“Il posto buio” di Andrea Cotti e “Alla fine della notte” di Gianfranco Nerozzi sono i due racconti che compongono “L’ora blu”.
Non si tratta di una storia scritta a quattro mani bensì di un racconto diviso in due parti che gli autori hanno concluso in completa autonomia e che si integrano alla perfezione nonostante le differenti scelte stilistiche adottate.
Nel suo ‘episodio’ Cotti narra delle indagini delle forze dell’ordine su un caso di duplice omicidio e la contestuale misteriosa scomparsa di un adolescente in un piccolo comune sui colli bolognesi.
Il lettore, con lo scorrere delle pagine, perde velocemente il contatto con la realtà i cui contorni appaiono sempre più sfocati. Le forti influenze che antiche credenze popolari locali hanno sui personaggi traghettano il racconto dal genere thriller tradizionale a quello psicologico.
Questo passaggio graduale permette all’autore di terminare la storia calpestando con delicatezza il terreno di tematiche al limite del surreale.
Lo stile utilizzato è lineare, diretto e per questo molto incisivo.
Il ricorso a periodi brevi e l’utilizzo del presente come tempo verbale sono elementi che rendono la narrazione incalzante.
A prescindere dalla biografia dell’autore, ho avvertito forte la sensazione di avere tra le mani un copione cinematografico, tanto era spontanea la trasformazione in immagini di quanto affidato all’inchiostro.
Una lettura estremamente piacevole che invoglia a prendere tra le mani altri lavori del mio produttivo compaesano.
Luca Russo
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