Decima: Festa di Sant’Antonio Abate
Il 15 gennaio, domenica precedente alla ricorrenza della festa di Sant’Antonio Abate che cade il 17, si terrà a Decima la consueta processione (ore 14.30) con la statua del Santo e il colorito seguito degli animali, tanto cari al grande “padre del deserto”.
Antonio, di famiglia agiata, nato in Egitto, visse nella solitudine, nelle privazioni estreme del deserto sinaitico, una lunghissima vita (105 anni), più meno ai tempi dell’imperatore Costantino. Oltre che come dispensatore di saggezza e sapienza teologica, questa figura di anacoreta (comunque un grande del suo tempo) molto noto nel periodo della prima espansione del cristianesimo da lui vissuto e testimoniato nella sua integralità, è ricordato dai più per la sua familiarità con i nostri amici animali domestici. Di questi ultimi, come arcinoto, è santo protettore.
Quello realizzato a Decima non è certo l’unico evento legato alla memoria del Santo ma la formula sperimentata ormai da anni nella popolosa frazione persicetana si è distinta per la peculiare capacità di fondere insieme armoniosamente alcuni elementi fondamentali della festa: l’aspetto devozionale; la cultura materiale e i suoi valori; le radici legate al lavoro dei campi secondo il canovaccio mezzadrile e la semplice economia di frugale autosufficienza ad esso collegata.
A Decima, in occasione della festa, l’oggi si fonde col passato. Indossati gli abiti della tradizione (“capparelle” e cappelli di feltro) i portatori recano processionalmente la venerata statua del Santo, seguiti dal colorito e vociante bestiario, convenuto, come ogni anno, nel primo pomeriggio. Si parte da Piazza fratelli Cervi per arrivare fino alla piazza antistante la chiesa parrocchiale. Qui ci si raccoglie in preghiera fino a quando
Antonio, di famiglia agiata, nato in Egitto, visse nella solitudine, nelle privazioni estreme del deserto sinaitico, una lunghissima vita (105 anni), più meno ai tempi dell’imperatore Costantino. Oltre che come dispensatore di saggezza e sapienza teologica, questa figura di anacoreta (comunque un grande del suo tempo) molto noto nel periodo della prima espansione del cristianesimo da lui vissuto e testimoniato nella sua integralità, è ricordato dai più per la sua familiarità con i nostri amici animali domestici. Di questi ultimi, come arcinoto, è santo protettore.
Quello realizzato a Decima non è certo l’unico evento legato alla memoria del Santo ma la formula sperimentata ormai da anni nella popolosa frazione persicetana si è distinta per la peculiare capacità di fondere insieme armoniosamente alcuni elementi fondamentali della festa: l’aspetto devozionale; la cultura materiale e i suoi valori; le radici legate al lavoro dei campi secondo il canovaccio mezzadrile e la semplice economia di frugale autosufficienza ad esso collegata.
A Decima, in occasione della festa, l’oggi si fonde col passato. Indossati gli abiti della tradizione (“capparelle” e cappelli di feltro) i portatori recano processionalmente la venerata statua del Santo, seguiti dal colorito e vociante bestiario, convenuto, come ogni anno, nel primo pomeriggio. Si parte da Piazza fratelli Cervi per arrivare fino alla piazza antistante la chiesa parrocchiale. Qui ci si raccoglie in preghiera fino a quando
il parroco provvede a benedire i protagonisti del giorno, alcuni particolarmente agitati a causa di quella improvvisa promiscuità di specie animali variamente dislocate, al guinzaglio o nelle gabbiette, nello spazio della piazza.
Poi spazio alla socialità fra i presenti approfittando dello stand gastronomico allestito dalla “Cumpagnì dal Clinto”. Vero punto di incontro per assaggiare le prelibatezze della tradizione, frutto di un prezioso lavoro di riproposizione di antiche ricette realizzate con le tipologie colturali oggi in gran parte dismesse, come, appunto il famoso “Clinto”. Per scaldarsi quindi il vino scuro e forte dell’antico vitigno recuperato dalla “Cumpagnì”; per rifocillarsi o fare acquisti alimentari c’è di che scegliere: “savour”, “mingouna”, “ciribusla”, “ciaciar”, “grasu”, “gnuc fret”, “sabadòn” etc. Una vera full immersion identitaria legata alla vita semplice di un tempo, insieme ai nostri amici animali domestici, nel nome di Sant’Antonio Abate.
Poi spazio alla socialità fra i presenti approfittando dello stand gastronomico allestito dalla “Cumpagnì dal Clinto”. Vero punto di incontro per assaggiare le prelibatezze della tradizione, frutto di un prezioso lavoro di riproposizione di antiche ricette realizzate con le tipologie colturali oggi in gran parte dismesse, come, appunto il famoso “Clinto”. Per scaldarsi quindi il vino scuro e forte dell’antico vitigno recuperato dalla “Cumpagnì”; per rifocillarsi o fare acquisti alimentari c’è di che scegliere: “savour”, “mingouna”, “ciribusla”, “ciaciar”, “grasu”, “gnuc fret”, “sabadòn” etc. Una vera full immersion identitaria legata alla vita semplice di un tempo, insieme ai nostri amici animali domestici, nel nome di Sant’Antonio Abate.
Fabio Poluzzi