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Bologna. Rivoluzione quartieri, da nove a sei e nuove mappe

Dal 2016 scatterà la rivoluzione dei quartieri di Bologna. Col nuovo mandato, passeranno da nove a sei, spariranno tre presidenti e i consiglieri scenderanno da 152 a 90 (o forse addirittura a 78). In più cambieranno le ‘mappe’ cittadine: il comparto di via Irnerio, per esempio, passerà al S.Stefano. Il centro storico sarà quindi gestito dallo stesso S.Stefano e dal quartiere nato dall’accorpamento di Porto e Saragozza. Fusione anche per Reno con Borgo Panigale, S.Vitale e S.Donato; rimarranno single Navile e Savena. Ogni quartiere avrà circa 60.000 abitanti e la riforma farà risparmiare circa 200.000 euro. Ma soprattutto, spiegano in conferenza stampa il sindaco, Virginio Merola, e l’assessore ai Quartieri, Luca Rizzo Nervo, dal 2016 cambieranno i compiti delle amministrazioni decentrate, che rinunceranno alla gestione diretta dei servizi e si occuperanno di indirizzo e controllo.

I quartieri lasceranno infatti i servizi sociali (e anche il personale, un centinaio di persone) all’Asp, mentre i dipendenti del settore scuola zero-sei anni (circa 1.500) sono già passati all’Istituzione scuola. Inoltre, i Consigli, “invece di agire come istituzione fotocopia del Consiglio comunale”, dice Rizzo, si occuperanno di progetti di cittadinanza attiva proposti dal ‘basso’. I bolognesi affiancheranno i consiglieri di quartiere nella scelta delle azioni da avviare: “Dalla panchina ai servizi sociali”, riassume il sindaco. I bolognesi saranno quindi chiamati a partecipare a una sorta di Consiglio ‘allargato’. E così, traduce Merola, “ci saranno meno discussioni sugli ordini del giorno sul mondo e più organizzazione di comunità”. Perchè la gente possa veramente partecipare, si pensa di cambiare gli orari di lavoro dei dipendenti dei quartieri per renderli “compatibili con la vita dei cittadini”.

(fonte Agenzia Dire – www.dire.it)

Gianluca Stanzani:
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