Tappa fondamentale, oggi (3 ottobre n.d.r.), nel percorso costituzionale scelto dalla Regione per chiedere e ottenere una maggiore autonomia per l’Emilia-Romagna. Dopo aver discusso il Documento di indirizzi varato dalla Giunta regionale, l’Assemblea legislativa ha infatti approvato nel pomeriggio una risoluzione che impegna il presidente Stefano Bonaccini “ad avviare il negoziato con il Governo ai fini dell’intesa prevista dall’articolo 116, comma terzo, della Costituzione”, che consente l’attribuzione alle Regioni a statuto ordinario di ulteriori “forme e condizioni particolari di autonomia” attraverso una legge dello Stato approvata a maggioranza assoluta, sulla base di un’intesa fra il Governo e la Regione interessata.
Hanno votato a favore Pd, Si e Mdp, astenuti Fi e AltraER, contrari Ln e Fdi mentre il M5s ha deciso di non partecipare al voto.
Il mandato di contrattazione affidato al presidente Bonaccini riguarda i seguenti ambiti, gli stessi indicati nella proposta della Giunta: “Tutela e sicurezza del lavoro, istruzione tecnica e professionale; internazionalizzazione delle imprese, ricerca scientifica e tecnologica, sostegno all’innovazione; territorio e rigenerazione urbana, ambiente e infrastrutture; tutela della salute; competenze complementari e accessorie riferite alla governance istituzionale e al coordinamento della finanza pubblica”. Il Presidente della Giunta è infine tenuto “a rassegnare a questa Assemblea, con cadenza periodica, gli esiti del negoziato con il Governo nazionale”.
“Attraverso la Costituzione, intendiamo fare ciò che in Italia non è mai stato fatto- ha detto il presidente Bonaccini, aprendo la discussione generale-: chiedere e ottenere maggiore autonomia per l’Emilia-Romagna, per poter gestire direttamente competenze in materie cruciali. Senza chiedere più soldi allo Stato centrale, bensì trattenendo alla fonte, qui, una parte delle risorse generate nel nostro territorio, risorse, lo abbiamo dimostrato diventando la regione che cresce di più nel Paese e aprendo la strada a più di un provvedimento nazionale, che siamo certi sapremo utilizzare al meglio per migliorare ulteriormente i servizi forniti ai cittadini, continuare a crescere e creare occupazione. Una proposta che vede due punti fermi: l’unità nazionale, per noi sacra e intoccabile, e il fatto che non chiediamo di diventare una nuova Regione a Statuto speciale. E a chi chiede addirittura di dividere la nostra regione, creandone due separate, dico che noi oggi non diciamo no alla Romagna, ma diciamo sì all’Emilia-Romagna, perché insieme, in una regione unita e fatta di valori e saperi unici, non temiamo nessuno fra le aree più avanzate in Europa e nel Mondo”.
In sede di replica, il presidente della Giunta ha poi sottolineato il fatto che “dal dibattito assembleare sono venute proposte che possono essere senza dubbio inserite nella proposta, come per esempio la competenza della Regione sui Giudici di pace”, o temi “da tenere in considerazione, relativi per esempio alla tutela ambientale”. Quanto alla richiesta di Regione a Statuto speciale, “non può certo essere accolta nell’ambito della nostra proposta sull’autonomia, essendo peraltro già stata bocciata dalla Corte costituzionale in una sentenza del 2015 su un progetto di legge avanzato dal Veneto e servirebbe una modifica della Costituzione”.
“Siamo all’avvio di un rilevante percorso politico istituzionale – ha aggiunto l’assessore al Bilancio e Organizzazione, Emma Petitti– che viene approvato dall’assemblea legislativa della nostra Regione con la quale ci poniamo al centro di un nuovo regionalismo. Un percorso del tutto inedito intrapreso dalla Regione Emilia-Romagna che ci permetterà di chiedere al Governo e al Parlamento maggiore autonomia legislativa, amministrativa e finanziaria sugli assi portanti della nostra legislatura e che sono al centro del Patto per il Lavoro a cominciare dalla tutela del lavoro, dall’istruzione, dal commercio con l’estero, dalla rigenerazione urbana, dalla tutela della salute e dell’ambiente, alla governance locale. Per noi la richiesta di autonomia si coniuga con il senso forte di responsabilità che si traduce nel non volere alterare l’unità nazionale”. “In un periodo storico- ha aggiunto Petitti– in cui in Europa soffiano venti di indipendentismo e divisioni e più vicino a noi c’è chi invoca la separazione dell’Emilia dalla Romagna, la nostra Regione fornisce invece risposte concrete per conseguire spazi di autonomia. Noi non abbiamo scelto la via referendaria del consenso, a mio parere non opportuna, quanto invece la discussione, il merito, il confronto che da subito abbiamo avviato con le parti sociali ed economiche della nostra regione con tutti i firmatari del Patto per il lavoro, con i Comuni attraverso Anci, le Province in sede Upi e con le forze politiche rappresentate nell’Assemblea legislativa. Tale confronto ha portato un’ampia condivisione nel merito e sul metodo riconosciuta da tutti gli attori sociali della nostra Regione. Forti di questo consenso, ci accingiamo quindi ad avviare un negoziato con il Governo ponendoci sempre l’obiettivo della garanzia del mantenimento dei livelli delle prestazioni ed il miglioramento delle performance dell’intero territorio regionale senza aumento di spesa pubblica”.
regione.emilia-romagna.it