Un ‘tesoro’ nascosto in un rifiuto. Anzi, in uno scarto di una lavorazione industriale di cui un’azienda bolognese che produce amido di riso (l’Amideria il cervo di Monterenzio) deve liberarsi ogni giorno. Ecco, da qui parte la scommessa del progetto “Biorice“: prendere quello scarto (tecnicamente, un liquido acquoso che contiene granuli solidi, la parte proteica del riso) per ricavarne –in modo totalmente ‘bio’– ingredienti benefici da impiegare in prodotti utili all’alimentazione e al benessere, come cosmetici e integratori.
Da quasi due anni questa scommessa impegna un gruppo di ricercatori dell’Università di Bologna, i loro colleghi del Fraunhofer (l’omologo tedesco del Cnr italiano) e di Sterlab (Francia) assieme all’Amideria il cervo, ad un’azienda svizzera (Principium) e ad una francese (Farcoderm): a fine settembre, proprio sotto le Due torri, in una conferenza stampa aperta a imprenditori e cittadini saranno presentati i risultati.
L’obiettivo di “Biorice” è realizzare campioni di nuovi prodotti commercializzabili, da lanciare nel mercato degli alimenti funzionali, cioè quelli ricchi di proprietà benefiche o destinati ad usi dietetici, per l’infanzia o per chi soffre di intolleranze alimentari, ma anche nel commercio dei prodotti cosmetici ed in quello degli integratori alimentari; tutti settori in evoluzione commerciale e che hanno necessità di sviluppare nuove classi di prodotti, come spiega la presentazione del progetto. E le premesse per vincere la scommessa pare proprio che ci siano: i risultati sono ancora ‘top secret’, ma i segnali sono positivi; e la Comunità europea, visti i progressi di questi anni, ha inserito “Biorice” nella lista dei progetti che possono davvero rivelarsi di “successo”.
Le riviste specializzate della Comunità europea hanno iniziato da un po’ a seguire i passi avanti del “Biorice”. Tra l’altro, il progetto interessa la Comunità europea anche perchè impegna moltissime donne e quasi tutte in funzioni ‘nevralgiche’ del processo di studio; e perchè ha già creato almeno due posti di lavoro, in due delle aziende coinvolte che hanno assunto giovani (una è una donna) per seguire l’evoluzione del ‘Biorice’ finanziato con 1,6 milioni di euro nell’ambito del programma FP7-Capacities. Lo coordina Annalisa Tassoni del Dipartimento di Scienze biologiche, geologiche ed ambientali dell’Alma Mmater.
La Comunità europea negli ultimi anni ha deciso di puntare molto sul tentativo di riciclare e valorizzare residui e scarti dalla filiera produttiva per ottenere, con tecnologie ecocompatibili, nuove materie prime e molecole con specifiche proprietà biologiche importanti per l’alimentazione ed il benessere dell’uomo. E l’amido di riso sembra fatto apposta. Il riso è tra gli alimenti meno allergenici e per produrne l’amido (la sua parte ‘zuccherina’, una polverina bianca), l’azienda di Monterenzio si ritrova con 150 metri cubi di residui acquosi al giorno. Smaltirli è costoso e complesso. E allora il “Biorice” li prende, li tratta (in modo ‘bio’) e li spezzetta per cercare proteine con proprietà anti-ossidanti, anti-infiammatorie, contro l’ipertensione e così via. In Germania queste proteine, i peptidi, vengono suddivise per peso e poi rispedite a Bologna dove si sta provando il processo su quantità maggiori (è la fase attuale). Le aziende coinvolte intanto li utilizzano per nuovi prodotti e a Bologna ed in Francia si controlla che siano e restino efficaci.
Agenzia Dire – www.dire.it