Le due organizzazioni hanno presentato osservazioni congiunte rispetto ai requisiti minimi che servono per una rigenerazione urbana di qualità ambientale e sociale, per rispondere al problema dell’accesso alla casa ed il vero riutilizzo degli spazi condivisi – temi oggi carenti nella proposta di Legge
Sulla nuova legge urbanistica regionale, in corrispondenza dell’avvio del dibattito in commissione consigliare regionale Ambiente e Territorio, Legambiente e l’Ordine degli Architetti di Bologna hanno presentato una serie di osservazioni condivise. Osservazioni che riguardano la qualità delle città da costruire in futuro, per evitare che gli interventi si limitino alle trasformazioni a solo valore economico, ma slegati dalle esigenze sociali e ambientali di valore collettivo.
Un punto di incontro su un tema specifico, che non esaurisce il lavoro che le due organizzazioni stanno attuando rispettivamente sulla Legge, anche attraverso la presentazione autonoma di altre osservazioni. Tuttavia la scelta di un documento congiunto sulla città che accomuni Legambiente e Architetti di Bologna nasce dalla valutazione dell’urgenza di affrontare temi quali l’accesso alla casa, il miglioramento degli spazi e le relazioni pubbliche, la lotta e l’adattamento ai cambiamenti climatici oggi mancanti nella proposta di Legge.
Richieste salienti di cambiamento da parte delle associazioni sono :
– la necessità del censimento obbligatorio delle aree e degli immobili inutilizzati, strumento necessario per attuare davvero in piena consapevolezza il recupero e la rigenerazione urbana, fornendo alternative vere al consumo di suolo vergine
– la necessità di sostanziare di forti obiettivi le politiche di rigenerazione urbana per evitare di ricostruire parti di città con gli stessi limiti attuali. Occorre puntare su interventi di grande qualità urbanistica, ambientale e sociale: questo è possibile utilizzando procedure di selezione dei progetti trasparenti, con una forte partecipazione dei cittadini, che la Regione deve promuovere, incentivandone l’uso in maniera più incisiva e convinta di quanto previsto nel DL attuale. Gli interventi dovranno riguardare sia gli edifici che gli spazi pubblici circostanti e dovranno prevedere l’inserimento di edilizia sociale, di spazi e strutture di servizio pubblico; dovranno garantire alti standard di qualità ambientale e architettonica, la riduzione dei consumi idrici e di quelli energetici, la riduzione delle aree impermeabili, di potenziare e qualificare la presenza del verde all’interno dei tessuti urbani, e di una mobilità all’interno dei quartieri incentrata sugli spostamenti pedonali, ciclabili e sull’accesso alle reti e nodi del trasporto pubblico.
I problemi dell’urbanistica visti in questi anni non riguardano solo l’uso fisico del territorio (la grandissima quantità di suolo consumata) ma anche temi sociali e di accesso alla casa: il diritto all’alloggio anche in Emilia Romagna rimane un dramma per una parte della popolazione, come giovani e nuove famiglie, nonostante il modello di sviluppo edilizio di questi decenni abbia generato decine di migliaia di case vuote.
Per questo da parte della legge urbanistica serve una chiara scelta di cambiamento e discontinuità rispetto al passato.
Da questo punto di vista il problema del testo attuale è che la rigenerazione rischia di rimanere una parola vuota. In primo luogo per l’ampia possibilità di deroga per residua di costruire su suolo vergine che, senza apprezzabili aggravi di costi, di fatto costituisce il primo disincentivo a ripensare le periferie delle città emiliane. Ma soprattutto la Legge non indica con chiarezza quale idea di città e di sostenibilità intenda spingere nelle operazioni di, cosiddetta, riqualificazione.
Vista l’importanza delle scelte di natura urbanistica sulla vita di tutti i cittadini Legambiente e l’Ordine degli Architetti di Bologna chiedono che la legge indichi con chiarezza che il lavoro del futuro sui centri urbani dovrà essere quello per renderli più inclusivi e più sostenibili.
La qualità della vita delle persone e delle comunità è estremamente dipendente dalle scelte urbanistiche che intervengono sui territori in base al modello di sviluppo che si intende perseguire; per questo Legambiente e Architetti Bologna chiedono che la Legge contribuisca in modo determinante a fissare, in modo chiaro, gli obiettivi per un reale cambiamento del modello di sviluppo, consentendo alla nostra Regione, di fare dei significativi passi avanti nella direzione auspicata di una forte consapevolezza verso i temi ambientali economici e sociali.
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Ufficio Stampa – Legambiente Emilia Romagna