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Agricoltura, emergenza cimice asiatica: danni nei campi e diffusione in case e magazzini

Non punge, non è pericolosa per il genere umano, ma causa gravi danni alle produzioni agricole può diventare fastidiosa quando si annida negli edifici. La cimice asiatica (Halyomorpha halys) si nutre infatti di piante danneggiando i raccolti e in autunno migra verso abitazioni, cantine e magazzini per passare l’inverno. Anche il caldo anomalo di questo periodo è una delle cause dell’invasione di sciami di cimici e in diverse aree dell’Emilia-Romagna si registrano numeri preoccupanti.

Le azioni della Regione sono rivolte sia agli agricoltori sia ai cittadini per l’allarme suscitato dal proliferare dell’Halyomorpha halys. A questo proposito, il servizio Fitosanitario regionale ha pubblicato nel 2015 e costantemente aggiornato un vademecum per affrontare l’invasione delle cimici informando sulle misure da adottare, le azioni per prevenirne e contenerne la presenza in casa e l’uso responsabile degli insetticidi,  poco utili per questo tipo di insetto.

Per quanto riguarda la ricerca, è stato finanziato dal Psr sulla misura ‘Innovazione’ un progetto, a cura di un Gruppo operativo formato da imprese agricole ed enti di ricerca, sul contrasto alla cimice.  Lo studio, che terminerà nel 2019 con un investimento di 380 mila euro, riguarda i predatori naturali dell’insetto, le tecniche di monitoraggio, le trappole e le modalità di difesa passiva.
Un secondo progetto di tipo sperimentale, sin dal 2016 è direttamente finanziato dalla Regione al Consorzio Fitosanitario di Modena con 30 mila euro all’anno e viene realizzato in collaborazione con l’Università di Modena e Reggio Emilia, il Centro di ricerca Crea. Qui vengono studiate le possibilità di impiego di alcune specie di insetti antagonisti autoctoni che attaccano le uova della cimice, riducendo di molto la popolazione degli insetti.
“Chiaramente- precisa l’assessore- tali tecniche di difesa biologica dovranno essere attentamente verificate e testate prima di diffonderle agli agricoltori; l’obiettivo concreto è di passare prima possibile dal laboratorio a situazioni di pre-campo”.

Si continua poi a guardare con interesse anche alle possibilità offerte dalla lotta biologica realizzata utilizzando specie di parassitoidi provenienti dalle zone di origine della cimice asiatica. Attualmente però esistono dei vincoli oggettivi che ne impediscono l’importazione e lo stesso antagonista esotico dovrà dar prova di efficacia nei nostri ambienti. La Regione Emilia-Romagna assieme alle altre Regioni italiane, ha presentato già nel 2015 la richiesta al ministero dell’Ambiente di modificare le norme che attualmente impediscono la diffusione di insetti antagonisti da altri ambienti per avviare un piano di lotta biologica.

Il servizio Fitosanitario regionale conferma che è indispensabile continuare il monitoraggio del fitofago, intrapreso in questi anni, per rilevare le prime presenze dell’insetto in campo in modo da seguirne l’evoluzione durante tutta la stagione vegetativa. A questo scopo sono state individuate alcune aziende sul territorio in cui eseguire i campionamenti mediante l’utilizzo di trappole a feromoni e controlli visivi in campo. Le informazioni vengono settimanalmente messe a disposizione dei tecnici e divulgate agli agricoltori attraverso i Bollettini di Produzione Integrata. Sono poi stati aggiornati i Disciplinari di Produzione Integrata in cui è stata inserita l’avversità sulle principali colture fruttifere e fornite informazioni sulle strategie di difesa dagli attacchi e le sostanze attive da utilizzare.

Ulteriori interventi riguardano la formazione e l’aggiornamento per gli agricoltori: la Regione, attraverso il servizio Fitosanitario regionale, ha organizzato numerosi incontri nelle province interessate sui sistemi di lotta e di contrasto attualmente a conoscenza del mondo scientifico.

La diffusione della cimice asiatica

La dannosità di questa cimice è aggravata, oltre che dalla sua polifagia, dall’elevato tasso riproduttivo, dalla facilità con cui si sposta nell’ambiente e dalla limitata efficacia, messa in evidenza da prove sperimentali, di numerosi agrofarmaci impiegati in frutticoltura. Gli attacchi, in particolare sul pero, hanno assunto particolare intensità nel modenese; tuttavia si sono evidenziati problemi, su diverse colture frutticole, anche nelle province di Bologna, Reggio Emilia e Ferrara. In Romagna l’insetto è stato ritrovato con facilità in tutte le località della pianura ravennate fino all’area pedecollinare. Si segnala una minore presenza verso il litorale e nell’area centrale della provincia.

regione.emilia-romagna.it

Gianluca Stanzani:
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