No alla tratta di esseri umani: 1,8 milioni contro le nuove schiavitù
Sfruttamento sessuale, lavori forzati, costrizione all’accattonaggio e, in generale, ad attività illegali come spaccio di stupefacenti o furti. Sono le forme di tratta di esseri umani più praticate e riconosciute, contro le quali la Regione Emilia-Romagna si schiera da anni, promuovendo e sostenendo “Oltre la Strada”, un sistema di interventi socio-sanitari. Anche quest’anno il progetto è risultato tra quelli selezionati dal bando nazionale del Dipartimento per le Pari opportunità, ottenendo un finanziamento di oltre 1,6 milioni di euro, ai quali si sommano 172 mila euro di risorse regionali.
Sono quasi 1,8 milioni, quindi, i contributi con cui la Regione metterà in campo azioni concrete per assicurare tutela e protezione agli uomini e alle donne vittime di queste forme di vessazione, assieme agli altri enti pubblici titolari degli interventi – Comuni di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna, Ferrara, Ravenna, Unione Comuni Valle del Savio e Azienda Usl di Romagna – e ai soggetti privati convenzionati.
Tra le novità inserite nel bando e accolte nel progetto regionale, il potenziamento delle strutture ad indirizzo segreto e di quelle destinate all’accoglienza residenziale. In Emilia-Romagna, quindi, agli oltre 250 posti già presenti (dislocati nelle 80 strutture esistenti, diversificate per destinatari e tipologia di accoglienza) se ne aggiungeranno altri 24.
Le persone assistite e gli ambiti di intervento
Dal 2013 a giugno 2017 sono 965 le persone inserite nei programmi di assistenza, che in alcuni casi prevedono anche l’accoglienza in strutture protette. Si tratta soprattutto di donne (792, pari all’82% degli assistiti); la forma di sfruttamento più diffusa è quella sessuale (75,6%). Seguono per numero, anche se in percentuali inferiori, le vittime di tratta a scopo di sfruttamento lavorativo (14,7%), che avviene soprattutto in agricoltura, edilizia, nel settore dell’artigianato e della ristorazione.
Attenzione massima alle donne avviate alla prostituzione
Rimane alta l’attenzione al fenomeno della tratta dei richiedenti asilo presenti all’interno dei flussi migratori irregolari, nell’ambito del quale, anche in Emilia-Romagna, assumono un rilievo particolare le donne nigeriane avviate alla prostituzione (51,6 % delle prese in carico dal progetto “Oltre la strada”).
Sfruttate per mesi in case di prostituzione nei Paesi di transito (Niger, Libia) e all’arrivo in Italia intercettate dalle reti criminali già allo sbarco, o addirittura nei centri di prima accoglienza. Sono donne, spesso minorenni, costrette alla restituzione di debiti sottoscritti senza conoscerne la reale entità e spinte a richiedere la protezione internazionale, anche mentendo sulla propria storia personale. Per aiutarle, il progetto regionale ha sviluppato forme di collaborazione con le Prefetture e la Commissione territoriale di Bologna per il riconoscimento della protezione internazionale, e promuove una costante opera di sensibilizzazione nei Centri di assistenza temporanea del territorio (Cas). Tra i migranti che transitano in Emilia-Romagna, oltre alle donne nigeriane, ad essere facile preda della criminalità organizzata sono anche gli uomini, perlopiù provenienti dal Pakistan, Bangladesh e Nigeria. Sfruttati, nei primi due casi, soprattutto nei lavori agricoli, i nigeriani principalmente nell’accattonaggio e in altre attività illegali.
Il progetto “Oltre la strada”
Il progetto “Oltre la strada”, promosso dalla Regione dal 1996, prevede attività su tutto il territorio regionale, da realizzare in collaborazione con forze dell’ordine, autorità giudiziaria, servizi sanitari, servizi sociali, enti del terzo settore, sindacati, enti di formazione professionale. Le azioni realizzate (nell’ambito del sistema nazionale anti-tratta che fa capo al dipartimento Pari opportunità presso la presidenza del Consiglio dei ministri) comprendono: interventi per l’emersione e l’accoglienza (diversificati in relazione al genere, tipo di sfruttamento, presenza di figli), tutela sanitaria e legale, sostegno psicologico, regolarizzazione, formazione e inserimento lavorativo. I programmi spesso si concludono con la piena autonomia abitativa e lavorativa, oppure con il rientro assistito nel Paese di origine.
Parallelamente e sempre all’interno del progetto “Oltre la Strada”, la Regione promuove, coordina e sostiene gli interventi di prevenzione sanitaria rivolti a persone che si prostituiscono attraverso le unità mobili di strada. Anche questi interventi sono attuati su tutto il territorio regionale dagli stessi enti impegnati nella lotta alla tratta. Le azioni prevedono il costante monitoraggio del fenomeno, l’aggancio con chi si prostituisce attraverso il “contatto” di strada, gli accompagnamenti ai servizi territoriali, in particolare sanitari.
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