Bologna, a inizio 2015 perse 315 aziende. Ma due anni fa erano il doppio
Il primo trimestre del 2015 si chiude a Bologna con una diminuzione del numero delle imprese attive. All’appello a fine marzo mancavano 315 attività (due anni fa erano il doppio). A determinare il calo, rileva la Camera di commercio, sono soprattutto i settori tradizionali (-523): le cessazioni nelle costruzioni sono state 132, ben 203 nel commercio, 105 nell’agricoltura, 83 nel manifatturiero.
Crescono le società che operano nei servizi alle persone ed alle imprese: +97. Risultato frutto soprattutto della crescita delle attività di noleggio, attività professionali e servizi immobiliari. Nel complesso, sono 95.964 le imprese che hanno sede a Bologna. Oltre a queste, ci sono 21.757 unità locali di imprese che operano nel territorio ma hanno sede fuori provincia, per totale complessivo di 117.721 attività registrate a Palazzo della Mercanzia.
L’aggiornamento della Cciaa dice anche che il comune di Bologna ospita il 40% delle imprese attive nel territorio metropolitano. Le società di capitali sono il 27% delle imprese, la loro crescita è costante (saldo: +174 nei primi tre mesi del 2015) e chiudono meno: 311 cessazioni a fronte di 1.933 aperture fra imprese individuali e società di persone. La ditta individuale per i giovani è una palestra di impresa che non sempre riesce al meglio: 238 hanno chiuso i battenti nei primi tre mesi dell’anno. Ma chi riesce ad avviare l’attività come srl o spa ha una maggiore probabilità di proseguire l’attività (+83 società di capitali giovanili nei primi tre mesi 2015).
Sono in diminuzione, in realtà, le imprese giovanili in tutti i macrosettori tradizionali: industria -126, costruzioni -123, commercio -49, agricoltura -8. Crescono l’alloggio e la ristorazione, +15, le attività di comunicazione +9, i trasporti +6. Bologna resta comunque in regione il luogo con la maggiore la presenza di imprese under 35 nell’industria e con la minore incidenza di attività giovanili in agricoltura. Il 68% delle imprese giovanili è nei servizi, il 28% nell’industria, il 4% nell’agricoltura.
Agenzia Dire – www.dire.it