World food forum, l’Emilia-Romagna lancia la sfida per un cibo sicuro
È la regione famosa nel mondo per le sue eccellenze agroalimentari, la prima in Europa per numero di prodotti Dop e Igp, da sempre protagonista della sfida per un’alimentazione di qualità, sicura e sostenibile.
E dal cuore della Food Valley, a Parma, che ospita anche la sede dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare, la Regione Emilia-Romagna rilancia il proprio impegno su temi di importanza strategica per il futuro del pianeta, a partire dall’accesso al cibo sicuro e in quantità sufficiente per tutti.
Lo fa attraverso la seconda edizione del World Food Research and Innovation Forum, il forum internazionale sulla ricerca, la sostenibilità e la sicurezza nel settore agroalimentare promosso dalla Regione con il contributo di Aster, consorzio per l’innovazione e la ricerca industriale.
Possono le istituzioni, le reti internazionali, il mondo della ricerca e le imprese, insieme, vincere la sfida di garantire cibo sano e sicuro per tutti? Qual è l’eredità di Expo 2015? Come contribuiscono concretamente gli attori locali e globali al raggiungimento degli obiettivi dell’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile? Quale apporto possono offrire ricerca, innovazione e nuove tecnologie? A queste domande cercheranno di dare risposta esperti provenienti da tutto il mondo.
L’obiettivo è quello di favorire la condivisione di ricerche, esperienze e saperi, e al tempo stesso di sollecitare l’attuazione di politiche che vadano nella medesima direzione.
Il Forum, infatti, si riunisce ogni due anni, ma promuove una piattaforma permanente di dialogo per elaborare strategie di sviluppo sostenibile in campo agroalimentare a supporto dei Governi, della comunità scientifica e delle istituzioni internazionali.
Il confronto, che nella mattinata inaugurale ospita il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, e il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, chiama a raccolta alcuni dei massimi esperti della ricerca internazionale, a partire da Sanjaya Rajaram, vincitore nel 2014 del World Food Prize, il Nobel del cibo.
Partecipano, inoltre, rappresentanti della Commissione Europea, di World Bank, Fao (Organizzazione delle Nazioni unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura), Efsa (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare), Fda Usa (Food and Drug Administration), Fda China (China Food and Drug Administration), Uunido (Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale), Ifad (Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo), Bei (Banca Europea per gli Investimenti), Eit (Istituto Europeo per l’Innovazione e la Tecnologia), Jrc (Joint Research Centre), Cgiar (Consultative Group on International Agricultural Research), Caas (Accademia cinese delle scienze agricole). Completano il panel dei relatori rappresentanti di multinazionali italiane ed estere (Barilla, Nestlè, Unilever, Granarolo, Google).
La sfida è quella di ripensare l’organizzazione della produzione agricola puntando su innovazione e tecnologia. Settori in cui l’Emilia-Romagna è chiamata a giocare un ruolo di primo piano, per la qualità del suo sistema agroalimentare, l’eccellenza e la distintività dei prodotti, la capacità di competere sui mercati internazionali, la rete dei centri di ricerca e università e l’attenzione che da sempre dedica agli aspetti del lavoro.
Numerosi i progetti innovativi che può portare come esempi di buone pratiche: tra gli altri, il Climate ChangER, che è stato sperimentato in cinquanta aziende agricole della regione e ha dimostrato come si possano ridurre fino al 25% le emissioni di gas serra di origine agricola, senza diminuire le rese. O i Goi, i “Gruppi operativi per l’innovazione” che coinvolgono imprese agricole ed enti di ricerca per migliorare le perfomance ambientali e ridurre l’impatto su acqua, aria e suolo: una novità del Programma di sviluppo rurale 2014-2020, a cui la Regione ha destinato 50 milioni di euro.
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