L’ex allievo ricorda Eco: “A lezione ci incantava. E raccontava barzellette”
Puntuale e rigoroso, ma anche divertentissimo. Così generazioni di studenti dell’Università di Bologna ricordano Umberto Eco, scomparso a 84 anni. Gli allievi naturalmente sono tantissimi. Chi lo ha frequentato come professore di Semiotica, affrontando poi anche la fatica di una tesi, cita la preparazione e la serietà di un professore “che aveva un’agenda fitta come quella di un ministro“. “La cosa che mi colpì fin dal primo giorno di lezione fu la sua puntualità”, racconta Francesco Annibali, marchigiano, laureato con una tesi in semiotica nel 1998, oggi giornalista enogastronomico. “Quando frequenti personaggi di quel livello pensi sempre che verranno a lezione una volta sì e due no. Invece Eco c’era sempre e quando doveva assentarsi per un impegno ce lo diceva con l’anticipo di mesi”. Poi, Eco “naturalmente era simpaticissimo, un fenomeno a raccontare le barzellette. Qualche volta le raccontava anche a lezione. Ora non ricordo nemmeno più quella sulla castratura di Abelardo, che fece letteralmente ribaltare dalle sedie un centinaio di studenti”. Ma la cosa straordinaria, sottolinea ancora Annibali, “era lo spessore culturale. Insieme all’italianista Ezio Raimondi era l’unico professore di quegli anni a darti l’impressione di poter tranquillamente insegnare almeno la metà delle materie della facoltà di Lettere e Filosofia. C’era solo un difetto che notavamo: l’eterna scia di profumo addosso“.
Poi, la tesi. “Per me fu molto difficile- ricorda Annibali- scelsi un argomento davvero complicato, forse anche troppo per me. La stesura durò un anno e mezzo e ci fu probabilmente una divergenza con la correlatrice, per cui la discussione non fu molto tranquilla. Ma Eco sceglieva solo le tesi che potevano avere qualche interesse, molto spesso diceva di no, quindi sicuramente non sono stato il suo migliore allievo, ma forse neanche il peggiore”. In ogni caso “quando, una settimana prima della discussione, gli dissi che non avevo intenzione di rimanere all’Università mi guardò con sorpresa e soprattutto delusione”, ricorda ancora l’allievo.
Agenzia Dire – www.dire.it