L’approvazione in Giunta Regionale del documento definitivo del Piano Rifiuti dell’Emilia Romagna – da ratificare poi in Consiglio – sembra confermare l’impostazione generale del documento già adottato in precedenza e gli elementi di forte novità: la priorità data alla riduzione del rifiuto indifferenziato e all’aumento della percentuale di riciclaggio, la marginalizzazione di discariche e l’esaurirsi della funzione di due inceneritori. Purtroppo in questi stessi giorni si stanno attuando scelte locali che appaiono in pieno contrasto con la strada dell’economia circolare e da quanto indicato dal Piano.
In attesa di un approfondimento puntuale sulla corposa documentazione del Piano, alcune scelte generali si possono già individuare; il Piano sembra muoversi in coerenza con la recente ed innovativa legge regionale sui rifiuti, indicando un obiettivo al 2020 del 73% di raccolta differenziata con una forte riduzione dei rifiuti prodotti e degli smaltimenti, grazie anche alla tariffazione puntuale. Uno scenario che dovrebbe portare a ridurre gli impianti di smaltimento e favorire una loro sostituzione con impiantistica di recupero più moderna e a maggior utilizzo di personale addetto.
Sui territori in questi giorni la musica è purtroppo molto diversa: a Parma, Imola e Piacenza le aziende, quando non le stesse amministrazioni locali, spingono invece nella direzione opposta.
Il Comune di Piacenza che da tempo ha segnalato di non voler spegnere il proprio forno, vede oggi una mozione urgente in Consiglio volta a tenere in vita l’inceneritore, che nel 2020 dovrebbe invece esaurire la sua funzione. Una richiesta che sembra giustificata solo dalla volontà di garantire utili all’azienda e dividendi all’amministrazione.
Parallelamente ad Imola, con il beneplacito dell’amministrazione comunale, la multiutility locale sta procedendo nella richiesta di ampliamento della discarica Tre Monti, attiva ormai da diversi anni, che porterebbe a raddoppiare l’impianto facendola diventare uno dei più grandi d’Italia, con tutti gli impatti ambientali e i rischi sanitari del caso.
Infine a Parma, in questi giorni si sta concludendo la conferenza dei servizi per valutare la richiesta di Iren di ampliare l’inceneritore avviato solo da pochi anni, secondo quanto permesso dal decreto Sbloccaitalia. Una scelta in pieno contrasto alle esigenze del territorio, ai pareri dei Comuni ed alla proprietà pubblica dell’Azienda. Un ampliamento che cozzerebbe anche con le autorizzazioni precedenti e con i problemi di qualità dell’aria del territorio: criticità che gli stessi uffici regionali presenti in Conferenza dovrebbero rilevare.
E’ evidente – commenta l’associazione – che gli interessi consolidati del business dei rifiuti stiano utilizzando tutte le armi per garantirsi un futuro, a discapito dell’economia circolare che vede il rifiuto come risorsa economica da valorizzare tramite riuso o recupero.
Legambiente chiede con forza che si attui la strada segnata: dalla chiusura dell’inceneritore di Piacenza, senza riconvertirlo alla combustione di rifiuti speciali, allo stop dell’ampliamento della discarica di Imola e dell’inceneritore di Parma. Impianti che, se fossero rispettati gli obiettivi di riduzione previsti dal piano al 2020, si dimostrerebbero entro breve utili solo agli interessi di pochi, a scapito dell’ambiente e della salute dei cittadini.