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Le interviste di CBN: Anna Paola Baruffaldi

Questo mese l’intervista di Carta Bianca News, ci introduce nel mondo dello Scoutismo: la sua organizzazione, le attività, e i principi su cui si fonda. Attraverso le parole di Anna Paola Baruffaldi, giovane universitaria (all’ultimo anno di Architettura) che vive a Crevalcore, seguiamo le orme di chi, come lei, vive da tre anni l’esperienza di essere a Capo di un’unità di ragazzi scout chiamata Reparto.

Com’è iniziata la tua esperienza negli scout?

Ho iniziato all’età di circa 8 anni, nei Lupetti, ovvero il gruppo scout che ricomprende i ragazzi di età compresa tra gli 8 e i 12 anni, ed è stata per me, sin da subito, un’esperienza coinvolgente e stimolante. In particolare per l’affiatamento che si crea tra i membri del gruppo con i quali si condividono le attività, l’emozioni e i valori fondanti dello scoutismo.

Quali sono le attività e i valori sui quali si fonda lo scoutismo?

I ragazzi scout, divisi in tre macro-gruppi a seconda dell’età (Lupetti, Reparto e Clan), sono chiamati a compiere un percorso di crescita individuale. Mi spiego meglio, a seconda delle proprie abilità e attitudini, ci si mette in gioco e ci si impegna ad approfondire alcuni ambiti (chiamati specialità) su cui, nell’arco dell’anno, i ragazzi danno prova di aver maturato un certo interesse e acquisito delle conoscenze o qualità. In pratica vivere l’organizzazione e le attività proposte in gruppi, e relativi sotto-gruppi (chiamati squadriglie), permette ai giovani di aggregarsi, di confrontarsi tra loro, nel pieno spirito di una vera e propria comunità. Queste dinamiche sono molto importanti dal punto di vista della socializzazione, ma anche per la valenza formativa ed educativa che ne derivano.

Cosa significa, per te, essere scout?

Personalmente l’esperienza scout mi ha dato molto, nel senso che ha contribuito e influito positivamente nella mia vita, a tal punto che ancora oggi sono rimasta legata ad amicizie sorte durante i primi anni nel gruppo. Ed è proprio perché penso di aver ricevuto molto da questa esperienza che ho deciso di continuare la strada dello scoutismo e di diventare, a mia volta, una figura guida per i ragazzi più giovani (nei Reparto sono ricompresi i ragazzi dai 12 ai 16 anni).

Ora da capo scout, come vivi la comunità scout?

C’è un forte senso di responsabilità che anima chi come noi decide, una volta terminato il proprio periodo nel gruppo Clan (ragazzi 16-21 anni), di proseguire e diventare a sua volta una figura di coordinamento e di riferimento per i giovani. Essere un Capo scout, all’interno di questa comunità, che si articola in zone territoriali anche molto vaste, ti permette di conoscere altri Capo Scout e confrontarti con altre realtà per trarne reciproci arricchimenti. In pratica non si smette mai di imparare.

Qual è dunque, per tua esperienza, lo scopo dello scoutismo?

In primo luogo penso che lo scoutismo aiuti il singolo a diventare un buon cittadino e a vivere nella comunità, secondo i valori e le regole che la costituiscono. Noi Capo scout, attraverso le varie attività che si svolgono durante l’anno (il Campo, le Prove di specialità, le Imprese e la Missione di squadriglia) aiutiamo i giovani a seguire un proprio percorso di crescita personale. E’ importante, nella vita, sapersi porre degli obiettivi e impegnarsi al fine di ottenere il raggiungimento di quei traguardi che, a volte, richiedono sfide difficili. Queste dinamiche rafforzano la determinazione nei giovani, ed è a loro, che rivolgiamo spesso una frase propria dello scoutismo: “guida da te la tua canoa”.

Laura Palopoli

Gianluca Stanzani:
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