figlio, che ha militato per anni in consiglio comunale ad Anzola in rappresentanza della destra più intransigente, ha anche scritto un libro (che per inciso ho letto con interesse). E si badi: tanto per il padre quanto per il figlio ho sempre nutrito stima (pur nella grande diversità di vedute), ma la loro aperta e convinta condanna della lotta di liberazione ed il loro dichiarato odio per i partigiani, ribadito sempre e dovunque, mi porta in modo del tutto spontaneo e naturale a domandarmi: ma perché accettare di candidarsi in una lista che dichiara di essere figlia della resistenza se quei valori non solo non li ha mai condivisi, approvati, sostenuti, ma li ha invece apertamente condannati, denigrati ed osteggiati? Anche in questo caso temo che la campagna elettorale abbia fatto “miracoli”.
La replica.
Era doverosa la premessa che ho fatto per comprendere la motivazione sulla base della quale, civicamente uniti, nel suo articolo, ha astutamente scritto: “Siamo rimasti, dunque, profondamente delusi quando, durante le ricorrenze ufficiali del 25 aprile, abbiamo assistito al dileggiare, da parte del Sindaco Veronesi, di alcuni intervenuti non meglio identificati”.
Non meglio identificati? Ma scherziamo? Io li ho identificati eccome. Nel mio discorso, infatti, del quale conservo il testo scritto a disposizione di chiunque lo voglia leggere, io ho chiaramente affermato che: “dalla Resistenza è nata una costituzione che ci concede libertà ed opportunità, e le concede a tutti. Ed allora chi definisce il XXV aprile un derby tra fascisti e comunisti disprezza quel portato di libertà di cui pure gode”.
Chi ha utilizzato l’espressione “derby tra fascisti e comunisti?” Salvini. A chi quindi potevo mai riferirmi nel mio discorso? Alla Lega ovviamente. Altro che “intervenuti non meglio identificati”. Piuttosto, però, mi chiedo: perché dopo il mio passaggio sul “derby tra fascisti e comunisti”, il candidato sindaco Paolo Balboni ha frettolosamente abbandonato la piazza? Non ha scritto di riconoscersi nei valori della resistenza? Quell’esperienza che, fino a prova contraria, non ha visto comunisti contro fascisti, ma democrazia contro dittatura? Non si riconosce, Paolo Balboni, in una carta costituzionale nata da quella resistenza che è ispirata dall’antifascismo? La verità, scomoda, è presto detta: scrivere che ci si ispira ai valori della resistenza è molto facile, ma poi, alla prova dei fatti, Paolo Balboni, il XXV aprile, ha preferito compiacere, da grillino, gli alleati leghisti e della destra. E perché lo ha fatto? Semplice: perché in piazza Paolo Balboni era approdato solo per farsi vedere e sperare di “raccattare” qualche voto. Paolo Balboni ha partecipato per la prima – e ultima – volta nella sua vita, guarda caso proprio in periodo di campagna elettorale, alla cerimonia del XXV aprile, ma alla prova dei fatti ha solo dimostrato l’assoluta ipocrisia delle sue parole.
Giampiero Veronesi