Discariche praticamente azzerate, con il conferimento di rifiuti negli impianti ridotto al 5% (-80% rispetto al 2011), progressivo spegnimento degli inceneritori, il riciclo di carta, legno, vetro, plastica, metalli e organico portato al 70% entro il 2020, la raccolta differenziata innalzata al 73% e la produzione pro-capite di rifiuti ridotta del 20-25%.
E ancora: i cittadini che, grazie all’introduzione della tariffa puntuale, pagheranno per ciò che buttano, non più per i metri quadrati dell’abitazione o per il numero di componenti del nucleo familiare; incentivi per i Comuni più virtuosi, quelli che invieranno meno rifiuti allo smaltimento, e per le imprese green, quelle, cioè, capaci di valorizzare le frazioni di rifiuti differenziati nell’ambito di cicli produttivi locali.
É quanto prevede il primo Piano regionale per la gestione dei rifiuti, varato dalla Giunta a gennaio e approvato oggi dall’Assemblea legislativa, che delinea la svolta verde per l’Emilia-Romagna e i suoi territori.
Riduzione della produzione, riciclaggio, contenimento del numero di discariche
Fare dei rifiuti una risorsa, per puntare su un nuovo sistema di gestione che sia sempre più sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico: dopo la legge sull’economia circolare, varata a fine settembre dello scorso anno, la Regione si dota di un altro strumento operativo per raggiungere obiettivi ancor più ambiziosi di quelli richiesti dall’Unione europea. L’Europa, infatti, fissa entro il 2030 il riciclaggio al 65% e lo smaltimento e conferimento in discarica al 10%; una percentuale, quest’ultima, che in Italia attualmente è prossima al 40%.
Il Piano prevede di continuare a garantire con sicurezza l’autosufficienza dello smaltimento nell’ambito regionale, con l’obiettivo di ottimizzare l’uso degli impianti esistenti e creare le condizioni per la chiusura progressiva di quelli non più necessari.
Il modello di gestione delineato è in linea con la cosiddetta “gerarchia dei rifiuti” europea, che si fonda su prevenzione, preparazione per il riutilizzo, riciclaggio, recupero di energia e, infine, smaltimento. L’attenzione si sposta quindi sulla parte a monte della filiera e non più su quella terminale, attraverso la progressiva riduzione dei rifiuti non inviati a riciclaggio e l’industrializzazione del riciclo; un aspetto, quest’ultimo, che sarà affrontato anche con la promozione di Accordi volontari.
Le azioni concrete che consentiranno di raggiungere gli obiettivi del Piano sono la tariffazione puntuale, gliAccordi di filiera in parte già sottoscritti, il fondo incentivante previsto dalla legge regionale sui rifiuti urbani. Al 2020, per i rifiuti urbani indifferenziati sono previsti in Emilia-Romagna solo tre impianti di discarica (Ravenna, Imola e Carpi) e la cessazione dei conferimenti di rifiuti urbani indifferenziati in due degli otto impianti di incenerimento (Ravenna e Piacenza). Un obiettivo da raggiungere progressivamente, sulla base dei risultati ottenuti in termini di riduzione dei rifiuti prodotti, che saranno appositamente monitorati ogni anno.
I Comuni, singolarmente e in forma associata, attraverso la loro Agenzia (Atersir) avranno un ruolo centrale nell’attuazione del Piano. Ad essi infatti spetta il compito di attuare nel proprio territorio le azioni previste in materia di prevenzione, raccolta differenziata e recupero in base alle specifiche peculiarità territoriali.
Un ruolo determinante è poi attribuito ai cittadini, chiamati a collaborare con scelte quotidiane consapevoli, orientando l’acquisto dei prodotti alla riduzione dei rifiuti, all’attuazione di forme di riuso e a una raccolta differenziata di qualità.
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