Il Comune di Bologna ‘rivoluziona’ i contributi per badanti
Il principio in sostanza è questo: più il caso è grave, più ore di assistenza sono necessarie e, di conseguenza, più alto è l’assegno. Il Comune di Bologna dà il via libera a una nuova serie di contributi per anziani poveri e non autosufficienti, che desiderano essere assistiti a domicilio ma che, non avendo i mezzi per farlo, sono costretti a entrare in una casa protetta per motivi economici. Il contributo per le badanti non sostituisce ma si somma agli assegni di cura e ad ogni altro contributo assistenziale o previdenziale ricevuto dall’anziano. Già nel 2014 Palazzo D’Accursio ha sperimentato questo sistema, ma a quanto pare il contributo non ha funzionato come si pensava, tanto da spingere il Comune a modificarlo. Prima di tutto, si legge nella delibera approvata dalla Giunta Merola martedì scorso, l’assegno diventa continuativo. Poi, il contributo viene agganciato a “un pacchetto di ore di assistenza familiare a prezzi regolamentati”, tarato sulla gravità della situazione sanitaria dell’anziano e sulla tenuta della rete familiare. Si va da un costo massimo di 1.850 euro al mese per i casi più gravi e con badante convivente, a un minimo di 200 euro mensili per gli utenti meno problematici e con assistente familiare non convivente.
Il contributo viene dato in percentuale a seconda del valore Isee (che può essere al massimo 15.000 euro) e corrisponde alla differenza tra il costo totale del pacchetto di assistenza e le altre entrate di sostegno (come assegni cura e di accompagnamento). Prevista anche una maggiorazione del 20% del contributo nel caso si scelga di regolarizzare la badante. A fine 2014, l’Asp Città di Bologna e Asc Insieme hanno individuato le agenzie per il lavoro chiamate a selezionare le badanti relative ai vari pacchetti di assistenza, lavoro completato nel febbraio scorso.
Con la sperimentazione 2014, il Comune aveva previsto due tipi di contributi: a favore di anziani non autosufficienti in condizione di povertà, da un lato; per regolarizzare le badanti, dall’altro. Ma dai questionari diffusi dai servizi sociali del Comune, è emerso che “l’86% dei soggetti beneficiari, all’atto di ammissione al contributo, usufruiva già delle prestazioni di un assistente familiare regolarizzata. Dunque il beneficio non ha favorito, nella maggior parte dei casi, la stipula di nuovi contratti di assunzione”. Inoltre, la gran parte degli intervistati ha segnalato il “problema della sostenibilità economica del medio-lungo periodo, rendendo evidente la limitata efficacia di un contributo di natura occasionale, quale il contributo promozionale” per la regolarizzazione delle badanti. Anche il metodo di calcolo del beneficio (la differenza tra i redditi, compresi assegni di cura, e tutte le spese per l’assistenza) ha dato problemi, tanto che il contributo è andato a “una scarsa quantità di utenti, in considerazione delle risorse disponibili”. Il sistema di assistenza sarebbe invece più sostenibile “con un contributo dell’importo eventualmente minore di quello riconosciuto”. Da qui la decisione del Comune di cambiare sistema, seguendo la proposta “manifestata in maniera unanime” dai servizi sociali di “destinare le risorse disponibili a favore di contributi economici continuativi”.
Agenzia Dire – www.dire.it