L’Emilia-Romagna che fa rete, mettendo a sistema saperi e territori, lavoro e imprese, messa sotto la lente di ingrandimento da economisti arrivati a Bologna da tutto il mondo. È la Regione prima in Italia per ritmo di crescita, secondo le stime di Prometeia che ha di recente rivisto al rialzo le previsioni per il 2017: +1,7% il Pil, sopra l’1,4% nazionale e vicino al 2,2% europeo, disoccupazione al 5,9%, era al 9% a inizio legislatura, nel gennaio 2015.
L’Emilia-Romagna che ha scelto la strada di politiche condivise, perseguendo un modello di sviluppo sostenibile, in un contesto in cui la globalizzazione ha aumentato la complessità nelle relazioni internazionali, nell’interazione tra locale e globale, nella competitività tra territori, nell’organizzazione dei processi produttivi e nel mercato del lavoro. L’innovazione tecnologica e digitale, sempre più rapida e dirompente, ha ulteriormente rivoluzionato caratteristiche e dinamiche della produzione.
Di questo si è parlato oggi (20 ottobre n.d.r.), a Bologna, nel corso della conferenza internazionale promossa dalla Regione Emilia-Romagna e svolta alla Fondazione Golinelli. Il convegno ha portato sotto le Due Torri economisti da tutto il mondo, per vedere da vicino cosa sia oggi il sistema produttivo dell’Emilia-Romagna e la sua capacità di innovazione, con visite che si sono svolte nella giornata di ieri in alcune aziende tra le più rappresentative del tessuto produttivo bolognese come Marchesini Group Spa, Lamborghini, il Mast e la sede della Philip Morris.
“Il fatto che studiosi da tutto il mondo vengano in Emilia-Romagna per discutere della globalizzazione dimostra come il lavoro fatti in questi anni tutti insieme per riposizionare la nostra Regione stia dando il giusto risultato- ha detto il presidente della Regione, Stefano Bonaccini-. Non basta solo promuovere le singole imprese o favorire le relazioni delle singole università o delle singole città, ma bisogna generare un sistema che nel suo insieme venga vissuto come un vantaggio competitivo. Le nostre politiche hanno generato una condizione partecipativa in grado rendere dinamico e competitivo l’intero sistema. Oggi nel mondo si cresce se si riesce ad essere un crocevia dello sviluppo, e noi stiamo lavorando per essere un punto di riferimento non solo per il Paese ma anche per l’Europa”.
In un contesto di mutazione profonda e strutturale, a decretare lo sviluppo o il declino di un territorio è la sua capacità di attrarre fasi centrali e strategiche dei cicli produttivi, di avere persone con un’elevata scolarizzazione e di promuovere progetti innovativi e ad alto valore aggiunto. Una capacità che si realizza nei contesti in grado di disporre di competenze, di ricerca e di tecnologie in grado di governare e orientare processi istituzionali, sociali, produttivi e culturali innovativi e complessi. “L’Emilia-Romagna è oggi una comunità competitiva che ha saputo crescere, a partire dal modello dei distretti e riposizionarsi a livello internazionale, grazie anche a politiche convergenti come il Patto per il lavoro e senza dimenticare interventi per l’inclusione e la coesione sociale, unitamente alla valorizzazione del sistema scientifico del territorio- ha detto in apertura l’assessore regionale al Coordinamento delle politiche europee allo sviluppo e al Lavoro, Patrizio Bianchi-. Giornate come quella di oggi servono a comprendere ed affrontare le complessità, interpretando le esigenze emergenti e le opportunità, elaborando strategie in grado di rafforzare le capacità di sistema radicate nei territori e centrate sulle persone che sostengono innovazione e sviluppo”.
La prima sessione della mattina, dedicata alle catene di valore globale e sviluppo locale, è stata presieduta dall’assessore regionale all’Agricoltura, Simona Caselli, e ha visto confrontarsi Lukas Brun della Duke University (Usa), Annalisi Primi di Oecd di Parigi, Giancarlo Corò dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e Vincenzo Colla, della Cgil. Di futuro delle politiche industriali, hanno parlato Keun Lee della Seoul National University (Korea) e Clemente Ruiz Duran della National Autonomous University of Mexico, mentre di industria e sviluppo hanno trattato Jostein Hauge della Cambridge University (Uk), Jorge Mattar di Ecla (Mexico) e Salvatore Capasso dell’Università di Napoli.
Nella seconda sessione del pomeriggio, su lavoro, produzione e tecnologia e sul capitale umano e le competenze, presieduta da Luigi Nicolais del Ministero dell’Istruzione si sono potuti ascoltare gli interventi di Michael Priore del Massachusetts Institute Technology (Usa) e Joan Trullen dell’Universidad Autonoma de Barcelona (Spagna), David Bailey e Lisa De Propris della Business School di Birmingham (Uk).
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