Poteva esserci anche un pezzo dell’Alma Mater di Bologna in quella che è stata subito ribattezzata la scoperta del secolo: la conferma dell’esistenza delle onde gravitazionali, immaginate da Albert Einstein un secolo fa. Ma gli scienziati bolognesi sono rimasti a bocca asciutta. Tra le strutture italiane coinvolte infatti c’è anche il telescopio di neutrini Antares, del Dipartimento di fisica e astronomia dell’Ateneo felsineo. L’esperimento fa parte dell’osservatorio scientifico Ligo, che negli Stati Uniti il 14 settembre scorso per la prima volta in assoluto ha captato un’onda gravitazionale, arrivata sulla Terra grazie alla fusione di due buchi neri (la cui massa è 36 e 29 volte più grande di quella del Sole), avvenuta un miliardo di anni fa. Il magazine online dell’Alma Mater pubblica oggi l’intervista a uno dei responsabili del progetto bolognese, Maurizio Spurio. “L’onda gravitazionale osservata il 14 settembre scorso è connessa alla caduta di due buchi neri uno sull’altro- spiega lo scienziato- un evento a cui consegue anche un getto di particelle di alta energia, tra cui neutrini”. Antares è un telescopio di neutrini sottomarino, situato a 2.500 metri di profondità nel Mar Mediterraneo, e subito “ha cercato neutrini dalla direzione dell’onda gravitazionale, in una finestra di 500 secondi attorno al tempo dell’evento”. La stessa operazione è stata svolta anche dall’esperimento omologo al Polo Sud, “ma purtroppo la probabilità che il getto di alta energia puntasse nella direzione della Terra era molto piccola e nessuno tra i neutrini rilevati è risultato compatibile con la provenienza dell’onda di gravità”.
L’annuncio ufficiale della scoperta delle onde gravitazionali è stato data oggi dagli Usa e dall’Osservatorio gravitazionale europeo (Ego) a Cascina, in provincia di Pisa. “Si spera che quello osservato lo scorso 14 settembre sia il primo di una lunga serie di eventi- afferma Spurio- e quando il getto delle sorgenti punterà nella direzione della Terra, l’osservazione contemporanea di un’onda gravitazionale e di un neutrino (o di un raggio gamma di alta energia) permetterà davvero di fare un passo strepitoso nella comprensione della dinamica dei processi astrofisici di più alta energia. Per ora, godiamoci l’annuncio e i dettagli di questa prima scoperta“. Aver osservato un’onda di gravità, spiega lo scienziato dell’Alma Mater, è “innanzitutto un’ulteriore conferma della teoria della relatività”, ma è anche “un passo fondamentale per comprendere meglio la natura dello spazio-tempo e del nostro universo”. Le onde gravitazionali “sono emesse da sistemi con masse enormi- continua Spurio- riuscendo a ‘vedere’ l’onda possiamo anche ricevere informazioni sui sistemi da cui provengono”. Ad esempio, possono trasportare informazioni fin dai primi momenti del Big Bang e quindi “ci possono aiutare a comprendere la parte ‘oscura’ dell’Universo”. Le onde di gravità sono in sostanza un’impercettibile increspatura nello spazio-tempo, generate dal movimento di grandi masse come l’esplosione di una supernova o, come in questo caso, la collisione di due buchi neri. Ma captarle non è facile, perché “ci sono molti ‘rumori di fondo’ che possono disturbare il segnale- sottolinea Spurio- piccoli terremoti, caduta di alberi, anche il traffico automobilistico può generare problemi. Per questo sono serviti più di 30 anni di ricerche e un enorme sviluppo tecnologico per arrivare all’annuncio di oggi”.
Agenzia Dire – www.dire.it