“Questa legge, come tutte le leggi, va naturalmente applicata. Una legge cattiva può essere contrastata e, nel caso, cambiata, ma non disapplicata. Per quanto attiene invece i profili di costituzionalità delle norme, per fortuna in questo Paese esiste un organismo di garanzia e a quello ci rivolgiamo: si chiama Corte costituzionale”. Ed è alla Consulta “che abbiamo scelto di rivolgerci impugnando non l’intero Decreto, ma le norme che più direttamente riguardano le Regioni e i Comuni e che stanno generando conflitto e confusione”.
Così il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, al termine della seduta di Giunta durante la quale è maturata la decisione di ricorrere alla Corte costituzionale contro parti del Decreto sicurezza.
“La battaglia politica va fatta nelle sedi istituzionali preposte, oltre che in tutti i luoghi e con tutti i mezzi democratici che la nostra Costituzione assicura. Io- sottolinea Bonaccini– faccio il presidente di Regione e il mio compito non è quello di oppormi al Governo o al Parlamento, ma di governare l’Emilia-Romagna. Su questo decreto avevamo espresso diverse preoccupazioni, ravvisando contraddizioni. Alcune di queste si stanno profilando oggi in modo più chiaro”.
In particolare, “stiamo esaminando gli effetti che determina il potenziale conflitto tra norme vecchie ma non abolite e nuove disposizioni, ad esempio in materia di iscrizione all’anagrafe e residenza. Il caos legislativo e la contrapposizione tra Stato e Comuni non sono certo la premessa né per il buon funzionamento dell’accoglienza, né per accrescere la sicurezza delle comunità. La sanità, per fare un esempio, è competenza regionale e assicurare a tutte le persone il diritto ad accedere alle prestazioni sanitarie è compito nostro: lo dico nell’interesse di tutta la comunità, perché assicurare ai singoli le cure necessarie non è solo un diritto primario dei singoli, ma anche una garanzia di salute per l’intera comunità in cui vivono. Ricordo, per intenderci, che in Emilia-Romagna siamo la Regione che per prima ha imposto l’obbligo vaccinale. C’è quindi in gioco qualcosa che va oltre il sacrosanto diritto da parte di chiunque a ricevere le cure necessarie in caso di urgenza, diritto che non si può rischiare di mettere in discussione”.
“Stiamo quindi vagliando nel concreto tutte le contraddizioni che si determinano nell’applicazione della legge, riprendendo peraltro i rilievi che già avevamo sollevato nel momento del confronto e di cui, mi pare, non si sia tenuto adeguato conto. Abbiamo quindi scelto di adire alla Corte costituzionale impugnando non l’intero Decreto, ma le norme che più direttamente riguardano le Regioni e i Comuni e che stanno generando conflitto e confusione- chiude Bonaccini-. Non per portare su un altro terreno la battaglia politica, ribadisco, ma per dirimere la questione nella sede propria”.
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